Villa Manin a Passariano di Codroipo
La villa è celebre per essere stata la casa di Ludovico Manin, l'ultimo Doge di Venezia e dove Napoleone Bonaparte vi dimorò per due mesi conducendo la fase finale della campagna contro lo stato Veneto, dopo il bombardamento della nave francese "Liberatore d'Italia" del 17 aprile, ultimo atto bellico della Serenissima dai cannoni delle fortezze del Lido.
Il generalissimo, furioso, proclamò da sarebbe stato l'Attila per lo Stato Veneto.
Caduta Venezia nelle sale della villa vennero discusse le trattative per la resa.
Con il Trattato di Campoformido (17 ottobre 1797) tra Austria e Francia, firmato a Villa Manin, vennero cambiati i confini e i destini dell'Europa premessa alla storia contemporanea.
Correva l'anno 1797 e l'avvenimento passa alla storia come
el tremendo zorno del dodexe de majo, con la fine della millenaria storia della Veneta Serenisima Republica.
le date del più famoso esponente dei conti Manin
1789 - Ludovico Manin (Ludovico IV / 1725-1802) è il centoventesimo Doge di Venezia.
Ricchissimo, tanto che spese e spanse (il doge portato a spalla sopra il trono gira la piazza e lancia denari al popolo, che si massacra per raccoglierlo) cifre mai viste per promuovere e per festeggiare l'elezione
(oltre mezzo milione di lire venete più altri diecimila ducati elargiti ai patrizi poveri, cifre spaventose per quei tempi), come se nulla fosse ignorava i nitidi presagi della vorticosa evoluzione politica del tempo.
Confidava nella neutralità di Venezia.
I commenti degli avversari furono sarcastici:
"i gha fato doxe un furlan, la Republica xe morta" o anche
"El doxe Manin dal core picinin, l'è streto de man, l'è un furlan"
12 maggio 1797 - Con voto del Maggior Consiglio (senza nemmeno il minimo legale) Venezia si consegna a Napoleone accettando, su proposta del Doge presentatosi 'in lacrime e con voce tremula', lo scioglimento delle istituzioni e la consegna ad una giunta municipale democratica del potere.
Ludovico Manin, viene battezzato 'Sier Spavento' dal Foscolo.
16 maggio 1797 - Firma del trattato tra la Serenissima Repubblica ed i Francesi, è l'ultimo atto ufficiale del Doge e della Serenissima.
1802 - Muore Ludovico Manin (aveva 77 anni), l'ultimo doge ritiratosi a vita privata dopo il 'tremendo zorno del dodexe'.
E' sepolto nella chiesa degli Scalzi, come tutti gli ultimi serenissimi predecessori.
Di Manin ricordiamo le parole di Andrea da Mosto: "Comunque lo si giudichi non fu che un esponente dei frolli patrizi di allora e non certo il peggiore.
Fu indubbiamente un onest'uomo, che non accettò di trescare con gli invasori e rifiutò, benché minacciato, di diventare capo della municipalità provvisoria.
Sarebbe facile condannarlo, molti avrebbero voluto vederlo soccombere eroicamente in una improbabile difesa, probabilmente ha risparmiato la città dalle bombe napoleoniche."
la villa di Passariano
Il monumentale complesso architettonico, esemplare paradigma di villa alla Veneta, risale al 1650, allorquando il nobile Antonio Manin decise di concentrarsi nell'attività di conduzione terriera, come per molti nobili arricchitisi con i commerci verso i mari d'oriente, dopo il declino delle attività commerciali.
I Conti Manin erano segnalati a Cividale e Aquileia dove giunsero da Firenze già in epoca medioevale, in fuga dalle diatribe tra Guelfi e Ghibellini.
La prima costruzione padronale inglobava un preesistente edificio di campagna.
Verso la fine del '600 il nipote Ludovico I e successivamente Francesco IV affidano all'architetto Giuseppe Benone il completamento della dimora con un progetto notevolmente diverso dall'attuale.
