Visita al Sacrario dei Centomila a Fogliano Redipuglia - foto
A Redipuglia non si può andare impreparati. Non si va in gita turistica.
L'architettura e la monumentalità di questo enorme ossario è pregevole, ma la lettura va sfrondata dalle esaltazioni militaresche e di stampo mussoliniano.
Se andiamo all'essenza, se tiriamo via il rimbombo militaresco di quella voce ossessiva che grida "PRESENTE" e la sublimiamo in urlo di dolore senza fine, in flebile voce di disperazione, in canto minimalista, allora il salire quegli infernali gironi diventa esperienza struggente e commovente.
Sotto la scritta ossessiva "PRESENTE" tutti quei nomi, humus, serie infinita, centomila e più vite.
Sullo sfondo le tre Croci del Calvario.
L'immagine della sofferenza, della tribolazione e del dolore.
Simboli dell'ingiustizia e della speranza.
E lapidi di frasi senza senso scolpite a caratteri cubitali romani, in cui spicca solamente la parola
morte.
Quasi tutte vite innocenti che non sapevano nemmeno
PER CHI e
PER CHE COSA erano mandate a morire.
Può iniziare da queste considerazioni il pellegrinaggio a Redipuglia e sul Carso.
Un pellegrinaggio per studiare, vedere e cercare di conoscere di persona avvenimenti e luoghi.
Senza preconcetti e steccati ideologici.
Con nella mente le parole di Giuseppe Ungaretti.
Soldati -
Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie.
Iniziamo con la visita al Museo dei Cimeli alla 'Casa della III Armata', ai piedi del colle di Sant'Elia.
Più che alle esposizioni di armi e reperti di ogni tipo, strumenti di sofferenza che incutono un senso di nausea da dolore, analizziamo l'evolversi degli avvenimenti e le Dodici Battaglie dell'Isonzo, svoltesi sulle insignificanti alture del Carso che fanno da sponda al fiume.
In una sala vengono proiettati documentari storici.
Battaglie di grandi massacri umani e di pochi spostamenti sull'arido ed estremamente sconnesso terreno carsico.
Naturalmente abbiamo preventivamente studiato l'inquadramento storico, la dislocazione geografica, le strategie e le motivazioni generali, nonché gli errori, che hanno portato a questo grande, quanto inutile, disastro.
Proseguiamo con la visita al Colle di Sant'Elia.
Fu il principale dei tanti ossari prima della costruzione del grande Sacrario.
Il 'Parco della Rimembranza' è un bel giardino, con allineati numerosi reperti bellici.
Sulla cima una colonna mozza di Aquileia.
Attraversiamo la strada e dirigiamo verso l'enorme scalinata del Sacrario.
I 22 gradoni, in pietra bianca del Carso, custodiscono le spoglie di oltre 100.000 soldati, qui ricomposti dai diversi ossari e cimiteri sparsi ovunque sul Carso.
Il Sacrario è stato completato nel 1938.
Il progetto è dell'architetto Giovanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni.
L'ingresso è delimitato dalla grossa catena d'ancora della torpediniera Grado.
Alla base troviamo la via Eroica delimitata dalle lastre di bronzo con i nomi delle alture del Carso, quindi le lunghe lapidi con frasi scolpite a caratteri cubitali, che con il senno di oggi ci appaiono quantomeno ridondanti.
Quindi il monolito della tomba del Duca d'Aosta, comandante della III Armata, e di alcuni generali.
Superata l'interminabile, ossessiva, gradinata con incisi i nomi dei soldati tumulati, sulla cima, sormontata dalle tre Croci del Calvario, vi è una bella e preziosa Cappella votiva.
Ritornati al parcheggio, con l'auto possiamo salire sul ciglione carsico e visitare alcuni luoghi significativi delle battaglie del Carso.
A poca distanza dal Sacrario, salendo per la stradina che conduce verso la cima, andiamo a vedere la 'Dolina dei 500' (detta dolina dei bersaglieri)(indicazioni sulla strada).
Una breve passeggiata, sul vasto pianoro del monte Sei Busi, ci permette di percorrere alcune lunghe trincee e giungere alla dolina che fu ospedale da campo.
Il panorama, pur segnato da numerosi imponenti tralicci elettrici (... rispetto dei luoghi sacri e del paesaggio a parte ...), è interessante e ci permette di osservare quell'orrendo campo di morte,
oltre il quale il vallone di Gorizia, la porta della Bora e delle invasioni fin dalla preistoria, e più oltre le alture teatro delle varie battaglie dell'Isonzo.
Tutto il terreno è devastato da tracce di trincee e vale sicuramente la pena di compiere qualche passo tra gli arbusti e le pietraie, giusto per capire 'dal vero' quanto è difficile e dura questa roccia carsica.
Ora possiamo proseguire con l'auto per visitare luoghi della memoria, scavati dai versi di Ungaretti, quali San Martino del Carso e il monte San Michele.
A Monfalcone, nei pressi della stazione ferroviaria (anche sottopasso pedonale), possiamo camminare nel 'Parco tematico della Grande Guerra', con le trincee e i reperti sulle alture della Città dei Cantieri e della Linea Joffre.
Molto interessante anche la visita a Gorizia e ai suoi dintorni.