Gemona del Friuli (Glemone in Furlan)
E' la cittadina più nota e importante di un vasto territorio allo sbocco in pianura della valle del Tagliamento ai piedi delle Prealpi Giulie.
Gemona del Friuli si trova in provincia di Udine, a circa 25 km. a nord del capoluogo.
Si raggiunge facilmente percorrendo la statale Pontebbana (SS13).
Con l'autostrada A23 Alpe-Adria (Udine-Tarvisio), si deve uscire al casello Gemona-Osoppo.
Il
Gemonese comprende i comuni di
- Venzone
- Artegna
- Bordano
- Buja
- Osoppo
- Trasaghis
ed è inserito nella più vasta Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale.
Tutte località ben note per il disastroso
terremoto del 1976.
la lunga storia di Gemona del Friuli
La prima citazione storica riguarda il Castello di Gemona, menzionato tra i castelli del dominio Longobardo nell'Historia Longobardorum di Paolo Diacono (a.D.611).
E evidente, tuttavia, data la felice posizione allo sbocco in pianura della valle del Tagliamento, che le alture dovessero essere frequentate fin dalla più remota preistoria.
A poco distanza dall'alveo del grande fiume passava la Via dell'Ambra, fondamentale transito tra le regioni del Baltico e il porto adriatico di Aquileia, a sua volta snodo verso le civiltà mediterranee.
Un sentiero che si ipotizza risalente perfino all'Uomo di Neandertal di 100.000 anni fa, prima delle ultime glaciazioni.
Reperti preistorici sul monte Cumieli testimoniano di un Castelliere e di popolazioni paleo-venete del 1300 a.C.
Del 500 a.C. l'insediamento di una tribù di Celti.
L'arteria fu fondamentale via di invasione e passaggio per il facile valico di Tarvisio in tutte e le epoche.
Strada di penetrazione verso il Norico (Austria-Germania) per i militari Romani, che infrastutturarono l'arteria denominata Iulia Augusta (nome moderno attribuito nel 1800) con l'edificazione di numerosi stalli (statio), torri di comunicazione e controllo (castellum), fortini e villaggi fortificati (castrum).
Via che partiva naturalmente da Aquileia, la grande città preistorica, seconda solo alla Roma Imperiale, sede di una Colonia Romana, vasta area "in concessione" ai militari romani (non senza proteste da parte delle popolazioni locali, un po' come per le basi americane di adesso).
Nel II secolo, vista l'importanza, il villaggio venne elevato al rango di Municipium, con conseguenti importanti diritti romani.
Gemona e il suo castello si trovavano in posizione intermedia tra Aquileja e Iulium Carnicum (Zuglio) e, assieme alla fortezza di Venzone, in strategica posizione per la difesa delle ricche terre della pianura friulana e della enorme metropoli (per l'epoca) di Aquileia.
Con il declino dell'Impero l'arteria di transito divenne facile via di penetrazione per le varie ondate di invasori, dai Quadi ai Marcomanni, agli Unni ai Longobardi ai Franchi.
Longobardi che assestarono l'intero territorio nel Ducato di Forum Iulii (Cividale del Friuli) e Franchi Carolingi che imposero la rigida struttura feudale cattolica del Sacro Romano Impero.
Epoca di invasioni conclusasi con la tremenda calata degli Ungari, ma non mancarono incursioni più 'moderne' con la calata dei collegati alla Lega di Cambrai e perfino dei Turchi Ottomani che arrivarono fino alle soglie di Vittorio Veneto.
Scacchi che fecero decidere alla Serenissima di realizzare la fantascentifica
fortezza di Palmanova.
E, non a caso, anche in epoca moderna (fine 1800) i militari individuarono nelle alture di Osoppo un luogo adatto per la costruzione del Forte di Osoppo, quasi inutile opera per gli avvenimenti della Grande Guerra.
Ma la grande via del Tagliamento è sempre stata anche via di transito per i pellegrini che dal centro Europa dirigevano verso i luoghi santi di Roma, Gerusalemme e Santiago de Compostela.
Pellegrini che miravano a Venezia quale principale porto per l'imbarco specie verso Gerusalemme, attività che non solo a Venezia rivestiva grande importanza, ma che dava ricchezza un po' a tutti i principali luoghi di transito.