La grande villa venne infatti radicalmente ristrutturata ed ampliata da Ludovico II e Ludovico Alvise ad opera del famoso architetto veneziano Domenico Rossi che la ridisegna completamente nei primi decenni del 1700, e con l'edificazione delle due ali dell'esedra attorno al 1718, ispirandosi ai canoni palladiani.
Inserita nella villa l'elegante e raffinatissima Cappella di Sant'Andrea, anchessa opera di Domenico Rossi del 1708, a pianta quadra ad angoli smussati ingentilita da preziosi gruppi marmorei.
Attorno al 1730 vennero edificate le barchesse.
Il complesso s'inserisce in maniera memorabile nell'ambiente agricolo circostante, lunghissimi viali di geometriche simmetrie con alle spalle le bianche muraglie delle prealpi e alpi Giulie a formare delle quinte di straordinario fascino.
E' la volta dell'architetto Giorgio Massari che rialza il corpo centrale della villa.
Dei primi decenni del secolo anche il grandioso giardino posteriore, un parco di 17 ettari.
Nonostante le vicissitudini, il progressivo ridimensionamento ed il degrado, il giardino è ancora notevolissimo per l'affascinante atmosfera romantico-decadentista.
La mano di Ludovico IV, il futuro doge, ingentilisce ulteriormente la dimora, trasformandola da complesso votato alla conduzione dell'azienda agricola ad elegante e raffinata sede di rappresentanza, arricchendola di altri affreschi, statue e collezioni prestigiose.
Il momento di gloria, nel bene e nel male, fu con la dimora di Napoleone Bonaparte, del quale si conserva 'il lettino...' e i tavoli dove vennero firmati quei fondamentali documenti di storia.
La villa vide il ritiro dell'ultimo doge e le vicissitudini dell'ottocentesco lombardo-veneto, con i nobili di campagna tartassati dalle tasse austriache costretti a ridimensionare gli sfarzi e la successiva, per molti aspetti peggiore, unificazione all'Italia savoiarda.
Infine l'infuriare della grande guerra con l'intero territorio udinese e pordenonese pesantemente saccheggiato durante la ritirata da Caporetto.
La villa venne abbandonata in rovina.
rinascita di Villa Manin
Dopo il periodo di abbandono nel 1962 la villa venne acquisita dall'Ente Ville Venete, che ne cura il primo restauro.
Aldo Rizzi, storico dell'arte e direttore dei Musei Civici di Udine, decise per destinare la prestigiosa dimora a sede di mostre d'arte, in particolare arte moderna, con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, proprietaria dal 1969.
Nel 1971 la memorabile mostra inaugurale del Tiepolo, grandissimo successo di visitatori.
Dopo il terremoto del 1976 divine, tra l'altro, sede della Scuola del Restauro.
Le sale principali vengono riservate a grandi mostre temporanee d'arte moderna, nelle scuderie vi sono le mostre permanenti della collezione d'armi da fuoco medioevali e un piccolo museo delle carrozze.
Nell'ala orientale dell'esedra, oltre a mostre temporanee, nel periodo natalizio vi è una bellissima mostra di preziosi ed affascinanti presepi.
Villa Manin a Passariano di Codroipo
il parco di Villa Manin
Il progetto del parco venne eseguito nel 1714 da ignoto progettista francese sul modello di Versailles.
Il giardino di Passariano è esaltato dai cronisti del tempo come un 'luogo di delizie', per la varietà degli impianti, il gioco delle scenografie e il ricco patrimonio naturalistico: i progetti originali riportano fortezze in miniatura, arene, labirinti, teatri, fontane, bagni, giardini pensili, orologi, uccelliere e serragli.
Anche Carlo Goldoni, in una sua visita alla dimora dei conti Manin, rimase colpito dalla sua magnificenza.
Alla caduta della Repubblica di Venezia, i gardini furono semplificati negli elementi costruttivi per ridurre le spese di gestione.
Di tale lavoro progettuale venne incaricato Giannantonio Selva.
