AVT - Alta Via del Tabacco e museo diffuso 'Alta Via del Tabacco'
L'Alta Via è un percorso creato collegando mulattiere e sentieri già esistenti utilizzati dagli abitanti del Canal di Brenta per collegare tra loro gli insediamenti a mezza costa, con funzione di vicinato, per andare a legna o fieno e per le normali relazioni tra famiglie.
Molti di questi luoghi e di questi sentieri videro l'epopea settecentesca e ottocentesca dei contrabbandieri di tabacco e le rincorse dei finanzieri.
L'alta via si svolge toccando molti terrazzi di 'masière' (muretti a secco, dal latino 'maceria') un tempo adibite a coltivazione del tabacco.
Nonostante tutto, nei tratti non interessati ad altri percorsi locali, il sentiero denota la scarsa frequentazione pertanto in numerose tratte di collegamento si riduce a traccia a volte erbosa e non evidentissima.
Tuttavia la segnaletica, davvero esemplare, risolve tutti i dubbi di orientamento e denota la volontà di tenere con buona cura questo interessante e importante itinerario.
In condizioni climatiche normali non vi sono particolari problemi e il tracciato non ha difficoltà tecniche di rilievo, seppur si devono affrontare diversi saliscendi a volte anche ripidi.
E' comunque da tener presente che non è di certo un percorso 'turistico' e si deve considerare che numerosi tratti si svolgono in lugubri valloni di versanti nord, sempre molto umidi e con sentieri scivolosi.
Di contrappeso alcune tratte si svolgono su aride balze rocciose di versanti sud, generalmente su terrazzamenti ora non coltivati, e il sole bruciante può portare a forti calure.
Questo porta a considerare che, in estate, l'area della bassa Valsugana e Canal del Brenta è soggetta a violentissimi temporali pomeridiani.
D'inverno, oltre alla già considerata umidità, vi possono essere tratti ghiacciati che possono diventare pericolosi.
Sconsigliabile pure la percorrenza dopo periodi fortemente piovosi, per l'umidità residua e la possibilità che insignificanti rivoli di lugubri vallette diventino invalicabili cascate d'acqua.
Il percorso è suddiviso in tre tappe da cinque/sette ore l'una, tutto segnalato e ben percorribile.
La partenza preferibilmente da Bassano del Grappa e l'arrivo a Costa di Valstagna, ma si può fare il percorso anche in senso contrario, cosa che dal punto di vista logistico è persino più profiqua.
Sono interessati i comuni di Bassano del Grappa, Campolongo sul Brenta e Valstagna.
in dettaglio la suddivisione in tre tappe partendo da Bassano con arrivo a Costa di Valstagna
I - Bassano/Campolongo
Idealmente la lunga escursione inizia al 'Ponte Vecchio' (il celebre Ponte degli Alpini, o Ponte del Palladio) a Bassano del Grappa.
Più praticamente si può partire da Sant'Eusebio, il primo borgo fuori Bassano in destra (idrografica) Brenta.
Merita la visita, almeno esternamente, della bella
villa Ca'Michiel a Sant'Eusebio.
A piedi Sant'Eusebio si può raggiungere da Bassano percorrendo un sentiero sull'alveo destro del fiume Brenta, noto come
'Sentiero del Brenta'.
Il sentiero principale sale per una mulattiera dalla vicina loc. Sarson, un antico agglomerato di case un tempo caserme della finanza.
Interessante e consigliabile la variante per l'antica Pieve di Sant'Eusebio (m.180), ben visibile sul colle, per poi proseguire per la ripida stradina asfaltata a fianco della chiesa che aggira il colle di Privà (anche scorciatoia) e Castellaro, dove si giunge ad una grande casa isolata.
Un tratto di sentiero su terrazzamento e s'incrocia il sentierone che sale da San Giorgio alle Acque, proseguire verso destra fino a sbucare sulla stradina asfaltata Valrovina-Privà.
Sulla destra l'interessante antico caseggiato di Privà, proseguiamo diritti (tabelle) per il sentiero che conduce al Romitorio di San Bovo (m.340)(da destra proviene il sentiero AVT da Sarson).
Saliamo la dorsale boscosa che ci permette di raggiungere facilmente le case di Caluga (anche bar-ristorante), una specie di valico tra la Valbrenta e la Valrovina.
Altri dettagli di questo tratto nella scheda
Sant'Eusebio, Privà, Eremo di San Bovo, Caluga.
