Passeggiata di primavera tra Sant'Agostino, Contrada Zanchi, Perarolo di Arcugnano, Oratorio Salve Regina e Valmarana
Partendo dalla periferia di Vicenza, a Sant'Agostino poco lontano dalla zona Fiera, abbiamo percorso la tradizionale "passeggiata di primavera", tra amici di
TuttoBerici.it e MagicoVeneto, domenica 11 maggio 2014 dopo lo slittamento di date del Lunedì di Pasquetta e del I maggio, causa maltempo.
La piacevolissima compagnia era composta da oltre cinquanta persone, con molti bambini, e tutti eravamo sereni e tranquilli grazie alla semplicità dei modi e complice il salutare camminare immersi nella natura.
La passeggiata è stata bella e interessante, un percorso 'trovato' da Fabio il "Berico" di TuttoBerici e si è snodata tra Sant'Agostino di Arcugnano, Perarolo di Arcugnano e Valmarana di Altavilla Vicentina.
Abbiamo girato attorno alle vallette che sbucano sulla piana di Sant'Agostino e camminato sulla dorsale e le propaggini più a nord dei monti Berici.
Soprattutto abbiamo toccato alcuni luoghi di particolare interesse e pregio, quali la Fonte di Sant'Agostino, particolarmente alla moda a fine ottocento e inizio novecento per l'acqua che i cittadini di Vicenza andavano appositamente a bere, e per diletto come si usava nella Belle Epoque.
Accanto vi è anche un bellissimo altoforno per la cottura della calce viva, un significativo esempio di archeologia industriale tra ottocento e novecento.
Quindi siamo saliti a contrada Zanchi di Perarolo dove, grazie alla gentile disponibilità delle Signore del luogo, ci è stata aperta la settecentesca chiesetta dedicata a San Pietro (vedi scheda più sotto), un vero gioiello, bellissima, suggestiva, ben tenuta e totalmente originale.
Una meraviglia sorprendente, opera praticamente sconosciuta da tutti, in un luogo abbastanza isolato e difficilmente trovabile da chi va di fretta per le strade asfaltate.
Quindi siamo stati alla cantina "La Mira" dove abbiamo assaggiato ottimi vini.
Poi è stata la volta dell'oratorio "Salve Regina", immerso nel bosco del monte Comunale di Brendola, dove ci siamo dilettati con alcune battute teatrali.
Naturalmente lo sguardo si è soffermato più volte sui panorami e gli aspetti naturalistici, soprattutto verso la valletta Tramontana ai piedi di Valmarana e la valle dei Calvi Sant'Agostino.
Quello che ci ha colpito e sorpreso è stato il contrasto stridente, perfino incredibile, tra le brutture alla periferia di Vicenza, un caos tra Fiera, tangenziale, autostrada, ferrovia, capannoni, rotatorie, strade e traffico schizofrenico e, a poche centinaia di metri, la tranquillità, l'amenità, la bellezza, la natura esuberante, i silenzi che abbiamo gustato e che ci hanno inebriato una volta lasciate le ultime case di periferia.
la passeggiata in dettaglio
Dal piazzale della scuola materna di Sant'Agostino, ampio parcheggio per le auto, dirigiamo verso sud (direzione Arcugnano) per poche decine di metri.
All'incrocio tiriamo diritti per la strada che s'addentra verso la Valle dei Calvi, strada verso Valmarana.
Dopo alcune centinaia di metri troviamo l'incrocio della strada che sale verso Valmarana, tiriamo ancora diritti, senza salire verso destra, da questa strada arriveremo al ritorno.
Proseguiamo per il lungo rettilineo, sempre strada asfaltata e pianeggiante, ma poco frequentata, fino a giungere all'edificio della Fonte S.Agostino, una bella edicola tipicamente Belle Epoque un tempo molto frequentata dai vicentini che vi arrivavano direttamente dalla città per bere l'acqua.
Ora proseguiamo per la stradina sterrata sulla sinistra e subito troviamo un grande altoforno per la cottura della calce, bellissimo esempio di archeologia industriale.
