La Brenta - il fiume Brenta
Innanzitutto il fiume nella cultura popolare è sempre nominato al femminile.
Perciò
la Brenta è il nome che affettuosamente indica la sua dolcezza, ed anche un segno di rispetto e di timore.
Tempo, done e siori, i fa tuti come i vol lori (Al tempo, alle donne e ai signori non si comanda).
Se il Bacchiglione è il fiume di Padova città, quello che caratterizza i canali nel centro storico e le imponenti opere idrauliche dell'immediata periferia, la Brenta è il fiume della campagna padovana e vicentina.
Come vedremo, non da sempre è stato così.
La Brenta è il maggior protagonista del ciclo idraulico del Veneto centrale ed assieme al Piave ha originato la laguna veneta.
Sul termine
Medoacus tutti gli studiosi sono concordi, la Brenta in età romana passava per il centro dell'importante città di Patavium (Pataves=abitanti della paludi), e Medoaci una colonia dei Galli insediati nell'attuale Valsugana a nord di Bassano del Grappa.
In epoca medioevale compare il
Brintesis, forse tratto dal termine latino che significa rumoreggiare, e riferito alle ricorrenti devastanti inodazioni, a causa delle quali il fiume mutò completamente percorso.
Tuttavia, altre ipotesi indicano l'origine del nome in termini molto più antichi, evidentemente nella lingua popolare l'antico termine non era mai stato dimenticato oppure era stato assunto dalle popolazioni 'barbare', ed emerge al declino della lingua e della dominazione latina.
Brenta potrebbe derivare quindi da antichi termini del ceppo germanico quali 'Brint' (fontana) o 'Brunnen' (scorrere dell'acqua) e già allora era trattato al femminile, la
Brinta per l'appunto.
La paura per le terribili alluvioni è entrata a far parte del patrimonio genetico della popolazione del Veneto centrale, coniando appositamente il termine
Brentana.
Dunque la Brenta in età romana e preromana passava per Padova.
Le ricerche satellitari hanno permesso di individuare le antiche anse fossili una decina di chilometri più a ovest dell'attuale corso.
Dalla zona di passaggio tra l'alta pianura e la pianura alluvionale (zona delle risorgive, circa all'altezza dell'attuale San Pietro in Gù) il fiume si dirigeva decisamente verso l'attuale Camisano Vicentino, per compiere un'ampia curva, scandita da una infinita serie di meandri in continua evoluzione, tra Grisignano di Zocco e Rubano per dirigersi al centro storico di Patavium.
Proprio nella più importante ed adatta delle anse sorse la città, all'incirca dove si trova ora piazza Antenore vi era il porto fluviale. Da Padova, in epoca antica e fino a pochi decenni or sono, il fiume è sempre stato navigabile fino alle varie foci.
Alcune ipotesi sostengono che questo fosse il ramo chiamato
Medoacus Major, mentre un altro ramo, staccatosi nei pressi di Friola, doveva essere il
Medoacus Minor che percorreva approssimativamente l'asse dell'attuale alveo.
Più probabilmente si tratta delle diverse divagazioni del fiume durante i millenni preistorici.
Devastante fu quindi l'alluvione del 589, il fiume d'un colpo spostò il suo flusso principale più a est di una decina di chilometri, forse sulle tracce del Medoacus Minor (attuale asse).
Dev'essere stata una specie di fine del mondo, anzi un diluvio universale, visto che, almeno nel Veneto a quanto si sa, ben quattro importanti fiumi cambiarono corso di decine di chilometri, oltre alla Brenta il Bacchiglione invase l'alveo della Brenta, l'Adige fu disalveato e vagò decine di chilometri più a sud di Este, il Cismon cambiò perfino bacino fluviale passando da affluente del Piave al Brenta, e di conseguenza numerosissimi altri torrenti minori e roggie dovettero inventarsi nuovi percorsi.
Altre alluvioni avvenute attorno all'anno mille, oltre a seminare devastazione, spostarono definitivamente il corso del Bacchiglione sull'alveo lasciato dalla Brenta, portando le sue acque nel centro città.
Devastanti alluvioni avvennero nel 1200, nel 1600, una serie impressionante nel 1823, 1825 e 1882 sino a quella del 1966, ancora ricordata con terrore.
La parte verso le varie foci è da sempre un inestricabile groviglio di canali, nei quali le acque del Brenta e del Bacchiglione spesso si confondono.
La laguna era molto più vasta dell'attuale, Adria e Cavarzere erano porti marittimi, tutta la zona fino a Piove di Sacco era lagunare, Codevigo fu bonificato nel 1500.
La regolazione ed il contenimento delle acque fluviali fu sempre una delle maggiori preoccupazioni sia in epoca Comunale che sotto il dominio Veneziano.
Il magistrato alle acque era una delle massime cariche nel governo della Serenissima, che durante i 400 anni di dominazione si impegnò in numerosissime e costosissime opere di arginatura, deviazione di corsi d'acqua e bonifiche, anche al fine di salvaguardare il delicatissimo, e vitale, equilibrio lagunare. Queste opere caratterizzano inconfondibilmente ancor oggi la struttura e la fisionomia del Veneto centrale e costituiscono l'asse portante di tutto l'estremamente complesso e delicatissimo equilibrio idraulico.
