Galzignano Terme: escursione roccolo Bonato, monte Rua, passo Roccolo, SottoVenda, Orsara
Una bella escursione che inanella alcuni luoghi molto interessanti nella parte centrale degli Euganei sul versante di Galzignano Terme lungo il 'Sentiero degli Eremi'.
In realtà i sentieri per i vari eremi, molti non più rintracciabili, erano numerosi e vari.
Per buona parte il percorso si svolge nella fitta boscaglia tipica degli Euganei.
E' una passeggiata meditativa e silenziosa, raggiungeremo infatti il Roccolo Bonato, sfioreremo l'Eremo Camaldolese del Rua, raggiungeremo il passo Roccolo e percorreremo un tratto del Sentiero Lorenzoni al Venda per poi scendere all'Orsara e per la valletta tra l'Orsara e il Rua.
Se non raggiungiamo i ruderi dell'ex Monastero Olivetani al Venda, digressione consigliabilissima e tutto sommato coerente con questa passeggiata, non abbiamo nemmeno una meta caratterizzante ben precisa e ci resta il piacere puro del camminare interrotto da qualche spettacolare vista panoramica.
La prima parte del percorso si svolge nella valletta detta anche
"Ghetto", tra via Pianzio, i Momoli e il monte Siesa, con interessanti insediamenti rurali e terrazzamenti ben coltivati.
Raggiungeremo il
Roccolo Bonato, davvero luogo imperdibile degli Euganei, anche se ci costringe ad una breve digressione rispetto alla salita diretta per il
Sentiero dell'Eremo del Rua.
Il
roccolo è una struttura adatta ad un particolare tipo di caccia, serviva per catturare vivi gli uccelli per rivenderli al mercato oppure da richiamo per altri tipi di caccia.
Era praticata soprattutto per sopravvivenza familiare, da contadini o roccolari specializzati, specialmente nei colli interessati al passaggio di uccelli migratori.
La caccia all'uccellagione era molto diffusa nelle prealpi e pedemontana veneta e nella pedomontana bresciana, dove possiamo ancor vedere numerosissimi resti di roccoli con le siepi ormai scomparse e i caselli in rovina.
E' una forma di caccia antichissima, praticata già in epoca romana, ma che ebbe il massimo sviluppo in epoca medioevale.
Col tempo quest'arte divenne sempre meno di sussistenza e, specie nei seicento e settecento, divenne arte nobile molto praticata da nobiluomini, per diletto.
Molti roccoli vennero infatti costruiti nelle proprietà nobiliari e nei parchi di prestigiose ville, anche perché molto costoso mantenere la struttura e l'addetto o 'roccolaro' professionista.
Tuttavia continuò ad essere caccia di sussistenza secondaria fino a metà novecento quando venne vietata la caccia con le reti, anche se venne praticata come forma di bracconaggio fino a qualche decennio fa o sopravvive ancor oggi, con precise restrizoni e regolamenti, per scopi scientifici o per l'inallenamento degli uccelli.
Il roccolo è un insieme di siepi concentriche, l'
arconà (generalmente due file poste alla distanza di due metri), composte da alberi adatti (principalmente carpini), opportunamente tagliate e da una torretta di controllo in laterizio, detta
Casello, a volte abbastanza complessa e a più piani.
La struttura alberata poteva quindi raggiungere un diametro di una ventina di metri.
Sul perimetro più esterno si sistemava una rete fissa che, a seconda della larghezza delle maglie, fungeva da 'filtro' per le diverse specie di uccelli.
Questa rete veniva perciò chiamata 'tordara', 'fringuellara', 'frisonera', ecc. a seconda delle varie specie per le quali era adatta.
Nella cerchia più interna venivano poste gabbie con uccelli da richiamo, detti 'zimbelli', mentre il vuoto centrale veniva opportunamente pasturato con cibo o rami di alberi adatti.
La sentinella, il
rocolaro, al nascosto nella cella superiore della torretta, con un complesso sistema di funi faceva scattare una rete superiore, lo 'zugolo'.
Veniva quindi lanciato uno spauracchio, il 'ludrio', un pupazzo a forma di uccello rapace, che spaventando gli uccelli che nel frattempo si erano calati a mangiare li costringeva a fuggire spaventati verso la siepe esterna.
