Riposante borgo sulla sommità dell'altopiano dei Fiorentini, la Fogazzariana Vena di fonte alta (Tonezza) è immersa in un territorio ricco di storia e di tradizioni che si offre, come un libro aperto, all'attento viandante in grado di leggere i segni storici di un antico territorio.
Ai piedi dell'aguzzo Spitz, Tonezza si riconosce ancora nelle parole dello scrittore vicentino che ben ha saputo cogliere la poesia di questi luoghi e trasportarla in prosa.
"Cinque ore dalla città, due di ferrovia e tre di vettura,
mille metri sul mare, boschi di abeti, boschi di faggi,
solitudine, quiete"
(A.Fogazzaro, Piccolo mondo moderno)
Inquadramento geomorfologico e litologico
La morfologia tipica di questi luoghi è quella degli altopiani veneti e trentini.
Quello di Tonezza e dei Fiorentini, come quello dei Sette Comuni e il limitrofo altopiano di Folgaria, sono riconducibili ad un'unica formazione: le stratificazioni della dolomia retica triassica, dei calcari grigi e rossi del Giurese e le rocce dei Cretaceo che furono sollevati dal fondo marino in un unico blocco nel tardo Oligocene.
La bella dolomia principale del Trias s'incontra lungo la strada che da Arsiero sale a Tonezza e a tratti anche sulla strada che porta al Restele, a Campomolon e al Toraro, di color roseo o bianco, cristallino. Il calcare grigio del Giurese Inferiore affiora lungo la vecchia strada che va allo Spitz e al Campomolon; di calcare grigio è la base di contrà Valle e il cocuzzolo su cui posa l'Ossario dei Monte Cimone.
Il sollevamento dal fondo marino risale a circa 30 milioni d'anni fa durante il colossale ripiegamento della superficie terrestre chiamata "orogenesi alpina" e che diede origine alla formazione delle catene montuose delle Alpi, degli Appennini, ecc. Il territorio vicentino e, in particolare, quello di Tonezza si comportò in modo rigido sotto la spinta dell'onda orogenetica e si frantumò in cunei, dando origine ad una serie di valli che si aprono a ventaglio in direzione Nord/Ovest - Sud/Est (Valle dell'Astico, Valle del Posina, Val Leogra e dell'Agno, ecc.). Uno dei famosi "cunei" è l'altopiano di Tonezza, stretto ad Est dalla Valle dell'Astico ed a ovest dalla Valle del Posina e prima ancora dalla Val di Rio Freddo. Nel periodo dell'Era Terziaria si sono formate le rocce marmose e i basalti che si trovano nelle cave di marmo, ora chiuse, dietro lo Spitz e in Val Barbarena. Il ghiacciaio dell'Era Quaternaria, periodo Wurniano, completò il modellamento del territorio in particolare la Valle dell'Astico e le conche moreniche d'Arsiero e di Cogollo dei Cengio.
Flora, fauna, ecologia
L'area in questione sviluppandosi altimetricamente dai 500 m ai 2000 m presenta molte varietà arboree, per facilità di descrizione si divide la zona in tre fasce altimetriche: dai cinquecento ai mille metri, dai mille ai miliecinquecento metri, dai miliecinquecento ai duemila metri.
Ovviamente la suddivisione non è rigida e molte specie arboree sono presenti in più fasce altimetriche.
Nella prima fascia, più bassa, domina incontrastato l'Ostrieto, dal nome scientifico dei Carpini Nero (ostrya carpinofila Scop.) che è costituito, oltre che da questa specie dominante, dal Nocciolo (corylus avellana L.), dal Frassino (fraxinus excelsior L.), dall'Orniello (fraxinus omus L.), dal Corniolo (conus mas), dal Farinaccio (sorbus aria C.), dal Viburno (vinumurn lantana L.) e dalla Roverella (quercu pubescens Willd.). Presente è pure la Rosa Canina.