Nel 1863 si segnala l'intervento di Pietro Quaglia che variò ulteriormente l'impianto creando stradine, macchie d'alberi e laghetti, che nel loro insieme dovevano rappresentare, dato il clima patriottico, la forma dello stivale d'Italia.
Il giardino subì un progressivo degrado, fino al recupero da parte della Regione Friuli Venezia Giulia, che lo aprì al pubblico.
Il parco, nella fisionomia attuale, presenta nonostante i mutamenti, caratteristiche molto interessanti dal punto di vista botanico, con presenza di alberi secolari e piante rare come, tra gli altri, di un abete del Caucaso, di una palma del Giappone, di una sequoia sempreverde, di una farnia, di un cedro glauco, di un cedro del Libano, di un cedro di Goa.
Sono presenti inoltre viali, laghetti e monticelli con gruppi statuari di soggetto mitologico, che evocano favole e richiamano lo spirito arcadico.
Il grande prato centrale, in primavera, presenta una straordinaria e rigogliosa fioritura di narcisi che lo dipingono di giallo.
(descrizione tratta dai pannelli divulgativi presenti nel parco)
the park of Villa Manin
The project of the park was executed in 1714 by an unknown french designer on the Versailles model.
The garden of Passariano ha been exalted by the chronciers of the time as a 'delight place', for the variety of the plants, the game of scenographies and the rich natural estate:
the original project report miniature fortresses, arenas, labyrinths, theatres, fountains, baths, hanging gardens, clocks, aviaries and menageries.
Carlo Goldoni as well, during a visit at the Manin counts adobe, was amazed by its magnificence.
At the Venice Republic fall, the gardens were simplified in their constitutive elements in order to reduce the expences.
With that planning job was charged Giannantonio Selva.
In 1863 it is remarked the intervention of Pietro Quaglia that modified again the implant creating paths, tre maquis and lakes, that together should have representated, because of the patriotic feeling, Italy boot shape.
The garden suffered a progressive degrade until the recovery by the Friuli Venezia Giulia region that opended it to public.
The park, in its actual form presents even thoug changed, very interesting characteristics from a botanical point of view, thanks to the presence of secular trees and rare plants as, between the orders,
an crimean fir, a japanese fan palm, a redwood, an English oak, an african cedar, a cedar of Lebanon, a Mexican cypress.
There are also paths, lakes and hills with groups of statues of mythological subject that evocate fairy tales and recall the arcadian spirit.
The great central grass, in spring, presents an extraordinary and luxuriant blooming of narcissus that paint it in yellow.
bibliografia: Passariano, il Friuli Venezia Giulia e storia Veneta Serenisima Republica |
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titolo | autore | edizione |
La casa a nord-est | Sergio Maldini | 1991 - Premio Campiello |
Napoleone e il dominio napoleonico nel Friuli | G.Pieri | 1989 - Edizioni Italo Svevo |
Napoleone in Friuli, 1797 e 1807 | G. Di Prampero | 1996 - Arti Grafiche Friulane |
Il Friuli, Trieste e l'Istria nel periodo veneziano | G.Corbanese | 1987 |
La storia del Friuli | G.Ellero | 1996 |
Storia del Friuli | T.Maniacco | 1985 - Newton Compton |
Friuli: storia e cultura | R.Strassoldo | |
Le confessioni di un Italiano | Ippolito Nievo | |
raggiungere Passariano di Codroipo
Passariano, frazione a tre chilometri da Codroipo, si trova nelle vicinanze del Tagliamento, nella parte centrale della pianura friulana, in provincia di Udine verso il pordenonese.
Per chi non proviene dai dintorni di Codroipo o da Udine, che dista circa 25 km., la soluzione più pratica per raggiungere Passariano è l'uscita Latisana dell'autostrada Trieste-Venezia.
Dall'uscita (grandi rotatorie, strade per Lignano), seguire le indicazioni per Udine, quindi per Varmo e Codroipo.
Dal paesino di San Martino di Codroipo, svoltare a destra per una strada di campagna e ad un piccolo incrocio a sinistra per il vialone diretto all'imponente villa visibile da lontano.
Circa 30 km. dal casello di Latisana.