Escursione da malga Sorgazza (m.1.450) al rifugio Ottone Brentari (m.2.475) e salita a Cima d'Asta (m.2.847)
E' una delle più classiche e frequentate escursioni della catena del Lagorai Cima d'Asta, il gruppo montuoso che fa da cuscinetto tra le prealpi Venete e le Dolomiti, a nord della grande frattura geologica della "Faglia della Valsugana".
Si parte da malga Sorgazza, noto e rinomato agriturismo in stagione, nell'alta Val Malene, la valle che si dirama da Pieve Tesino. Facilmente raggiungibile in auto.
Il luogo è idilliaco e boscoso, meta molto ambita dai turisti che frequentano l'altopiano Tesino, anche solo per trascorrere qualche ora immersi nella natura esuberate e con molti rivoli d'acqua.
Da malga Sorgazza si diramano diversi sentieri, il più conosciuto è ovviamente la salita al Brentari e a Cima d'Asta, interessanti anche il lungo sentiero "del Passetto" e la salita per
forcella Magna.
E' anche luogo di partenza/arrivo dell'
Alta Via del Granito attorno a Cima d'Asta, un lungo raccordo di sentieri da percorrere in qualche giorno dormendo ai rifugi.
La salita al rifugio Brentari non è difficile, tuttavia richiede un buon allenamento al camminare su sentieri ripidi.
E' relativamente lunga, soprattutto affronta un buon dislivello di circa 1.100 metri in almeno 3 ore di cammino.
Dal rifugio alla Cima d'Asta, per i più allentati, sono da mettere in conto altri 400 metri di dislivello e almeno un'altra ora e mezza di tempo.
Più il ritorno, in circa metà tempo delle salite.
Cima d'Asta è conosciuta anche come "montagna dei Bassanesi" per le numerose gite d'altri tempi compiute dai soci del Cai di Bassano del Grappa, data la facile raggiungibilità del gruppo montuoso da Bassano.
Inutile dire che le panoramiche, sia dal rifugio che, naturalmente, dalla cima, sono meravigliose.
Nella parte centrale il sentiero più diretto per il rifugio affronta delle grandi placconate di granito, abbastanza inclinate, che con il piede sicuro e senso dell'equilibrio, e se non sono bagnate, non presentano tuttavia difficoltà particolari e sono affrontabili anche senza mettere mani sulla roccia.
Proprio per questo il tratto è particolarmente divertente e piacevole, seppur faticoso in salita.
Per i più timorosi sono aggirabili con una facile variante del sentiero, solo un po' più lunga, non a caso definita "Troi dei aseni" (sentiero degli asini).
Per raggiungere la cima si aggredisce una selletta rocciosa della cresta ben visibile dal rifugio, si scende leggermente in un vasto vallone generalmente innevato fino a tarda stagione e lo si risale faticosamente fino alla cima.
In genere non vi sono difficoltà, ma dipende molto dalle condizioni atmosferiche e dalla presenza di neve o ghiaccio, sconsigliabile comunque con tempo minaccioso o nebbie persistenti.
A pochi metri dalla cima si trova il rinnovato (2009) ricovero "Gianni Cavinato", piccola costruzione in muratura con tavolo e due brande, residuo come molti altri di una postazione realizzata durante la Grande Guerra.
l'escursione in dettaglio
L'orientamento dell'itinerario è quasi banale, sempre ben tracciato e segnalato da numerosi cartelli Cai.
Seguiremo integralmente il sentiero Cai n.327.
Partiamo dal grande parcheggio di malga Sorgazza e seguiamo la stradina, chiusa al traffico automobilistico, che contorna il bacino d'acqua dell'Enel.
Oltre lo specchio d'acqua la sterrata sale leggermente immersa nel bosco a mezzacosta sul profondo displuvio del torrente Grigno, che scende da forcella Magna.
In breve passiamo il raccordo del sentiero Cai n.386 che sale al rifugio Brentari per il lungo e impegnativo sentiero della Campagnassa e forcella del Passetto.
Proseguiamo piacevolmente lungo la stradina per quasi una mezz'ora fino ad arrivare alla baracca ('Il Bivio' o teleferica Brusà) della teleferica di servizio del rifugio Brentari.
Ora tralasciamo la stradina, che prosegue come ampia mulattiera alla volta di forcella Magna, e saliamo per il sentierino dietro la baracca della teleferica.
Seguendo i segnali bianco-rossi nel fitto bosco in breve troviamo un bel ponticello di legno che ci permette di attraversare facilmente il cospicuo torrente.
Segue un tratto a leggeri scaliscendi tra grossi massi di frana in una zona semi-paludosa, particolarmente interessante dal punto di vista naturalistico.
Alta, in lontananza, vediamo la piramidale Cima d'Asta, caratterizzata da una (piccola in lontananza) croce.
Inizia la salita vera e propria, dapprima abbastanza moderata e piacevole per inerpicarsi via via sempre più sul versante sinistro (in salita) del grande vallone.
La vegetazione diviene sempre più rada, la fatica aumenta tra i numerosi tornanti e i tanti allunghi che i grossi massi di granito costringono a fare.
A quota 2.000 metri troviamo il bivio del Bualon con il sentiero Cai n.326, uno dei sentieri per la traversata verso forcella Magna.
Un altro tratto abbastanza faticoso e giungiamo ai piedi della scarpata di placconate di granito, allietata da piacevoli e rumorose cascatelle.
Qui possiamo decidere se aggredire la roccia, seguendo i segni bianco-rossi Cai, piacevole e non difficile tratto di "quasi" arrampicata, oppure optare per la più facile variante.
In entrambi i casi i sentieri si riuniscono prima dell'erta finale del valloncello che scende dal laghetto, proprio sotto le balze rocciose dove poggia il rifugio, del quale si vede la cabina superiore della teleferica e l'asta con la bandiera.
Ancora un po' di fatica tra l'imponente macereto di grossi massi e guadagnamo la sospirata sponda del bellissimo laghetto di Cima d'Asta.
In breve siamo al rifugio, a poca distanza.
Dal rifugio, per i più allenati se fatta in giornata, è raccomandabile e facilmente raggiungibile la Cima d'Asta (m.2.847), massima elevazione dell'intera catena Lagorai-Cima d'Asta.
Imponente struttura granitica che ricorda le Alpi Occidentali, pur essendo un "quasi" tremila.
La salita per la via normale in condizioni ottimali non pone particolari difficoltà, comunque per escursionisti esperti (Cai=EE).
Per evidente sentiero tra il macereto di grossi massi, alto sul fianco destro del laghetto di Cima d'Asta, raggiungiamo un incavo della depressione rocciosa della cresta detto "la Forzeleta" (m.2.680).
La si scavalca per scendere brevemente ma ripidamente sul vallone opposto, con anche qualche cordino d'acciaio utile per destreggiarsi più facilmente tra le roccette spesso ghiacciate (non serve set da ferrata).
Risaliamo tutto l'ampio vallone, detto Lastè dei Fiori, che diviene via via più ripido e faticoso verso il Zimon di Cima d'Asta.
Uniche problematiche potrebbero essere il maltempo e le nebbie persistenti, ed anche cumuli di neve o ghiaccio fino a tarda stagione, l'ambiente ricorda infatti le montagne Occidentali più che le Dolomiti.