Importanti opere di canalizzazione portarono lo sbocco del Brenta, del Bacchiglione e del Piave e Sile, fuori dalla laguna in mare aperto.
Un primo canale deviò il Brenta da Mira Porte con il
taglio di Brenta o
Canale Nuovissimo lungo la strada Romea.
Il
Brenta vecchio divenne una importantissima via di transito, regolata da numerose chiuse, dalla città lagunare a Padova e alla campagna veneta. oltre ai trasporti di materiale (burci) e legname (legato a formare zattere), serviva per il transito delle imbarcazioni private dei vari signorotti che poterono "conquistare" la campagna veneta impiantandovi spettacolari ville per la villeggiatura ed il diletto, "sedentarizzandosi" come latifondisti terrieri.
I tecnici alle acque si accorsero ben presto che la soluzione del taglio del canale non era soddisfacente, a causa del minimo dislivello (circa due metri in trenta chilometri) lo scorrere delle acque verso la nuova foce di Brondolo non era ottimale e creava numerosi problemi.
Si decise un ulteriore scavo, il
Brenta di Cunetta, da Stra (si guadagnarono altri tre metri di dislivello riducendo anche la lunghezza della tratta). Necessaria fu di conseguenza anche la deviazione del Bacchiglione.
Il tratto mediano e finale del fiume è quindi un territorio completamente costruito e valorizzato dall'uomo con una sapiente e straordinaria opera, ma che non può essere abbandonato a se stesso.
Si pensi, ad esempio, all'estremo stato di degrado e di inselvatichimento, quando buona parte del territorio divenne paludoso ed invivibile, avvenuto dopo la caduta dell'impero romano. Furono necessari diversi secoli di durissimo impegno, all'inizio ad opera degli infaticabili monaci Benedettini e poi della Serenissima, per rendere di nuovo vitali queste terre.
La Brenta nasce, come emissario, dai laghi di sorgente termale di Levico e di Caldonazzo e, dopo aver attraversato le provincie di Trento, Vicenza, Padova e Venezia sfocia, dopo 175 chilometri, in località Brondolo di Chioggia, direttamente in mare e fuori dalla laguna Veneta.
Possiamo suddividere il fiume in quattro parti dalle caratteristiche ben individuabili e definite:
- La parte montana dai laghi di Levico e Caldonazzo (450 m.slm) a Bassano del Grappa (150 m.slm).
Il fiume scorre obbligato nella valle scavata dagli enormi ghiacciai quaternari sulle tracce di una profonda faglia strutturale, la 'linea della Valsugana', poi rifinita dal fiume stesso.
I ghiacciai quaternari arrivavano fino a Bassano del Grappa che sorge, per l'appunto, sulle morene terminali. Probabilmente a Cismon del Grappa passava ove vi è l'attuale lago (artificiale) del Corlo e si innestava, sulla conca delle scale di Primolano, nel bacino del Piave.
L'area attualmente appartiene al bacino del torrente Cismon, il massimo affluente del Brenta.
Il Cismon nasce al Passo Rolle ed era affluente del Piave fino alla famigerata alluvione del 589 quando mutò corso e, da Fonzaso, anziché scendere verso Feltre, si diresse a destra verso l'antico alveo del Brenta.
In questo tratto montano il fiume ha un comportamento molto particolare. Essendo un fiume di sorgente il suo corso, in tempi di magra, è piuttosto modesto di portata d'acqua, ma abbastanza costante, però le forze della natura si scatenano, con effetti devastanti, con i corposi temporali.
Difatti, il fiume, riceve le acque di diversi, brevissimi, torrenti dal forte dislivello, e dai numerosissimi canaloni e colatoi della profonda incisione della vallata.
Il principale, e potenzialmente pericoloso, torrente Cismon è ora sbarrato da una importante diga idroelettrica (e da diverse altre opere più a monte) che contribuisce in maniera notevole ad ammortizzare l'effetto di dilavamento, ma che è stata anche la principale causa della devastante alluvione del novembre 1966, quando, temendo effetti dirompenti e rotture (la paura del Vajont era ancora viva), venne rapidamente svuotata riversando le acque sul fiume già in piena per le continue pioggie.
Altri importanti affluenti sono i due brevissimi fiumi emissari del Lago del Subiolo e delle Grotte dell'Oliero (in località Valstagna). Si tratta dello sbocco di due imponenti sifoni dell'apparato carsico dell'Altopiano di Asiago. La loro portata è abbastanza costante, ma aumenta nei periodi primaverili di disgelo in quota. Si tratta di due fiumi a tutti gli effetti, e probabilmente dei due fiumi più brevi al mondo, essendo lunghi, si fa per dire, meno di cento metri.
