strada imperiale romana Claudia Augusta Altinate
Strategica arteria militare che conduceva ai confini settentrionali dell'impero romano, uno dei settori più critici e deboli della difesa dalle mai sottomesse tribù 'barbare' germaniche.
Partiva da
Altinum, la 'Venezia Romana', la più importante città a vocazione soprattutto militare della Decima Regione Romana (Triveneto e Istria, il 'Giardino d'Italia' per definizione di Cicerone), centro di smistamento del grande porto mercantile sull'Adriatico e porta verso i confini nord-orientali dell'impero.
Conduceva in
Rezia, la regione centrale dell'area germanica danubiana e bavarese.
E' così chiamata (da noi moderni) in ricordo dell'imperatore Claudio che, attorno al 46 d.C.,
potenziò la traccia segnata dalle campagne alpine e contro i Reti, attorno al 15 a.C., dal padre Druso, fecendone un vero e proprio sistema infrastrutturale militare.
Lungo tutto il tragitto vennero edificati castelli, torri, ponti e città, che sopravissero alla caduta dell'impero e furono, sia pure a tratti isolati, infrastrutture vitali dell'economia medioevale.
Va sottolineato il fatto che la strada di epoca romano-imperiale denominata "via Claudia Augusta", per gran parte del suo tragitto ricalca più antichi tratturi e vie di comunicazione esistenti fin dal Neolitico pastorale
e artigianal-commerciale dei Palafitari, in parte già in uso nel Mesolitico se non addirittura nei preistorici percorsi dell'Epigravettiano nel Paleolitico Superiore.
Il percorso, nel dettaglio, è molto incerto e fonte di dotte diatribe tra studiosi.
Attualmente l'ipotesi più accreditata fa correre il percorso da Altino, l'antica città paleo-veneta, Treviso a Falzè di Piave.
Da qui le opinioni divergono ed è ipotizzabile una biforcazione per arrivare a
Feltre.
Una via più breve ma insicura e non sempre praticabile, lungo la paludosa gola del fiume Piave, per Quero, Anzù e Feltre e l'altra più sicura e praticabile, ma più lunga e faticosa, per Soligo, Follina, passo di Praderadego, castelli di Zumelle e Castelvint quindi Cesana, oppure Cesiomaggiore, e Feltre.
Il fatto che passasse per alti valichi montuosi conferma le ipotesi di tracciati preistorici che diffusamente transitavano attraverso le alture evitando i fondovalle paludosi ed insicuri.
Oltre Feltre, importantissimo fulcro non solo stradale dell'influenza romana nelle prealpi venete, 'mansio' della regione Opiterginum-Feltria-Tridentum, il percorso per raggiungere la Valsugana sembra più chiaro e attraversa l'altopiano sovramontino, Lamon, sale a
Castello Tesino per scendere a Strigno e Castello Ivano.
In Valsugana è evidentissima la regolare infilata di castelli: Castello Ivano, Castelnuovo, Castel Telvana a
Borgo Valsugana (Ausugum), Tor Quadra, Castel Selva, Levico e
Castello di Pergine.
Vi sono dubbi anche sul fatto che essa si dirigesse a Trento, capitale delle alpi orientali.
Una soluzione possibile potrebbe essere questa: da Selva, o forse anche dalla Tor Quadra (Roncegno), la strada si biforcava.
Questa potrebbe essere la ragione delle importanti opere di fortificazione che qui si trovavano, una vera e propria 'tagliata' con i castelli di Tesobbo e di Montebello (dei quali non rimangono tracce).
Un ramo percorreva il fondovalle in direzione della grande spianata di Caldonazzo, per poi salire al facile valico di Vigolo Vattaro e scendere a Trento, l'altro ramo, forse il principale, proseguiva per il centro di Levico e quindi, costeggiando l'omonimo lago, passava al cospetto del grandioso castello di Pergine.
Quindi anziché scendere a Trento per la strettissima ed impressionante forra del Fersina, impraticabile all'epoca per il 'pesante' traffico militare romano e addomesticata solo da qualche decennio grazie alle imponenti opere viarie che ora conosciamo, svoltava in direzione della Val Cembra per portarsi a Bolzano e quindi in Rezia o per il valico del Brennero oppure per il Resia.
Questa soluzione abbreviava e facilitava il percorso in caso di movimenti strategici rapidi.