escursione Santuario di Pedancino, Strada del Genio, Incino, diga di Corlo - Cismon del Grappa
Una escursione molto interessante e piacevole, varia, tra paesaggi spaventosi e affascinanti, tracce storiche della grande guerra e montagna modellata dal millenario lavoro umano.
Tra contrade in abbandono e paesini abitati da pochissimi anziani.
Camminiamo sulle pendici del Col del Gallo, una montagna isolata tra i due grandiosi canyon del Canal di Brenta e del Cismon.
Una specie di birillo che sovrintende l'unione dei fiumi Brenta e Cismon.
Potremo anche definirla 'camminata tra i canyons'.
Il percorso è solitario, disturbato dal rumore del traffico solo all'inizio lungo la massiciata della ferrovia, poi sempre silenzioso.
La Strada del Genio è frequentata da rari camminatori, la mulattiera di Incino anch'essa solitaria, frequentata da qualche arrampicatore delle sottostanti pareti rocciose.
Raro 'movimento' di escursionisti anche a Corlo, qualche mountain biker sulle stradine secondarie, mentre molto frequentata da ciclisti la stradina da Cismon al Col dei Prai.
Percorreremo il sentiero 'Strada del Genio', una arditissima stradina scavata a fine ottocento per scopi militari, di servizio alle postazioni sulla cima del Col del Gallo e per raggiungere le Tagliate stradali di Fonzaso e di Primolano senza passare per Primolano, già in territorio austro-ungarico.
'Gemella' della stradina che sale a Incino, ugualmente ardita (
vedi nota).
Tutto l'articolato complesso denominato 'Fortezza Brenta-Cismon' venne abbandonato fin dall'inizio del conflitto.
Scenderemo a Incino per una antica, bellissima, mulattiera ricca di manufatti testimonianza di lavoro millenario.
Passeremo per la diga di Corlo e vedremo l'impressionante gola, dove un tempo, prima della costruzione della diga, passava (incredibile) perfino il trenino Cismon-Feltre e saliremo al semi-abbandonato paesino di Corlo, dalle architetture rustiche davvero interessanti.
Scenderemo in località Porteghetti di Cismon, dove esisteva un piccolo monastero medioevale, e un Hospitale (ospizio per pellegrini, viandanti e ammalati) dove si può ancora leggere la seicentesca dicitura 'Porta averta per i poveri' sulla chiave di volta dell'arco d'ingresso.
Località divenuta famosa per il 'soggiorno' (una notte) di Napoleone, impegnato personalmente nello stanare gli occupanti della fortezza del Covolo di Butistone.
Base dell'escursione il santuario della Beata Vergine di Pedancino (ai Piedi di Incino), costruito nella seconda metà dell'ottocento in sostituzione dell'antica chiesetta più all'interno della gola, andata completamente distrutta da una tremenda alluvione settecentesca.
in dettaglio
Partiamo dal santuario di Nostra Signora di Pedancino e ritorniamo sulla strada principale per dirigere in direzione Trento.
Notiamo subito a destra la stradina asfaltata, chiusa al traffico (
nota), di Incino scendendo dalla quale possiamo accorciare il percorso.
In breve raggiungiamo case Vanini (o Vannini) e il tratto di strada dismesso che raggiunge il paramassi della ferrovia.
Qui un cartello di legno (l'unico e un po' malmesso) che indica "Strada del Genio".
Vi è anche la possibilità di parcheggiare.
Seguiamo verso nord la struttura paramassi della ferrovia.
Il tratto di sentiero, di circa 500 metri, è poco gratificante (l'unico), ma non vi sono alternative.
Non vi sono raccordi con possibilità di partenza da Tombion (albergo lungo la statale) o Cornale (pizzeria, birreria) dai quali è necessario percorrere un tratto pericolosissimo della statale, quindi soluzione sconsigliata.
Percorso il poco piacevole tratto lungo la massicciata paramassi il sentiero s'inerpica rapidamente (in linea d'aria a poche decine di metri da Tombion) nel bosco per raggiungere la massicciata della 'Strada del Genio'.
Ora il sentiero diviene bello e poco faticoso, sale con pendenza costante e iniziano numerosi tornanti.
Quella che era una ardita stradina adibita al passaggio di camions militari ora è un sentiero malconcio, poco frequentato, ingombrato di massi di frana e alberi.
Numerose sono le caverne di riparo e i serbatoi d'acqua scavati durante la grande guerra.