Riguardo gli effetti del disgelo primaverile è da notare che, pur coprendo un bacino piuttosto ampio con importanti gruppi montuosi quali le Pale di San Martino, la catena porfirica dei Lagorai, il massiccio granitico di Cima d'Asta, e gli altipiani calcarei e carsici di Asiago e del Monte Grappa, non contempla l'apporto di apparati glaciali veri e propri, quindi le piene di disgelo si esauriscono ben presto in pochi giorni di caldo primaverile.
La morfologia è tipica di questo genere di fiumi prealpini, la valle si restringe sempre più verso lo sbocco dalle montagne assumendo un tipico carattere di gran canyon scavato tra impressionanti pareti rocciose.
- L'alta pianura da Bassano del Grappa (150 m.slm) a Fontaniva (40 m.slm).
Uscito dalle montagne il fiume si trova, all'improvviso, difronte l'immensa pianura alluvionale, e da Bassano punta, con un arco poco accentuato di una quindicina di chilometri con un centinaio di metri di dislivello, verso Carmignano di Brenta e Fontaniva.
In questo secondo tratto il suo impeto si smorza: si trova infatti a scorrere in un letto che si amplia sempre più, ma il cui fondo è un colabrodo di grossi sassi. Percorre la fascia alta della pianura, e la maggior parte delle sue acque viene inghiottita dalle falde freatiche superficiali.
Il fiume si riduce ad una esile traccia liquida, ed anzi nei periodi di magra scompare del tutto.
L'alveo raggiunge una larghezza ragguardevole, i paesaggi sono un deserto di pietre con rada vegetazione, numerose sono le cave, gli argini sono sempre molto lontani dalla linea d'acqua. Non vi sono apporti idrici ed affluenti.
- La zona delle risorgive e la media pianura da Fontaniva (40 m.slm.) a Ponte di Brenta (Padova) (10 m.slm).
Il fiume muta ancora fisionomia, il letto si restringe e si approfondisce sul piano di campagna, ad opera principalmente delle intense escavazioni.
Il dislivello si fa minimo, circa 30 metri in 50 Km. di percorso, buona parte coperti dai tre principali salti: sul ponte di Carturo, sul ponte di Campo San Martino e ai Colmelloni di Limena.
La corrente d'acqua diviene molto lenta e il fiume assume le caratteristiche dei fiumi di pianura alluvionale: una serie di anse in continua, tipica e matematicamente determinata, evoluzione.
Non vi sono torrenti immissari importanti, tuttavia la portata d'acqua aumenta notevolmente in quanto, il livello del fiume, interseca la falda freatica di superfice che apporta notevoli quantità d'acqua, inoltre riceve le acque di numerose roggie originate dagli innumerevoli pozzi artesiani della fascia delle risorgive.
Tutta la tratta è accuratamente segnata da importanti opere di arginatura, con ampie zone golenali in cui la furia delle acque può sfogare il suo impeto, e come serbatoi di compensazione e accumulo per i canali di bonifica.
Il fiume ha ancora un aspetto naturale, ma è segnato dalle profonde escavazioni e circondato da un ambiente completamente costruito dall'uomo.
A Limena si dirama il Canale Brentella che travasa acqua verso il Bacchiglione e quindi in città. Unico apporto idrico di una certa importanza è il torrente Muson sulla sinistra idrografica.
- La bassa pianura e la zona lagunare da Ponte di Brenta (Padova) alle foci di Fusina (Marghera) e di Brondolo (Chioggia).
Qui, il fiume, perde tutte le sue caratteristiche naturali e diventa un elemento completamente costruito dall'uomo.
Scorre ad un livello più alto rispetto al piano di campagna, costretto tra imponenti arginature.
Il corso più antico puntava direttamente in laguna verso Marghera, ma per salvaguardare il difficile equilibrio lagunare è stato più volte deviato, facendolo sfociare in mare.
Il corso antico è stato a sua volta adattato e scavato, facendolo diventare la più importante arteria di comunicazione ed economica tra Venezia e Padova e tutto l'entroterra padovano e vicentino.
Nei pressi di Strà vi è l'innesto del canale Piovego, che consentiva la navigazione fluviale verso il centro di Padova e mettendolo in comunicazione con il Bacchiglione.
A Strà si diparte pure la deviazione verso la foce di Brondolo. L'unico apporto idrico di una certa importanza è dovuto al fiume Tergola.
I rami canalizzati verso la foce in mare scorrono a loro volta su grandi arginature, forse sulle tracce di antiche ramificazioni del Brenta stesso e del Bacchiglione.
I due fiumi, infatti, si intersecano e si scambiano acque, anche nella stessa Padova, e alle opere idrauliche del primo si resero, di conseguenza, necessari lavori anche sul secondo. L'attraversamento della bassa pianura a sud di Padova e Venezia, comportò anche imponenti opere di bonifica, in particolare nei pressi di Codevigo ad opera di Alvise Cornaro.
idrografia del Brenta tra Padova e la laguna veneta, con le varie deviazioni e derivazioni
La Brenta nei pressi di Piazzola sul Brenta (Padova)
Relitti di tecnologia estrattiva ... lungo il fiume Brenta (foto storiche, relitti non più presenti)