Lo testimoniano nomi e luoghi come Ospedaletto, Ospedale, Hospitale, molti diffusi su tutto il territorio, dove cioè si trovavano conventi, osterie e luoghi di rifugio per i viandanti-pellegrini.
Per avere una precisa testimonianza di questo imponente fenomeno medioevale si veda il mirabilissimo recupero dell'
Hospitale di San Giovanni di Gerusalemme a San Tomaso di Majano.
il periodo medioevale e il Patriarcato di Aquileia
Dopo il dominio dei Franchi, nel 989 la contea del Friuli passa al ducato di Carinzia e agli Ottoni.
L'imperatore concede vasti territori di pascolo nell'alto Friuli al Patriarcato.
Tra il 1077 e il 1420 Gemona, e tutto il Gemonese, fa parte del Patriarcato di Aquileia.
Il feudo gemonese venne amministrato da una famiglia nobile locale, insediata nel prestigioso castello che viene ristrutturato.
Il prospero periodo è dovuto alle importanti risorse finanziarie derivate dal "Diritto di scaricamento" (Niedelech) e dal conseguente importante indotto commerciale/artigianale.
Un privilegio, per la cittadina, che costringeva i commercianti lungo la via dal Nord Europa a scaricare le merci per il pernottamento notturno in appositi "stalli" e una giornata per la marchiatura delle merci, con conseguente gravoso dazio da pagare.
Nel 1184, con il benestare dell'imperatore Federico Barbarossa, viene istituito un importante mercato settimanale, ma anche a Gemona spira forte l'aria delle libere identità comunali, con propri statuti comunali nel 1189.
Cosa favorita dall'insediamento di mercanti 'foresti', soprattutto toscani, che oltre agli affari trattarono di politica locale per tutto il duecento.
Il periodo è prospero e molto turbolento e anche in queste lontane lande imperversavano signorotti che miravano ad espandere i loro domini (come i Carraresi di Padova e gli Scaligeri di Verona), liberi Comuni e attenta, ma non distaccata, la crescente potenza di Venezia.
Ardevano brucianti campanilismi locali, soprattutto con la vicina Venzone, sfociati in una oscura guerra locale nel 1305, con tanto di morti e feriti.
Tra i due litiganti ne aproffitta nel 1313 il conte Giovanni Enrico da Gorizia, ma qualche anno dopo il patriarca Bertrando di San Genesio interviene pesantemente e riporta il dominio nuovamente al Patriarcato di Aquileia.
Anche la natura ci mette la sua parte, con tremende pestilenze nel 1334 e nel 1383 e il distruttivo terremoto del 1348.
Con bolla pontificia di Bonifacio IX del 1391 venne distaccata la Pieve di Venzone dalla Chiesa Matrice di Gemona, a testimonianza di una fraterna riappacificazione tra le due comunità.
Dominio veneziano (1420-1797)
E' del 1420 la 'donazione' (o secondo altri assoggettamento o quantomeno passaggio dal dominio imperiale alla repubblica veneziana) di tutto il Friuli, Goriziano escluso, al nascente 'Stato da Tera' veneziano allora guidato dal doge Tommaso Mocenigo, potente (e ricchissima) realtà alla quale non si poteva sfuggire.
Bene o male il dominio veneziano garantì quasi 400 anni di prosperità, pace e ricchezza, interrotta solamente per le vicende dovute alla
Lega di Cambrai, grazie all'illuminata scelta di lasciare amplissime autonomie locali.
La
Patria del Friuli, con sede a Udine e un Parlamento fatto di rappresentanti delle città più importanti, clero e nobili (realtà che parzialmente si sovrapponeva al Patriarcato - vedi approfondimenti), era quasi una contea indipendente, un protettorato, che faceva riferimento a Venezia per le esigenze militari e politiche di alto livello.
La grande via di transito da e per il Nord Europa, causa anche il nuovo assetto geo-politico internazionale con la 'scoperta' delle Americhe, perse via via d'importanza, tuttavia sempre fortissimi restano i legami con l'Impero Austriaco.