Da Caluga (m.380) proseguiamo per la ripida stradina asfaltata fino al suo termine dove, verso destra, si dirama una strada forestale in leggera salita (a sinistra la mulattiera storica per il monte Caina).
Al termine del lungo tratto di strada forestale (un po' monotona) sul costo est del monte Campesana, riprende un sentiero di traversata e salita, sempre nel bosco, che dopo l'incrocio con il sentiero Cai n.763 (Campese-Monte Caina) valica la dorsale Col dei Sassi (m.660) prosegue in quota fino ad un dorsale con postazioni di trincee e scende, a tratti ripidi e fangosi, fino ad arrivare ad un tornante (m.410) della stradina delle Gualive (guaiva=siepe) di Campolongo.
Si può scendere a Campolongo o proseguire scendendo al tornante sottostante per proseguire verso sinistra in leggera salita e raggiungere un altro ramo della stradina presso una casa (m.410).
Possiamo continuare lungo il sentiero dell'Alta Via, magari raggiungendo Oliero, oppure scendere a Campolongo per la stradina o per il
sentiero didattico 'Antonia Dal Sasso' a Gualiva di Campolongo sul Brenta.
Tempi: Sant'Eusebio-SanBovo-Caluga circa 2:30/3:00 ore, Caluga-Gualive-Campolongo circa 2:00/2:30 ore.
II - Campolongo/Valstagna
Raggiunta la stradina asfaltata delle 'Gualive' che sale dalla piazza di Campolongo, e percorsala per un buon tratto, si recupera nuovamente il percorso di traversata che si dirama nei pressi di una casa (m.400).
Qui si può giungere da Campolongo, eventuale tappa intermedia, salendo per l'itinerario denominato
sentiero didattico 'Antonia Dal Sasso' che sale al Capitello degli Alpini, con una bella composizione della Sacra Famiglia, e fino ad una stradina con tornanti in salita ad intersecare il sentiero dell'AVT.
Il tratto tra la diramazione di Campolongo e il sentiero Cai n.771 di Oliero è molto solitario e selvaggio.
Non vi sono, in condizioni normali, particolari difficoltà, ma si svolge quasi sempre su misero sentierino in mezzo alla fitta boscaglia e costantemente sul bordo di ripide scarpate erbose-boscose.
Pochi gli scorci panoramici sulla valle.
Dopo un lungo tratto a leggeri saliscendi si raggiungono i resti di una casetta, dopo la quale una ripida salita e alcuni valloncelli per raggiungere la mulattiera storica, sentiero Cai n.769 Tovi/CimaCampolongo (m.500), per la quale si sale un lungo tratto fino ad un tornante (m.650), dove sulla destra si dirama il sentiero AVT.
Si scende molto ripidamente sul fondo della valletta e poi a due fatiscenti casette (case Beldre m.583).
Ora il bosco è più ampio e il sentiero ben tracciato, tuttavia il terreno terroso e umido del versante nord lo rende quasi sempre molto scivoloso e la discesa molto ripida.
Raggiunto il fondo della Vallerana, dopo un breve traversata si recupera il sentiero storico, Cai n.771 (m.420), che da Oliero sale al Col d'Astiago.
Ancora un breve tratto di discesa lungo la mulattiera e, poco dopo aver attraversato una grande briglia del torrente, si recupera verso sinistra il sentiero che scende nel vallone e ad una casetta e poi dirige alla volta del sentiero Cai n.775.
Per la mulattiera principale (destra) si scende invece alle Grotte di Oliero.
Se non si scende alle Grotte di Oliero si prosegue per il sentiero AVT che con saliscendi alti sopra le pareti delle grotte di Oliero, incrocia il sentiero Cai n.773 di Oliero di Sopra che si segue per un po' di salita, per poi proseguire attraversando a raggiungere il
sentiero Cai n.775 (m.325)(Sentiero del Vu), che sale da Londa verso il Col d'Astiago.
Si prosegue in salita per questo sentiero che diviene più interessante e panoramico fino ad un grande pulpito panoramico, Dosso Pasqualaite (m.550), con diramazione di sentieri.
Lasciato il sent.775 si scende sul versante nord della ardita cresta del Col d'Astiago e si procede per tracce nella fitta boscaglia fino ad una selletta oltre la quale si trovano alcune vecchie case (case Geremia).
E' il tratto di traversata della Posternia di Valstagna, molto boscoso, nel quale la casa pù bella caratteristica e ben tenuta, è Casera Prà Negro.
Diverse stradine e sentieri permettono di scendere direttamente a Valstagna.