Nella seconda fascia, nel versante verso il M. Spitz, in posizione soleggiata, domina il Faggio (fagus sylvatica L.); mentre nel versante verso il M. Cimone domina il Peccio o Abete Rosso (picea excelsa Link) numeroso, in alcune aree come agli Ospoli e nella zona di Vallà, il Larice (larix decidua Mill.).
Negli spazi aperti della parte più bassa ci sono il Ciliegio (prunus avium L.) e il Noce (jungians regia L.). Frammisti nel bosco si trovano il Maggiociondolo (laburnum anagyroides Medic.), l'Acero (acer pseudoplatanus L.), la Betulla (betula pendula Roth.), il Pino Silvestre (pinus silvestris L.).
Nella fascia più alta sono ancora presenti il Peccio e il Faggio, ma dominano il Larice e il Pino Mugo (pinus mugo Turra). Sparso nei pascoli c'è il Ginepro (juniperus communis L.) ed in alcune aree a terreno più acido, l'Abete Bianco (abies alba Mill.).
Il sottobosco delle due zone più alte è ricco di Rododendro irsuto (rhododendron hirsutum),Mirtillo (vaccinum myrtillus) e di Lampone (rubus idaeus).
Nell'altopiano la flora è molto varia e ricca, sono presenti ben tre rododendri: il Rododedro nano (Rhodothamnus chamaecistus Recb.), il peloso (Rhododendron hirsutum L.) e la Rosa delle Alpi (Rhododendron ferrugineum L.). Allo scomparire della neve sbucano le prime Rose di Natale (helleborus niger L.), i Bucaneve (galanthus nivalis L.) e poco dopo il Campanellino di primavera (leocojum vernum L.).
Succesivamente, il bosco si arricchisce di Primule sia vulgaris che veris (orecchiette d'orso), di Mezerei o fior di stecco (dafne merzereum), di Genziane, di Aquilegie e nelle parti più alte dell'altopiano di Anemoni.
Durante il periodo estivo,i boschi e i pascoli si arricchiscono di profumati Ciclamini, di Nigritelle, Gigli martagoni, di Gigli rossi, di Piume alpine, di Orchidee, di Stelle alpine, di Rododendri e di svariatissimi altri fiori. Inoltre sulle rupi è frequente imbattersi nel Raponzolo di roccia.
Una volta la fauna di queste montagne era assai ricca di specie.
Qui vivevano stambecchi, camosci, lupi, cinghiali ed orsi.
Tra gli ungulati oggi troviamo ancora i camosci, già presenti in tempi lontani; occupano di preferenza la zona dei monti siroccoli, tra le cime Siroccolo e il Soglio dell'Aquila e tutta la Valpegara, dove negli anni settanta furono immesse nuove coppie, prese dalla riserva nazionale dei Gran Paradiso, per potenziare i pochi esemplari autoctoni.
I caprioli, che un tempo preferivano le zone di media montagna e collina, al momento attuale sono in aumento ed occupano di preferenza il versante Ovest dello Spitz, la Val Barbarena e il Monte Cimone.
Tra i tetraonidi su questi monti ed in queste valli vivono il gallo forcello, il francolino di monte e il gallo cedrone.
In quest'areale vivono lepri, scoiattoli e ghiri (quest'ultimo è abbastanza nocivo per le abetaie di cui mangia le tenere punte) oltre a volpi, martore, faine, puzzole, donnole e tassi.
I rapaci sono costituiti prevalentemente da varie specie di falchi (nibbi), poiane e da qualche coppia d'aquile che estendono il loro habitat dal M. Pasubio all'Ortigara.
Numerosissima è la selvaggina minuta stanziale e di passo: merli, tordi, fringuelli, averle, crocieri, ciuffolotti, cardellini, cinciallegre, pettirossi, ecc...
Cenni storici
I primi abitanti dell' altopiano dovrebbero risalire all'epoca della preistoria, ne sono valide testimonianze le numerose selci lavorate ritrovate sia sull'altopiano dei Fiorentini in Valle delle Lanze come, in piccola misura, pure a Tonezza. Molto probabilmente non vi fu continuità d'insediamento, data la natura selvaggia dei luoghi e particolari eventi di natura geofisica. La zona vide il passaggio dei romani, che qui scavarono metalli, e passarono per le conquiste delle terre alpine e nord alpine fissandovi guarnigioni a difesa delle valli e dei confini.