In questo scenario la tranquilla e laboriosissima vita locale, fatta di contadini, pastori e malgari, montanari, abilissimi artigiani, furbi commercianti e di tante osterie e viandanti.
Infine l'uragano che sconvolse tutto il Veneto e il Friuli, abolendo definitivamente il Parlamento della Patria del Friuli, Napoleone.
Francesi, Austiaci, Italiani
Nuovi assetti politici s'impongono, anche Gemona segue le vicende dello Stato Veneto e l'assetto delineato dal Trattato di Campoformio, nulla è più come prima, si succedono Francesi, Austriaci, ancora Francesi e ancora Austriaci e poi i Savoia.
Tutti rapaci di risorse, tutti fortemente accentratori.
Ne fa le spese il popolo, che si ritrova alla fame, costretto all'emigrazione.
E poi la tragedia della Grande Guerra, inutile carneficina di giovani ragazzi.
il terremoto del 1976 e il dopo terremoto
La ricostruzione è avvenuta in maniera esemplare, utilizzando le pietre originali e riedificando con le stesse tecniche e sugli stessi disegni originali.
Una ricostruzione accuratamente filologica detta 'anastilosi', realizzata in tempi relativamente brevi.
Questa cura e questa dedizione è ora diventata uno degli aspetti più premianti, con importanti ritorni nel settore turistico.
Monumenti, opere d'arte, luoghi e cose da vedere
il Duomo di Gemona
Caratteristica della facciata la colossale statua di San Cristoforo, il santo al quale ci si rivolge quando si è in imminente pericolo di vita.
Pertanto il Santo è sempre rappresentato (dipinto o in statua) in un luogo ben visibile da lontano, ideale quindi all'esterno delle chiese, sempre ben riconoscibili e in luogo dominante, a protezione dei contadini che lavorano nei campi circostanti o dei viandanti.
Colpisce, oltre all'imponente San Cristoforo, l'apparato lapideo romanico-gotico, con un bel portale, un raffinatissimo rosone centrale con altri due rosoni laterali e numerose rappresentazioni tra le quali "il giudizio finale" e la "galleria dei Re Magi".
Il Duomo, ad impianto basilicale, è dedicato a Santa Maria Assunta ed è uno dei monumenti medioevali più importanti del Friuli.
La costruzione risale al 1290 su precedenti antichissime strutture probabilmente di epoca romana.
Danneggiato in modo gravissimo dai due terremoti del 1976, nei quali rimase in piedi praticamente solo la preziosa facciata e le imponenti colonne della navata centrale, è stato minuziosamente ricostruito con i materiali e nei modi originali (anastilosi).
All'interno il prezioso "Cristo del terremoto", la statua originale con le braccia mozzate, la Pietà Vesperbild del XV secolo, la Fonte Battesimale ricavata riciclando un altare pagano romano e molte opere pittoriche di artisti locali.
il Castello di Gemona
Già parzialmente in rovina, il colpo di grazia fu il terremoto del 1976 che lo ridusse ad ammasso di macerie.
Le sue origini sono indubbiamente antichissime, grazie alla felice posizione dominante allo sbocco in pianura della valle del Tagliamento.
Si ipotizza un Castelliere celtico già nel 500 a.C.
Fu trasformato in Castrum dai romani, quale struttura accessoria alla via Iulia Augusta, edificandovi una imponente torre di avvistamento, e successivamente rafforzato ed ingradito dai Longobardi (circa 600 d.C.).
Poco dopo il Mille venne completamente ristrutturato dai Signori di Gemona, vicari patriarcali, divenendo sede della Signoria.
Cadde in rovina sotto la dominazione veneziana, che operò una progressiva dismissione delle opere militari non strettamente indispensabili, e subì gravi danni nel terremoto del 1511.
Nell'ottocento venne adibito ad edificio carcerario, fino al crollo dovuto al terremoto.
Dal 2011 è in corso una minuziosa opera di ricostruzione non ancora terminata.
Ecomuseo delle acque del gemonese
La sede principale è il Mulino Cocconi ad Ospedaletto di Gemona, ma l'attività è diffusa sul territorio comprendente anche i comuni di Artegna, Buja, Majano, Montenars, Osoppo, oltre a Gemona del Friuli.
Per approfondimenti: