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Venezia: Arsenale della Serenissima

Era la fabbrica di stato di tutte le navi, civili e militari, che solcavano i mari con la bandiera della Veneta Serenisima Republica.
Un vero e proprio castello fortificato, una fabbrica grandiosa, molto strutturata che produceva tutti gli elementi fino alla nave completa, partendo da materie prime che arrivavano, via fluviale, dall'Altopiano di Asiago, dal Montello, dal Cansiglio, dal Cadore.
Impiegava migliaia di lavoratori, gli Arsenaloti, che godevano di uno statuto contrattuale speciale e di numerosi privilegi.
Uno dei privilegi che inorgogliva gli arsenalotti era il servizio di guardia al Palazzo Ducale e alle sedute del Maggior Consiglio. Gli arsenalotti remavano sul Bucintoro e i Proti sedevano accanto al Doge nella festa dello Sposalizio del Mare.
La corporazione era fidatissima e spesse volte venne utilizzata in situazioni estremamente critiche anche in battaglie o azioni 'speciali', come ad esempio la riconquista di Padova dopo la rivolta dei nobili padovani attratti dall'arrivo delle truppe della Lega di Cambrai (1509) che si risolse in una carneficina, il ripristino del controllo veneziano (con gran partecipazione dei popolani) e l'edificazione degli imponenti terrapieni (successivamente mura veneziane) sotto l'incalzare delle bombarde dei Lanzichenecchi.

Da notare che l'area dell'Arsenale è tutt'ora zona militare, pertanto non visitabile all'interno.

L'arsenale era retto da una apposita magistratura formata da tre "Provveditori all'Arsenale", membri del Senato e sottoposti a loro volta a tre "Patroni", membri del Maggior Consiglio.
L'amministrazione competeva a uno "Scrivano Grande" (detto Nodaro) e da un "Avocato Fiscale" (Nodaro Criminale), che si avvalevano del "Masser della Cassa" (il ragioniere contabile) che a sua volta doveva riferire dell'aspetto contabile al "Consiglio dei Dieci" all'inizio di ogni mese. Così il ciclo di controllo si concludeva, apparentemente in maniera molto complicata, in realtà in maniera fiduciaria e informale e garantiva da abusi, raccomandazioni e corruzioni.

Uno dei magistrati doveva, a turni di 15 giorni ininterrotti persino durante le riunioni del Maggior Consiglio, dormire in arsenale ed era il custode delle chiavi, inoltre presiedeva una ronda notturna di controllo e ispezione alle guardie.

La direzione 'tecnica' era affidata al "Magnifico Ammiraglio", uomo di carriera scelto per concorso tra le maestranze più qualificate, i cosidetti "Protomaestri dell'arte", il grado più alto al quale gli arsenalotti potevano ambire.
Esisteva tutta una gerarchia organizzata su base militare: dalle manovalanze, agli operai specializzati (salnitri, segatori, mureri, marangoni, fabbri, remeri, cordari), ai Proti, ai Capitani ed infine i Protomaestri.
All'interno dell'Arsenale vi era una "scuola dei mestieri", alla quale accedevano i figli degli arsenalotti o giovani di talento provenienti dalle scuole di carità.

La lavorazione partiva dal legname grezzo, diviso a seconda delle varie necessità e caratteristiche.
Il materiale proveniva da tutto lo 'Stato da Tera' e la tenuta dei boschi e le operazioni di trasporto a Venezia erano sorvegliati da appositi "Provveditori", nominati tra i membri del Maggior Consiglio.
Indicativo, ad esempio, il toponimo "Bosco da Remi" (in Altopiano di Asiago, in Cansiglio e in Cadore), oppure "Bosco delle Antenne" ad indicare il luogo di provenienza di legname pregiato impiegato per i remi o per gli alberi delle navi.
In arsenale vi erano 'fabbriche' specializzate nella realizzazione del cordame (le maestranze erano i Canevari o Cordari), di vele e teleria, di armi poi evolutesi in armi da sparo e produzione di polveri. Nel '500 la produzione di polveri venne relegata in un apposito settore del vasto bacino dell'Arsenale, con l'apertura della "Porta dell'Artiglieria".

Nei tempi di maggior criticità per eventi bellici, dall'Arsenale si riusciva a 'sfornare' una galea al giorno!

L'Arsenale si trova nella parte orientale della città proteso verso la bocca di porto del Lido. Le navi militari potevano uscire evitando il Bacino di San Marco, senza 'intralciare' il traffico civile.
All'Arsenale i lavoratori entravano per la 'Porta da Tera', mentre le navi transitavano per la 'Porta da Mar' della quale l'ultima sistemazione è del 1570 e un restauro del 1686, con la costruzione di due torrette che sostenevano un complicato meccanismo a cancello, una specie di ponte levatoio chiamato 'Ponte del Restrelo' (Rastrello).
Nel 1400 si chiuse tutto lo stabilimento con una cinta muraria.
Nel 1457 venne aggiunto l'Arsenale Nuovo, adatto alla costruzione delle Galeazze (galee più grandi adatte anche al trasporto merci), mentre la sistemazione del 1570 il nuovo ampliamento vide all'opera il Sansovino.


Accanto al portale d'ingresso pedonale dell'Arsenale, del 1460, due imponenti leoni provenienti dal Pireo e il busto di Dante a ricordarne la sua visita.
Poco lontano la chiesa di San Biagio, fondata nel 1052 con ricostruzioni del XVIII sec., che officiava per i navigatori provenienti dall'oriente.
Vicino il Museo Storico Navale, sull'edificio che ospitava i granai e le derrate alimentari destinati alla marina.
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