Di questa presenza romana ne fa fede il ritrovamento di monete con l'effige di Claudio (41-54 a.C.) e d'Alessandro Severo (222-235 d.C.) a Tonezza lungo la via mulattiera che sale da Forni per Canale, Centro, contrà Via, contrà Sella al Passo della Vena. Della escavazione e della lavorazione dei metalli in loco sono testimonianze i nomi di alcune località: Forni (da fumi), Passo della Vena (da vena), Fusine (da fucine).
Fino all'anno mille nulla si sa dei possibili abitanti in queste terre, probabilmente non ce ne furono, sia perché negli anni 580, 584, 589 vi furono rovinose inondazioni, sia perché attorno al millecinquecento le famiglie locali (i fuochi) erano soltanto una trentina.
I primi abitanti di cui si sa qualcosa furono tedesco-bavaresi mandati quassù dagli Ottoni negli anni 952 e 976, o coloni che furono mandati dai vari Signori che in quegli anni avevano il dominio su queste montagne.
Infatti, in 400 anni di storia si susseguirono nel controllo della zona il Comune di Vicenza (1164-1236), gli Ezzelini (1236-1259), i Padovani (1259-1311), gli Scaligeri (1311-1387), i Visconti (1387-1404) e poi i Veneziani.
Signori in ogni caso in zona, per la sorveglianza militare e la parte economica, erano i Velo.
Pertanto difficile, se pur romantico ed affascinante, è far risalire l'origine di Tonezza a sette briganti o martiri della libertà fuggiti sotto il dominio degli Ezzelini o dei Veneziani. I documenti che parlano di queste epoche buie e delle varie guerre tra questi "Signori" e quelli di Beseno (i conti Trapp) che dominavano la Vai Lagarina nel versante di Trento, sono quasi nulli. La prima citazione di Tonezza risale al 1292 in un documento a certificazione di proprietà dei Conti Maltraversi che dice:
"...in qua montanea (Theoneze) sunt aedificate domus et appellantur 'fumi, et vena ubi cavatur ferrum' e in un altro documento vi si legge
"villa montis Toneze".
Altri elementi sono testamenti o documenti per l'elezione del Parroco.
Fino alla Grande Guerra il paese vive una piccola storia isolata, fuori dal mondo, tutta rurale, senza coinvolgimenti in eventi particolari.
Si può far menzione che Tonezza già agli inizi di questo secolo conosceva il turismo per la presenza nel periodo di villeggiatura di nobili vicentini (Valmarana, Roi, ...),tra cui lo scrittore Antonio Fogazzaro che di Tonezza dà una descrizione lirica in un intero capitolo di Piccolo Mondo Moderno, il sesto, dove Tonezza è detta "Vena di Fonte Alta".
La Grande Guerra richiama l'attenzione di tutta la Nazione su questi luoghi, l'unico episodio che porta l'Altopiano alla ribalta della cronaca nazionale, successe durante la Prima Guerra Mondiale e va sotto il nome di "spedizione punitiva" austriaca contro l'Italia, Strafexpedition, di cui resta testimonianza nei forti militari semidistrutti e sulla vetta del Monte Cimone.
Nell'anno 1924 Tonezza, grazie alla volontà e alla tenacia dei suoi abitanti, diviene Comune a sé stante, separandosi da Forni. Durante la Seconda Guerra poi viva è la lotta partigiana su tutto l'altopiano e nelle vallate limitrofe.
Gastronomia
In un'epoca di diete più o meno aero-micro-macro-biotiche, di O.G.M. e BSE, ritengo che la riscoperta dei valori culinari sia un fatto di buona tavola e salute oltre che culturale.
La tipicità di una cucina trae origine sempre da quanto la terra e l'aia offrono in un determinato posto e, nelle zone di montagna in particolare, da tutto ciò che può essere conservato durante l'inverno.
