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Padova - bastione della gatta, mura veneziane

città di Padova - mura veneziane e porte cinquecentesche

le cinquecentesche porte veneziane

Superato brillantemente l'assedio da parte degli imperiali di Massimiliano d'Austria, allontanato, ma non dimenticato, il pericolo della guerra contro la Lega di Cambrai, per tutta la prima metà del cinquecento si lavora alla costruzione delle imponenti mura 'veneziane'.
Venuto meno l'impegno bellico si pone il problema di 'aprire' la città e si affidano ad illustri architetti militari, quali il veronese Michele Sanmicheli, la costruzione di prestigiose porte dai diversi compiti: salvaguardare la città in caso di pericolo, fare da barriera doganale per il transito delle merci ed anche permettere l'ingresso in città in maniera altamente scenografica.

Il 'Portello' è la più illustre e rappresentativa di queste porte. Proprio fuori della porta, sul canale Piovego, due bellissime scalinate (una recentemente restaurata) alla veneziana permettono l'attracco delle barche provenienti da Venezia attraverso la Brenta.

Su tutte le porte troneggiava il Leone andante con il libro aperto. Rimane solamente quello, bellissimo, di porta Savonarola, l'unico scampato allo scempio avvenuto durante le campagne napoleoniche.

porta Santa Croce

Il nome deriva dalla vicina chiesa e annesso ospedale dedicata alla Croce di Cristo.
Una precedente porta Santa Croce esisteva lungo le mura medioevali, con una torre a formare un castello di difesa, ora smantellati, assaltati dalle truppe veneziane nel 1404 in concomitanza con la 'donazione' di Padova, ribelle negli ultimi sprazzi della signoria carrarese, a Venezia.
Con le mura veneziane, accanto alla porta vera e propria, importante luogo di transito verso la città, venne costruito un poderoso bastione, con i più 'moderni' precetti militari.
La sistemazione è attribuita a Michele Sanmicheli a partire dal 1517 (con la guerra contro la Lega di Cambrai non ancora vinta), con interventi anche in altri bastioni e porte.

porta Pontecorvo

Immetteva, ed immette, nel rettilineo della strada per Piove di Sacco, poco dentro la porta e la cortina muraria il 'ponte curvo' (gobbo) di lontana origine romana che dà il nome all'area.
La porta è dedicata a Bartolomeo d'Alviano ed è anche soprannominata "L'Alviana" (o Liviana come indicato negli archi in pietra), il celebre condottiero che s'impegnò nel primo progetto organico di costruzione delle mura veneziane.
Fu iniziata già nel 1513 sotto l'incalzare delle scorribande di Lanzichenecchi della Lega di Cambrai.
Attualmente rimane isolata a far da rotonda stradale e da ingombro sulla piazza. Le mura che da essa si diramavano sono state abbattute o rase al suolo per far posto agli edifici ospedalieri. Interrato l'ampio fossato esterno.
E', nonostante tutto, una costruzione ancora molto suggestiva, da osservare con attenzione soprattutto all'interno (grate in ferro aperte saltuariamente) e l'originale tetto di legno a quattro falde.

porta San Giovanni

Detta anche porta 'ai Monti' perché si trova sulla strada dei colli (Euganei).
Anche questa porta sostituisce l'omonima delle non lontane (in questo tratto) mura medioevali, naturalmente lungo il possente rettilineo murato delle mura veneziane nel versante ovest della città.
E' la prima delle due porte realizzate dall'architetto veronese Giovanni Maria Falconetto, presumibilmente nel 1528-1530, e risente di necessità più civili e soluzioni più decorative, dopo lo scampato pericolo della Lega di Cambrai.

porta Savonarola

La seconda delle porte realizzate dal Falconetto, ne ricalca lo stile e le soluzioni, sempre lungo la cortina occidentale delle mura veneziane.

porta Trento

Sullo svincolo di importanti snodi stradali, dove le mura inglobano la chiesa del Carmine, la porta Molino con le mura medioevali, il canale Maestro, l'antichissimo ponte Molino, di epoca romana, e si protende sulla punta nord del sistema difensivo.
Da essa si diramano le strade del contado a Nord, in particolare l'antica 'via della Lana', verso Ponterotto e Marostica.
Era difesa da imponenti bastini, il più famoso dei quali è il Bastione Impossibile, formidabile cerniera dove le mura cambiano corso e formano una punta protesa verso quella che era ritenuta la direzione più probabile di un assalto dei Lanzichenecchi.
La parte interna verso le mura medioevali venne lasciata vuota, di servizio, e venne adibita a orti cittadini per molto tempo, finché dismesse le funzioni militari venne costruito un intero quartiere urbano. Nell'ottocento la porta fu trasformata in barriera e vennero smantellate numerose infrastrutture accessorie. Infine si trovò ad essere snodo stradale moderno della circonvallazione interna, in cui numerosi tratti di mura vennero smantellati per far posto ai corsi e alla stazione ferroviaria, stravolgendo completamente la fisionomia urbana.