Sfioreremo
l'Eremo Camaldolese di Monte Rua a Torreglia Alta, questo ci permette di assaporare l'atmosfera appartata, solitaria e silenziosa di questo luogo di pace e meditazione, pur solo percependo ed intuendo l'eremo, che possiamo intravvedere solo da lontano, se non saliamo fino all'ingresso permesso con precise restrizioni.
Il percorso tra il Rua e il passo Roccolo è interessante e inaspettato per chi non conosce questi posti.
Dal passo Roccolo possiamo ammirare una splendida panoramica sul versante nord degli Euganei e la pianura fino alle Prealpi Venete.
Quindi un tratto del Sentiero G.G. Lorenzoni da dove possiamo decidere (consigliabile) di salire all'
ex Monastero Olivetani al monte Venda.
La zona attorno al monte Orsara, Sottovenda, deve il nome all'ambiente un tempo selvaggio dove evidentemente si 'nascondevano' gli Orsi e altri animali del bosco.
Interessante la breve salita al monte Orsara, con le sue particolarità geologiche e alcuni roccioni affioranti.
La successiva discesa lungo il Calto dell'Orsara è piacevolmente amena e rilassante.
Calto è un termine usato nell'area Euganea ad indicare le ripide vallette, generalmente con rocce affioranti per il dilavamento e percorse da un rivolo d'acqua, tra due 'monti' che qui non possono essere considerati come 'catena collinare' avendo ciascuno una propria 'storia' geologica caratteristica.
l'escursione in dettaglio
Partiamo, preferibilmente, dal grande parcheggio dietro le scuole di Galzignano (via A.Saggini) e riscendiamo per qualche centinaio di metri verso la piazza.
Proseguiamo verso sinistra in leggera salita (via Siesa) alla volta della
Chiesa Vecchia (Cimitero) lungo la strada provinciale (attenzione auto), scendiamo oltre il valico (sulla sinistra ristorante Belvedere) dove subito troviamo un tornante.
Prendiamo la stradina asfaltata che si dirama dal tornante (
via Pianzio).
La stretta stradina sale leggermente tra alcune case e vigneti, con alcune curve, fino ad un nucleo di case.
Passiamo in mezzo alle case e subito la stradina diventa sterrata ed inizia a salire con più decisione (Sentiero dei Mussi).
Dopo qualche centinaio di metri in salita più ripida e nella boscaglia troviamo un
tratto cementato che si affaccia come una ampia terrazza, con parapetto di legno, verso la conca di Galzignano Terme, offrendoci una suggestiva panoramica sul paese.
Al termine del breve tratto panoramico la stradina svolta a sinistra nel bosco, dove subito a sinistra si dirama una ripida mulattiera per il monte Rua.
Proseguiamo diritti tralasciando questa mulattiera che saliremo dopo aver visitato il Roccolo Bonato.
Continuiamo quindi a salire per la stradina principale, sterrata con qualche tratto un po' sconnesso, e tralasciando alcuni altri sentieri che si diramano a sinistra e a destra giungiamo al
Roccolo Bonato (in Comune di Torreglia).
Il posto è meraviglioso, uno dei luoghi più interessanti dei Colli Euganei, offre belle vedute panoramiche sia verso Torreglia che verso Galzignano Terme, ma soprattutto affascina la struttura del Casello (torre) del roccolo e l'Arconà (l'ampia siepe concentrica).
E' certamente il roccolo meglio conservato dei numerosi esistenti negli Euganei e uno dei più belli del Veneto.
E' stato mantenuto, con passione, dal signor Dino Bonato fino agli anni '70 del novecento ed acquistato nel 1997 dall'Ente Parco Colli Euganei che ha ampliato e curato l'area circostante trasformandola in area sosta con panchine e attrezzature e recuperando due piccole sorgenti d'acqua.
La gestione è affidata ad una associazione di volontariato.
Dal Roccolo Bonato riscendiamo la stradina per meno di un chilometro fino a ritrovare la mulattiera (
sentiero dell'Eremo) che si dirama in salita nei pressi del tratto panoramico della stradina.
La salita si fa ripida nel bosco e dopo un po' troviamo un bivio.
Possiamo proseguire verso destra, un paio di curvoni e il sentiero diviene via via più ripido con alcuni tratti rocciosi e tecnici (molto apprezzati da chi fa running, specie in discesa) per sbucare improvvisamente alla
Croce del Rua, sul tornante dopo il Rifugio del Rua (bar ristorante) quasi al termine dell'ampia strada asfaltata che sale da Torreglia Alta all'Eremo del Rua.
