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1789 | Lodovico Manin è Doge. Ricchissimo, tanto che spese e spanse (il doge portato a spalla sopra il trono gira la piazza e lancia denari al popolo, che si massacra per raccoglierlo) cifre mai viste per promuovere e per festeggiare l'elezione (oltre mezzo milione di lire venete più altri diecimila ducati elargiti ai patrizi poveri, cifre spaventose per quei tempi), come se nulla fosse ignorava i nitidi presagi della vorticosa evoluzione politica del tempo. Confidava nella neutralità di Venezia. I commenti degli avversari erano sarcastici: "i gha fato doxe un furlan, la Republica xe morta" o anche "El doxe Manin dal core picinin, l'è streto de man, l'è un furlan". |
1795 | Napoleone scende in Italia con 100.000 soldati, è l'avvio delle campagne d'Italia. |
1796 | Come se nulla fosse a Venezia si tiene il più sontuoso carnevale della sua storia. Il provveditore di Verona, Foscarini, il primo giugno 1796 spalanca le porte ai francesi. Il territorio della repubblica è campo di battaglia tra le truppe francesi ed austriache che già, di fatto, avevano deciso la spartizione dell'Italia e la fine della Serenissima repubblica. Cadono senza resistenze le principali città di terraferma. Napoleone raggiunge il Friuli. |
1797 | marzo - da Gorizia il generalissimo manda una terribile nota di protesta alla Signoria per gli accenni di resistenza di alcune città venete. Il Senato, la Signoria ed il Doge sono spaventati, ciò nonostante mandano un'ambasciata per tentare una codarda discolpa, ma si sfiora il ridicolo quando tutte le città venete, friulane e persino lombarde, inviano a Venezia il rinnovo dell'annuale giuramento di fedeltà alla repubblica. |
1797 | Per tentare una ridicola benevolenza viene deliberato di assegnare a Napoleone una ricca pensione mensile (pare di oltre 250.000 ducati, una cifra impressionante). E' il primo di aprile, sembra una data da presa in giro ed in effetti tale la considera Napoleone. |
1797 | 15 aprile. Un nuovo, minaccioso e terribile, dispaccio di Napoleone al Doge. L'ambasciatore Marcantonio Michiel si cimenta in una vigorosa e dignitosa protesta, ma il Doge e la Signoria tutta si distinguono per paura e codardia avanzando una serie di scuse vergognose. |
1797 | 17 aprile. I cannoni del Lido respingono la nave francese 'Liberatore d'Italia' uccidendo il Capitano. Napoleone è furibondo e manda un dispaccio in cui proclama che 'sarà l'Attila per lo Stato Veneto'. Dal 30 di aprile, la Signoria, il Consiglio dei Dieci ed il Doge sono in assemblea permanente, ma sono talmente impauriti che non arrischiano nessuna decisione. |
1797 | 12 maggio, passato alla storia come el tremendo zorno del dodexe, con voto del Maggior Consiglio (senza nemmeno il minimo legale) Venezia si consegna a Napoleone accettando, su proposta del Doge presentatosi 'in lacrime e con voce tremula', lo scioglimento delle istituzioni e la consegna ad una giunta municipale democratica del potere. L'ultimo Doge, Lodovico Manin, viene battezzato 'Sier Spavento' dal Foscolo. Vengono arrestati gli Inquisitori di Stato, primo atto delle decisioni napoleoniche. La preoccupazione principale, nonostante tutto, dei ricchi patrizi era di salvaguardare in qualche modo le proprietà fondiarie di terraferma. |
1797 | 14 maggio. Le truppe francesi entrano in Venezia. Il generale Jounot entra nella sala del Maggior Consiglio e vi trova la Signoria riunita ed impaurita. Leggenda vuole che non sia riuscito a trattenere una sonora risata nel vedere quei parrucconi tutti intabarrati in quei bizzarri costumi d'altri tempi, già cariatidi. |
1797 | 16 maggio. Firma del trattato tra la Serenissima Repubblica ed i Francesi, è l'ultimo atto ufficiale del Doge e della Serenissima. La fine di una storia durata quasi 1500 anni, guidata da 120 dogi. |
1797 | 4 giugno. Viene proclamata festa nazionale della libertà, con i francesi che presidiano tutta la città. |
1797 | Trattato di Campoformido (Udine), i Francesi cedono all'Austria la città ed il territorio veneto. Torneranno francesi per un breve periodo tra il 1805 ed il 1814, poi ancora l'Austria fino all'unità d'Italia del 1866. |
1802 | Muore Lodovico Manin (aveva 77 anni), l'ultimo doge ritiratosi a vita privata dopo il 'tremendo zorno del dodexe'. E' sepolto nella chiesa degli Scalzi, come tutti gli ultimi serenissimi predecessori. Di Manin ricordiamo le parole di Andrea da Mosto: "Comunque lo si giudichi non fu che un esponente dei frolli patrizi di allora e non certo il peggiore. Fu indubbiamente un onest'uomo, che non accettò di trescare con gli invasori e rifiutò, benché minacciato, di diventare capo della municipalità provvisoria. Sarebbe facile condannarlo, molti avrebbero voluto vederlo soccombere eroicamente in una improbabile difesa, probabilmente ha risparmiato la città dalle bombe napoleoniche." |