itinerario didattico al Colle della Bastìa di San Giorgio e salita al monte Tomba
Cavaso del Tomba, denominazione che raggruppa numerosi borghi lungo la pedemontana del Grappa ai piedi del tristemente famoso monte Tomba, è un paese molto particolare e tutto da scoprire, con viuzze tra muretti a secco, ville antiche, villa Boito, e povere case dall'architettura caratteristica.
Poco lontano in suggestiva posizione domina elegante e monumentale il Tempio di Canova a Possagno.
Tutta la val Cavasia è bellissima, particolarmente ridente e ricca di testimonianze storiche anche molto antiche, nonostante gli sfregi di capannoni industriali e le cave delle fornaci, e restauri al patrimonio architettonico non sempre condotti in maniera accurata.
Partendo da Caniezza si può salire al monte Tomba per stradine forestali e sentieri che raggiungono dapprima l'antica chiesetta dell'Eremo di San Giorgio, quindi il colle dove sono ancora visibili pochi ruderi dell'importante Castel dela Bastia San Giorgio e,
proseguendo nel bosco, raggiungere malga Le Tombe e ancora stradina per malga Doc, noto agriturismo del monte Tomba.
L'escursione è facile, pur con qualche ripida rampa nel bosco sotto Le Tombe, particolarmente adatta nelle fredde giornate invernali svolgendosi sul riparato versante sud del Tomba.
Vi sono alcuni luoghi interessanti e il primo tratto corrisponde al sentiero didattico del Col della Bastia.
Molto suggestivo il terrazzo tra gli ulivi dell'eremo di San Giorgio al Paveion, dal quale si può osservare tutta la Val Cavasia, bellissima pur con qualche insediamento di capannoni industriali, con lo sfondo dell'inconfondibile catena dei colli Asolani.
Superata malga Le Tombe e raggiunta malga Doc si può proseguire per
il Castel Cesil, cima Palon, Archeset-Piz, malga Barbeghera, ma in inverno è facile ci sia neve e il percorso impraticabile.
Comunque sia, questa seconda parte dell'escursione è vivamente raccomandata in altre stagioni, partendo dal monte Tomba.
l'itinerario in dettaglio
Da Caniezza (m.250)(sede municipale), di fronte alla chiesa, salire per una ripida e strettissima stradina asfaltata (via Cogolà)(qualche indicazione e segnalazione Agriturismo San Giorgio) mirando al visibile campanile sormontato dalla statua di Sant'Antonio Abate.
Giunti ad uno slargo tra le case, una specie di piccola conca di una valletta, inizia il sentiero vero e proprio.
Qui si può giungere anche in auto, ma vi sono solo alcuni posti per il parcheggio.
E da qui fa capo l'anello dell'itinerario didattico della Bastia San Giorgio, tabellato con interessanti pannelli, attualmente in forte stato di degrado.
Possiamo indifferentemente seguire la stradina di sinistra o quella di destra (verso l'agriturismo), per la quale saliamo a San Giorgio per un bellissimo sentiero-scorciatoia tra muretti a secco.
Raggiunto l'
eremo di San Giorgio (m.375)(sede del Museo dei percorsi storici della Valcavasia), possiamo approffitare delle panchine per una bella sosta per ammirare il notevole paesaggio.
Seguiamo la salita e in breve raggiungiamo il colmo del colle dove troviamo i miserevoli resti di quello che fu l'antichissimo e importante Castello della Bastia San Giorgio.
Probabilmente edificato già in epoca romana, e come da protocollo per queste faccende, già sede di un castelliere fin dalla preistoria.
Un po' come per tutti i più importanti cocuzzoli collinari della pedemontana, basti ricordare la Rocca di Asolo, la rocca di Cornuda, il colle degli Ezzelini a San Zenone, e numerosi altri.
Proseguiamo ancora lungamente per la stradina in salita, che s'inoltra nel bosco sempre più fitto.
Dopo un paio di bivi (seguire le tabelle del sentiero Cai n.212) ci troviamo ad affrontare un tratto di ripido sentiero (una specie di scorciatoia), a volte un po' scivoloso o fangoso, non un bel sentiero, ma ci fa guadagnare sveltamente quota per uscire alla bella radura di malga Le Tombe (m.725).