porta Portello

Era l'ingresso dall'attiguo porto fluviale sul canale Piovego, la più importante via di comunicazione fluviale con Venezia e serviva anche al controllo dello stesso.
Ancor oggi il luogo è relativamente ben leggibile e molto suggestivo, l'interno del grande cuneo alla punta del quale doveva essere costruito il veneziano 'Castello Nuovo' (solamente progettato), la vasta area è servita per la costruzione delle numerose palazzine della cittadella universitaria.
La porta venne edificata nel 1518, su disegno dell'architetto Guglielmo de Grigi, il 'Bergamasco', che lavorò anche alle porte e alle mura di Treviso.
Porta Portello è molto scenografica e si è prestata alle raffigurazioni di celebri pittori quali il Canaletto.
Porta del Portello, l'apertura del Castel Nuovo (la punta delle mura, progettato ma mai costruito)
da notare, sopra i pilastri, le 'balote' di pietra sparate dalle cinquecentesche bombarde.
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Porta Pontecorvo o Liviana in memoria di Bartolomeo d'Alviano (Liviano)
Recentemente restaurata, è completamente isolata dalle mura e, circondata da edifici moderni, si presta, sorniona, a fare da rotatoria stradale.
Si può notare il muro a volto del sottotetto che sorregge il tetto a spioventi, ripreso anche nelle porte di Santa Croce e del Portello.
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Porta Santa Croce, la più impressionante sotto l'aspetto militare
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Porta San Giovanni
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Porta Savonarola
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le cinquecentesche mura veneziane

L'Imperatore Massimiliano I d'Austria che si appresta a conquistare Padova. Dopo la disfatta di Agnadello (la 'Caporetto' della Serenissima), Venezia è alle corde e corre il massimo pericolo da terra della sua storia.
Le terrificanti bombarde che arrivano con qualche giorno di ritardo, gli eserciti dei collegati di Cambrai che non possono intervenire per i patti stipulati per la spartizione dello stato Veneto, le 'scaramuze' di disturbo dei contadini veneti favorevoli a Venezia e una decina di giorni di ritardo nelle operazioni belliche di assedio di Padova, sono gli ingredienti di questa leggendaria pagina di storia.

Agosto-Settembre 1509

- in questi pochi giorni si compie un qualcosa di inverosimile, un miracolo.
Si lavora furiosamente notte e giorno, tutti gli uomini abili delle città venete, compresi i nobiluomini veneziani e le superspecializzate maestranze dell'arsenale di Venezia, a fare terra bruciata, il guasto, a buttare giù le vecchie inutili mura carraresi, a scavare e a tirare su una doppia cortina a terrapieno in una impresa che ha dell'incredibile e del colossale. Un muro di undici chilometri e una grande città all'interno che permette resistere ad un lunghissimo assedio.

3 settembre 1509

- tuonano le terrificanti bombarde di Massimiliano.
Sparano spaventose 'balote' di pietra di 60 centimetri di diametro ed il botto viene udito anche a Venezia, con importanti ripercussioni 'psicologiche'.
Una conduzione dell'assedio e della guerra mai viste prima, un arroccamento con forme tecniche mai sperimentate prima di allora in così grande stile. Si mirano i bastioni di Pontecorvo e Santa Croce, si cerca l'assedio al Bastione della Gatta e la gatta diviene il simbolo della resistenza.
Il campo di battaglia è un vasto 'guasto' di quasi un chilometro, terra bruciata piena di trappole, pantani ed ostacoli contro gli artiglieri ed i temibili Lanzichenecchi. Una lunga muraglia mozzata (i resti delle mura carraresi) con il fossato esterno riempito dalle macerie, sostenuta all'interno da spalti in legno riempiti di terra, un profondissimo fossato senz'acqua ma con trappole e 'fuochi', quindi un altro terrapieno interno dove sono piazzate le artiglierie da difesa. Una serie di Bastioni, probabilmente poco più che ampi terrapieni, fanno da snodo tra le cortine murarie. Ma soprattutto uomini fortemente motivati a difendere quel baluardo che, grandissima intuizione strategica, fa da parafulmine lontano da Venezia ed assorbe tutte le energie della Serenissima che ha abbandonato al nemico le piccole cittadine di provincia e tutti i castelli.

Per due volte s'infrange la furia di Massimiliano, ma Venezia è salva.

Quelle che vediamo ora non sono le 'provvisorie' mura della titanica impresa. Sono gli assestamenti, principalmente del 1513 alla guida di Bartolomeo D'Alviano, ed i consolidamenti definitivi a cui si lavorò per tutta la prima metà del cinquecento. Poco dopo vengono anche 'aperte' le scenografiche porte, magnifiche costruzioni ad opera di insigni architetti militari, quali Michele Sanmicheli. Tutto inutile, superato il grandissimo pericolo la 'pax' veneziana si profila per quasi tre secoli e quando arriverà Napoleone la politica della Serenissima è al capolinea.
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le cinquecentesche mura veneziane di Padova

Naturalmente l'unico modo per passare in ricognizione quel che resta di questa grande impresa è un giro con la bicicletta attorno alle mura.
Sono più di undici chilometri, impensabile quindi affrontare il giro a piedi anche, e soprattutto, perché tutto il perimetro corrisponde alla prima cintura tangenziale stradale ed il traffico (e l'inquinamento ed i pericoli) è molto pesante.
Da aggiungere che verso la 'punta' del Castelnuovo (quella che si protende verso la Stanga, e siamo a poca distanza dalla 'famosa' via Anelli) l'area è parecchio degradata e ritrovo di tossici e sbandati.

Vale comunque la pena di affrontare questo anello, possibilmente salendo dove possibile sui bastioni, in particolare il bastione Alicorno.
Altro luogo da soffermarsi e visitare con attenzione, anche salendo ai relativi giardini, è la porta Santa Croce.

Il bastione Alicorno viene aperto saltuariamente per visite guidate, molto interessanti.