sentiero dei roccoli al Mucchione, rocolo del Mucion, passo del Zovo di Novale, Valdagno / Monte di Malo
caccia col roccolo
Struttura a trappola concepita per un tipo di caccia molto diffuso tra il 1400 e il 1700 e, più raramente, anche fino a metà 1800. Praticata quasi esclusivamente dai benestanti signorotti nelle ville di campagna o nei cocuzzoli di alti colli a scopo di diletto, in qualche caso era un lavoro professionale per cacciare uccellagione viva da portare al mercato o per rivenderla a scopo di richiamo.
Deriva dalle tecniche di caccia con le reti praticata già dai romani e dalla diffusa arte medioevale della falconeria.
il roccolo
Si tratta di un insieme di siepi concentriche, l'arconà (generalmente due file poste alla distanza di due metri), composte da alberi adatti (principalmente carpini), opportunamente tagliate e da una torretta di controllo in laterizio, a volte abbastanza complessa e a più piani.
La struttura poteva quindi raggiungere un diametro di una ventina di metri.
Sul lato più esterno si sistemava una rete fissa che, a seconda della larghezza delle maglie, fungeva da "filtro" per le diverse specie di uccelli. Questa rete veniva perciò chiamata "tordara", "fringuellara", "frisonera", ecc. a seconda delle varie specie per le quali era adatta.
Nella cerchia più interna venivano poste gabbie con uccelli da richiamo, mentre il vuoto centrale veniva opportunamente pasturato con cibo o rami di alberi adatti.
La sentinella,
il rocolaro, al nascosto nella cella superiore della torretta, con un complesso sistema di funi faceva scattare una rete superiore, lo zugolo. Veniva quindi lanciato uno spauracchio, il ludrio, un pupazzo a forma di uccello rapace, che spaventando gli uccelli che nel frattempo si erano calati a mangiare li costringeva a fuggire spaventati verso la siepe esterna.
Generalmente il roccolo era posto su alture naturali o cime di colli, ma non mancano esempi creati con alture artificiali nei parchi delle più prestigiose ville di campagna.