Saliamo qualche centinaio di metri per l'asfalto per arrivare al grande cancello (sempre aperto) dell'ingresso all'area dell'
Eremo Camaldolese del Rua (vedi cartello con le prescrizioni per l'eventuale visita dell'Eremo).
Possiamo aggirare l'area dell'Eremo sia a destra, verso nord per un sentiero oltre il cancello, oppure a sud, prendendo il sentiero che si dirama a sinistra.
Il sentiero a sud si allarga subito a stradina forestale e continua pianeggiante aggirando tutta la mura di cinta (è più in alto ma non si vede, si può anche percorrere un sentiero più in alto a ridosso della mura).
A metà traversata troviamo una ripida stradina che sale da sinistra (e che tralasciamo), è il percorso della ex Transeuganea per mountain bike ed è possibile che sbuchi, sbuffante, qualche ciclista.
Raggiungiamo il colletto di collegamento tra il passo Roccolo e il monte Rua, intuendo, ma senza essere riusciti a vederlo, il monastero camaldolese.
Lo vedremo più avanti.
Dalla
"Colonna" commemorativa proseguiamo per il sentiero, un po' roccioso e interessante, alla volta del passo Roccolo, siamo sempre sul percorso della Transeguanea e possiamo apprezzare alcuni passaggi difficili (per le bici) e tecnici tra le roccette.
La breve e tranquilla traversata in leggera discesa ci conduce al
passo Roccolo, il valico che fa da ombelico centrale alla viabilità degli Euganei (m.400 di quota).
Dal piazzale del ristorante (parcheggio) molto bella la vasta panoramica verso la parte nord/est dei Colli e la pianura con la città di Padova con periferie, mentre in lontananza, se l'aria è limpida, lo sguardo raggiunge la lunga catena delle Prealpi Venete.
Prendiamo il sentiero (Transeuganea) sulla sinistra dell'ingresso al ristorante e subito troviamo un traliccio di una antenna e "il Roccolo" (un altro rispetto al precedente) che da il nome al valico con la torre un po' malmessa e sacrificata.
Proprio di fronte (sinistra) si dirama un sentiero, tralasciamo quindi la stradina della Transeuganea che prosegue verso il Baiamonte.
Saliamo abbastanza lungamente il sentiero nel fitto della boscaglia e con qualche tratto un po' ripido, fino a sbucare in una evidente stradina forestale, quasi pianeggiante.
E' il
sentiero "G.Lorenzoni".
Da qui, volendo, possiamo
salire ai ruderi dell'ex Monastero Olivetani al Venda (molto consigliabile), ci vuole almeno un'ora per la salita e la discesa con visita al bellissimo ed importante monumento.
Proseguiamo a sinistra per la stradina forestale (anche questa è un tratto della Transeuganea e facilmente incrociamo ciclisti) che scende aggirando a sud il Venda per arrivare nei pressi del Rifugio Re del Venda (bar ristorante) e alla stradina asfaltata Sottovenda.
Verso sinistra in leggera discesa per la stradina asfaltata arriviamo alla
"Casa Marina", bar-ristoro e centro visite del Parco Colli Euganei.
Continuiamo a scendere tutta la stradina per sbucare sulla strada provinciale del Roverello-Roccolo.
Sulla sinistra troviamo subito la moderna (e da molti disprezzata, non è di certo una bella architettura)
chiesa Alpina di Sottovenda (o chiesetta degli Alpini).
Da qui, con una breve ripida rampa, possiamo intraprendere una digressione alla vicina cima del monte Orsara.
Dietro la chiesa proseguiamo per una sterrata in discesa che conduce ad una vecchia
casa colonica sotto il monte Orsara.
Tralasciamo l'ingresso alla casa e proseguiamo diritti per il sentiero che si dirama.
In fondo al campo il sentiero svolta a destra, diviene ampia mulattiera, e scende con più decisione nella valle tra il monte Rua e il monte Orsara.
Nella lunga, piacevole, discesa della mulattiera tralasciamo tutti i sentieri che si diramano verso destra fino a giungere all'incrocio con una stradina forestale più marcata.
Andiamo a sinistra e oltrepassiamo un
ponticello sul rivolo d'acqua (Calto), in breve sbuchiamo dal bosco e raggiungiamo la strada asfaltata (vie Raccola-Saggini) di servizio alle varie case sparse in bellissima e soleggiata posizione panoramica.
Continuando a scendere per la strada asfaltata giungiamo al parcheggio dietro le scuole da dove eravamo partiti.