La 'strada' è via via sempre più ardita, tra espostissime pareti rocciose, con viste spettacolari sul tratto più stretto del Canal di Brenta, proprio sopra la Tagliata di Tombion.
Non vi sono particolari difficoltà, tuttavia il sentiero va sempre affrontato con rispetto e attenzione, i parapetti di protezione sono tutti franati e placconate rocciose, precipizi impressionanti e strapiombi possono mettere un po' di soggezione agli inesperti.
Però offrono vedute affascinanti e mozzafiato sul canyon del Brenta.
Si esce sui terrazzi superiori, un tempo perfino coltivati ed ora boscosi, con ancora qualche tornante e la mulattiera che diviene via via più buona.
Infine si sbuca sulla stradina asfaltata che da San Vito di Arsié raggiunge le case Ai Prai (agriturismo).
Dirimpettaio, dall'altra parte del canyon, possiamo vedere il paese di Enego.
Una brevissima deviazione sulla sinistra per raggiungere un malconcio capitello.
Da qui, volendo allungare l'escursione, si può salire alle case Ai Prai e perfino alla cima del Col del Gallo, dove, oltre alle antenne, vi sono i resti della Batteria approntata per la grande guerra.
Proprio dove siamo usciti sulla strada (pilone Enel), verso destra si dirama una bellissima mulattiera in dolce discesa.
Seguiamo questa davvero bellissima mulattiera che attraversa bellissimi terrazzamenti, con qualche vigneto ancora mantenuto.
Un tempo tutto il versante, rivolto a sud e che si affaccia sulla conca di Cismon, era coltivato, mentre ora quasi tutti i terrazzamenti sono rinselvatichiti, tuttavia possiamo osservare l'ingegnosità e la laboriosità dei nostri avi.
Numerosi i resti di costruzioni, scalette, terrazzi, serbatoi d'acqua.
La bellissima mulattiera giunge alle pregevoli case Martinatto, oramai cadenti e aggredite dalla vegetazione.
E' un luogo bellissimo e ci permette di immaginare la bellezza e la cura dove per almeno un millennio hanno vissuto, con tanto lavoro, fatica, ma anche tanta cultura per la terra, intere generazioni.
Possiamo solo immaginare quella vita tra queste contrade non raggiunte da strade e tra quelle scarpate completamente terrazzate e minuziosamente coltivate.
Raggiungiamo Incino.
Il paesino è ancora abitato stabilmente da meno di una decina di anziani.
E' caratterizzato dalla grande Chiesa, che ci fa capire quanto un tempo fosse densamente abitato.
Possiamo ammirare la veduta verso Cismon, oppure dalla parte opposta verso il lago e la diga di Corlo e possiamo vedere le case di Corlo, vicinissime in linea d'aria, ma separate dal mostruoso canyon del Cismon.
Scendiamo alla strada principale, verso destra possiamo accorciare l'escursione e scendere verso Cismon (
vedi nota), dirigiamo invece a sinistra, verso Rocca, e percorriamo un buon tratto in leggera discesa di strada asfaltata
(non vi è traffico essendo la strada poi chiusa) fino alla diramazione per
la diga di Corlo.
Scendiamo alla diga dove possiamo osservare l'impressionante gola.
Percorriamo la galleria e saliamo alcuni tornanti fino a raggiungere le case di Corlo.
Se non ci siamo mai stati è molto interessante la visita al paesino, dove vivono stabilmente solo alcune persone.
Un tempo era un borgo animato con perfino una osteria (forse ancora aperta nel periodo estivo).
All'inizio del paese si dirama a destra una stradina sterrata in leggera salita, attraversiamo un ponticello e saliamo per la sterrata alcuni tornanti, fino a raccordarci alla nuova strada asfaltata proveniente da Cismon e che sale al Col dei Prai e al Grappa.
Esistono anche sentieri-scorciatoia che scendono direttamente verso Cismon, ma sono sconsigliabili e poco panoramici.
Raggiunta la strada di Col dei Prai, scendiamo verso destra alla volta di Cismon.
Ci attendono ancora belle vedute su Corlo, su Incino, sulla stradina di Incino scavata nella roccia ed infine sulla chiesetta del Santuario di Nostra Signora di Pedancino, la nostra meta.
Dopo il lungo tratto di discesa sbuchiamo sulla strada principale in località Porteghetti e verso destra possiamo raggiungere il punto di partenza.