Ed ecco, anche qui a Tonezza, le risorse della terra si trasformano in gustose pietanze: le patate di Laghi e della Val Posina in ottimi gnocchi, il maiale "principe dell'aia", in gustosa sopressa. I cavoli capucci in crautì, i fagioli contorno di molti piatti; i funghi dei boschi dell'altopiano condimento di delicati risotti; la selvaggina della montagna si trasforma in ricercati secondi piatti; le trote e i marsoni dell'Astico diventano piatto tipico e ricercato; ad accompagnare il tutto sua maestà la polenta.
Anche nella zona in questione la cucina si é adeguata agli attuali gusti ed esigenze.
Si sono abbandonati alcuni piatti, cosiddetti pesanti, (el menestron co' i ossi de mas-cio, la supa de verze con la luganega, la patona, i pissacan condie col lardo, ecc.) ed altri considerati poveri (risi e late, le mose, i gnochi col guciaro, ecc.), ma si pensi alla diversità di calorie necessarie per il duro lavoro di un tempo e si consideri anche che talvolta é meglio tenere lontano influenze e raffreddori con un buon piatto di verze o capucci.
Assetto territoriale e urbanistico
Il territorio in questione si presenta sufficientemente integro nelle sue emergenze ambientali; la prassi edificatoria nell'altopiano e nel paese di Tonezza si è inserita in modo discretamente armonico con il contesto naturale senza produrre sfregi particolari come in altre località alpine. Il comune di Tonezza presenta una serie di contrade distribuite nel territorio che vanno a formare dei piccoli nuclei abitativi intervallati da zone boscate o adibite a pascolo. Il centro del paese, costruito sul ciglio est dell'altopiano, si sviluppa lungo la via principale, via Roma che ben si candida come luogo centrale delle pratiche sociali.
Purtroppo la mancanza di un percorso pedonale continuo e di una piazza creano qualche problema di convivenza tra automobilisti e pedoni, nei periodi di maggiore flusso turistico, essendo la via principale parte della strada provinciale che conduce all'altopiano dei Fiorentini e a Folgaria.
Nonostante buona parte dell'economia locale dipenda dal turismo, lo sviluppo della ricettività alberghiera non ha conosciuto una grand'espansione, altresì la costruzione di residence (per il soggiorno turistico) costituiscono parte sostanziale del patrimonio edilizio. Purtroppo la costruzione di questi nuclei abitativi, non ha rispettato il patrimonio tipologico delle abitazioni tonezzane snaturando a volte con volumetrie eccessive o contrasti cromatici inopportuni l'armoniosità dei luoghi.
Le abitazioni dei residenti sono, nella maggior parte delle volte, recuperate dalle vecchie abitazioni senza snaturarne l'architettura originaria in modo tale da mantenere un patrimonio tipologico che consolida quello storico del posto.
Al di fuori delle contrade l'altopiano è costellato da malghe che con l'attività casearia costituiscono uno degli ultimi baluardi, assieme a quello della patata, di attività economica in buona armonia con il territorio e di recupero di testimonianze storiche. Le malghe sono accessibili per comode mulattiere, che nonostante la possibilità di essere percorse da mezzi motorizzati, nella maggior parte delle volte hanno mantenuto il loro fondo naturale.
Si auspica siano interdette al traffico privato (escluso quello dei malgari) in modo tale da far apprezzare ai turisti oltre al buon formaggio anche l'aria senza gas di scarico, ma prima di tutto per preservare questi luoghi da ogni forma di inquinamento. A completamento dell'assetto territoriale troviamo i resti bellici della grande guerra, postazioni, trincee, gallerie, forti; primo fra tutti l'ex forte Campomolon di Arsiero ben visibile dal paese; bei belvederi sulla Vigolana e sugli altopiani di Lavorane e Luserna.
Questo patrimonio dovrebbe assumere un ruolo ordinatore nell'assetto del territorio, invece di essere abbandonato a se stesso, servirebbe a costituire i nodi di percorsi tematici che percorrendo i luoghi della memoria storica possono far scoprire gli angoli più spettacolari dell'altopiano.