Gallio - Ghell
Frazioni, contrade e località: Stoccareddo, Zaibena, Buso, Xebo, Rotz, Fontana, Costa, Valle dei Ronchi, Campanella, Lunardi, Perch, Stellar, Fradarini, Chemplen, Ferragh, Marini, Sambugari, Bertigo, Sisemol, Longara, Melette, Campomulo Ortigara
Interessanti le ipotesi toponomastiche del nome, già da sole aprono squarci sulla storia di questo soleggiato lembo dell'altopiano.
Galade, Galedum, Galeum, Ghel, venete romaniche cimbre le versioni antiche del nome.
Galedunum potrebbe significare 'fortezza dei Galli' con riferimento (romano) all'antico popolo insediato nelle prealpi e alpi venete.
Galedunum con riferimento, invece, ai 'Galati' ramo di popolazione dei Celti e alla Galazia, regione dell'antica Turchia, e questo immediatamente ci raccorda alle leggende della Paflagonia, a Troia, ad Antenore.
Gagium o
Gazium o
Gaium termine longobardo latinizzato significante 'selva', in riferimento alla situazione ambientale.
Molti nel Veneto i paesi di 'Gazzo' derivanti da questa situazione.
Ghell toponimo cimbro (e siamo già a dopo il 1000) riferito al colle Jochel (potrebbe anche essere joghel) e ad un idolo pagano che si venerava nel luogo dove ora si trova la chiesa.
Gheld da 'gheldrense' e riferito ai cimbri (che è una denominazione successiva della popolazione bavarese insediatasi nell'altopiano) provenienti da Geldern, vicino a Duisburg, anche se non vi sono documentazioni.
Lo stesso Geldern è comunque riferito al ceppo dei Galli-Sicambri.
Complessa, ma più semplice nella toponomastica, la storia delle maggiori contrade comunali.
Ronchi è un diffusissimo toponimo latino indicante un terreno disboscato per far posto a pascoli e coltivazioni con insediamenti.
Per molto tempo fu comune autonomo e, a complicare la toponomastica e il campanilismo con Gallio, leggenda vuole i boscaioli di Ronchi al lavoro sulla soprastante selva 'Gagium'.
Situazione verosimile in relazione alla minor quota e maggior vicinanza con la Valbrenta e la pianura di Ronchi, che potrebbe quindi essere un insediamento più antico.
Stocarè, Stoccareddo, borgo ancor più isolato ma un tempo più 'vicino' alla Valbrenta e alla pianura, toponimo sempre riferito al lavoro dei boscaioli.
I primi documenti storici riguardanti l'altopiano risalgono alla donazione del 917 di vasti territori tra la valle del Brenta e dell'Astico da parte dell'imperatore Berengario al vescovo di Padova Sibicone.
Situazione tutt'ora rilevabile con il fatto che l'altopiano, e parte della pedemontana, appartengono alla Diocesi di Padova.
Il resto della storia di queste contrade si confonde con la
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