Il paesaggio si apre ampio e ci permette di osservare il corso della Piave sbarrata dal Montello, l'alta pianura veneta e perfino i Colli Euganei sullo sfondo.
Continuiamo per la stradina verso destra (o per scorciatoia), ora la salita è più moderata, e raggiungiamo malga Doc (m.850), agriturismo al monte Tomba lungo la strada asfaltata del Grappa allo snodo delle salite da Alano e da Cavaso.
Per il ritorno dobbiamo ripercorrere lo stesso sentiero perché altri sentieri ci porterebbero lontani dal punto di partenza.
Castel de la Bastia al colle di San Giorgio
La fortificazione di Caniezza, documentata a partire dal 1317, apparteneva all'epoca alla famiglia dei Da Castelli, come il dirimpettaio castello di Castelcies e varie altre fortificazioni militari.
Nell'ambito delle guerre tra trevigiani e Carraresi (Padova), a metà del 1300, la struttura venne rinforzata con mura e trasformata in Bastia.
Bastia indica un luogo con impianto difensivo militare, ma con ampio spazio all'interno della cortina muraria principale, adatto ad accogliere temporaneamente la popolazione locale dalle scorrerie di eserciti nemici.
Tra il 1381 e il 1388 il territorio della Val Cavasia cade in mano ai Carraresi, ma dal 1404 quasi tutta la regione, contado per contado, si dona alla ormai dominante Venezia, che realizza così lo Stato da Tera, lasciando comunque ampie autonomie ai singoli domini e la facoltà, teorica, di rinnovare periodicamente la dedizione a San Marco.
Nel 1413 il Senato veneziano, in un vasto piano di razionalizzazione territoriale ai fini militari, ordina la demolizione delle Bastie e di numerosi castelli non più funzionali alla difesa militare, ma inutilmente costosi.
La Bastia di San Giorgio venne risparmiata dalla demolizione e restò ancora attiva per alcuni anni, con tanto di capitano e una piccola guarnigione militare.
Ricerche archeologiche effettuate a fine anni '90, hanno permesso di delineare la struttura principale della fortezza.
Una ampia cinta muraria di forma poligonale-ellittica di circa 65 metri di lunghezza e circa 25 di larghezza, che asseconda la conformazione del panoramico risalto collinare, ai piedi del monte Tomba e proteso sulla Val Cavasia.
All'interno, nell'angolo nord-ovest, rimangono i resti di una possente mastio, la torre quadrangolare di circa 8 metri di larghezza con un muro di circa 1,5 metri di spessore, ma non vi sono indicazioni circa la sua altezza.
Esternamente alla traccia della cortina muraria, sono stati rinvenuti altri elementi di manufatti accessori alla difesa.
Tutta la struttura è caratteristica per la pietra "Biancone" che si trova in loco.
Vista la posizione fortemente dominante e panoramica, è ipotizzabile una frequentazione a scopo militare ben più antica.
Probabilmente qualche struttura militare, su genere delle torri di osservazione e segnanalizione doveva esistere già in epoca romana, ma non è da escludersi l'insediamento di un castelliere di epoca preistorica, cosa abbastanza comune in tutti i colli del circondario.
Lo stesso, vicino, oratorio di San Giorgio Abate può essere l'indizio di una frequentazione stabile di epoca tardo-romana e longobarda, anch'esso sulle tracce di edicole pagane ben più antiche.
Non è tuttavia chiara l'origine di questo tempietto sul colle di Paveion, che un tempo era persino 'Comun' autonomo.
Come non è chiaro l'avvicendamento tra i santi, forse accumunati solamente dal nome.
Le notizie certe sono molto più recenti e trattano di lasciti e prescrizioni testamentarie documentate dal 1500, con le testimonianze di un eremita di fine 1700 che curava l'oratorio con le elemosine di numerosi ferventi fedeli.
Inizialmente si trattava di San Giorgio di Lidda, Cappadocia, il santo-guerriero martire del 300, noto per le vicende dell'uccisione del drago di Silene e, in alcune regioni alpine, protettore di streghe e attività esoteriche, credenza ipotizzata anche da queste parti.