Proseguendo si attraversa un profondo vallone (Val Fonda) e si traversa restando a mezzacosta alti sopra il borgo di case Giaconi.
Da un incrocio di mulattiere (m.515), ben panoramico e interessante, si può eventualmente scendere
per la bellissima
contrada Giaconi a Valstagna, invece, dopo una breve salita e lasciato il sentiero principale per Pirche-Mandre, verso destra si traversa a mezzacosta e in discesa per un sistema di cenge un po' esposte (sconsigliabile con neve e ghiaccio), si raggiungono dei ruderi (i Casoni, m.400) e subito dopo la famosa
Calà del Sasso, a poche centinaia di metri dall'inizio della salita.
Scendere per la Calà e poi percorrere tutto il fondo valle Frenzela in discesa fino a raggiungere la strada asfaltata Valstagna/Foza al primo tornante (tornante n.2).
Da Campolongo a Oliero servono 4/5 ore, per la tratta completa da Campolongo a Valstagna scendendo per la Calà del Sasso servono almeno 6/7 ore.
III - Valstagna/Costa
Dal primo tornante (tornante n.2)(m.260, parcheggio) allo sbocco della Val Frenzela si sale per qualche centinaio di metri lungo la strada per Foza fino al tornante successivo, dove si dirama (segnalazioni) un sentierino in direzione Valstagna.
Il sentierino boscoso si fa subito un po' più ampio e curato e prosegue, praticamente sempre in piano, con maggiore esposizione ma ben protetto da parapetti di legno e corde d'acciaio.
La veduta, dopo gli spendidi colpi d'occhio sulle dirimpettaie case Giaconi, si sposta sulla sottostante Valstagna, proprio sotto i piedi 150 metri più in basso.
Si attraversano numerose masiere ancora integre sebbene non coltivate e in parte rinselvatichite per giungere ad un bel pulpito panoramico su Valstagna, con panchina, una piccola pozza d'acqua e una delle tante grandi case abbandonate e fatiscenti.
Proseguendo, sempre in piano, si giunge all'agglomerato di
case di Mattietti (m.260), tutte in abbandono e in parte fatiscenti.
Dietro una casa si dirama il sentiero Cai n.781 che sale verso Piangrande e il Sasso Rosso di Foza.
Il sentiero selciato si fa subito ripido e con diversi tornantini per entrare in una valletta (Val dei Mori), dove troviamo la diramazione AVT sulla destra (m.325), lasciamo il sentiero n.781 e attraversiamo l'impluvio presso i ruderi di una casetta.
Risalendo il sentiero troviamo una grotta con all'interno una bellissima cisterna d'acqua, davvero affasciante e che ci richiama subito alla mente le numerose leggende delle anguane.
Ancora un po' di salita e in breve giungiamo ad un ampio vallone con una vecchia casa abbandonata (m.380) seppur in discreto stato di conservazione.
Lasciamo il sentiero pianeggiante che poi scende a Mezzorigo e Valstagna e saliamo la mulattiera di sinistra che sale al Col Ventidueore delle Casarette (m.510).
Ci aspetta un tratto impegnativo di traversata con diverse cenge un po' esposte e vecchie masiere, tramite le quali aggiriamo la profonda Valle dell'Olier, alti sopra la contrada Ponte Subiolo.
Quindi rapide serpentine di sentiero, tra vecchi terrazzamenti malconci, ci permettono di raggiungere l'ampia scarpata RoncoBello (roncare=disboscare, termine romano),
tipicamente terrazzata, a San Gaetano (m.335).
Dopo il tratto impegnativo riprende il sentiero di traversata, incrociamo (m.330) il sentiero Cai n.783 (per il Sasso Rosso) e proseguiamo alti sopra il borgo Sasso Stefani e il borgo di Giara Modon fino a giungere alla profondissima incisione della Val Gadena dove raggiungiamo la stradina sterrata allo sbocco della forra.
La Val Gadena è davvero una forra spaventosa, incassata tra terrificanti pareti verticali e caratterizzata dal
grande Covolon di Valgadena.
Attraversata la stradina si riprende un ripido sentiero per poi abbandonarlo e seguire una traccia verso destra e una buona mulattiera.
Giunti ad una caratteristica casa (cason Pierantoni, m.290), sopra un pulpito dominante la valle del Brenta, si scende per una mulattiera alla volta di Costa (m.180), oramai poco distante e già visibile.
Almeno 5/6 ore di buon cammino per la tratta dalla strada per Foza a Costa.