Continuiamo per la stradina sterrata interpoderale, ai piedi del monte Scaletta, per risalire quasi tutta la Valle dei Calvi.
In fondo svoltiamo decisamente a sinistra e attraversiamo il ponticello sullo Scolo Cordanello e raggiugiamo le propaggini del rilievo collinare della dorsale di Arcugnano.
Il sentiero s'inoltra nel bosco tornando indietro verso valle per qualche centinaio di metri fino ad un incrocio di sentieri.
Svoltiamo a destra e, sempre nel fitto bosco, inizia la salita, abbastanza continua ma non ripidissima, al termine della quale sbuchiamo al borgo delle Case Zanchi, dove troviamo il bellissimo Oratorio di San Pietro.
Dietro le case, troviamo un sentiero che scende leggermente accanto agli orti, poi inizia a risalire moderatamente e poi un po' più decisamente, sempre nel fitto bosco, quindi dopo un tornantone esce alle prime case di Perarolo.
Lungo il tratto possiamo osservare alcune vecchie fontane o prese d'acqua.
Da Perarolo dobbiamo percorrere un tratto di strada verso Brendola.
Vi è la possibilità di evitare un tratto di questa strada per una stradina secondaria che si dirama sulla destra.
Lungo la strada principale passiamo davanti all'ingresso dell'azienda vinicola "La Mira" dove, eventualmente, si può visitare il punto vendita...
Giungiamo così al colmo della strada di Brendola, località Crocetta, dove tra i vari sentieri e stradine che si diramano dobbiamo individuare, verso destra, la stradella sterrata che porta all'oratorio Salve Regina, sulle propaggini est del monte Comunale di Brendola.
Dall'oratorio Salve Regina scendiamo la stradina che successivamente traversa alta sulla valle Tramontana o Malpasso.
Ad un certo punto sulla sinistra si dirama un sentiero che sale ripidissimo, nel caso non trovassimo il sentiero proseguendo per la stradina finiremo per scendere sul fondo della valle ai piedi del monte di Valmarana dove raggiungeremo direttamente la strada del ritorno.
Saliamo il breve ripido tratto di sentiero, troviamo alcuni bivi di sentieri e teniamo verso destra sul monte Soro, fino a sbucare ad una strada asfaltata dove proseguiamo verso destra in direzione Valmarana.
Troviamo un paio di note trattorie, alla seconda, sulla destra, scendiamo una ripida stradina per ritrovare la strada sul fondo della valle che ci condurrà sulla strada del ritorno al punto di partenza.
Possiamo anche raggiungere l'interessante borgo di Valmarana di Altavilla e scendere a Sant'Agostino per la strada asfaltata.
Chiesetta dei Zanchi, Oratorio di San Pietro
Si trova in un cortiletto di Contrada Zanchi, nei pressi di Perarolo di Arcugnano, sulle propaggini nord del complesso collinare dei Monti Berici.
Fu di proprietà della famiglia Zanchi fino al 1800.
Margherita Zanchi, moglie di Bartolomeo Dall'Ava, offrì l'area (allora nominata Contra' Arigodanzo) e convinse il cognato, monsignor Pietro Dall'Ava a finanziare la costruzione.
Questi, canonico influente presso la Curia Vicentina assieme al fratello e ai nipoti Bernardino e Bartolomeo, si prodigò, a partire dal 1705, per ottenere il permesso e per realizzare la chiesetta, consentendo anche agli abitanti del luogo di partecipare alle funzioni religiose.
Secondo il Maccà il sacello venne dedicato all'apostolo Pietro, la cui statua è posta al vertice del timpano mistilineo.
Una lapide presente sulla parete dietro l'altare fissa invece la data della consacrazione celebrata dal vescovo Sebastiano Venier nel 1706.
Lo stemma Dall'Ava che è nel cartiglio del timpano dell'oratorio, risulta diviso in quattro parti: la prima e la terza recanti un'aquila 'a volo abbassato', mentre la seconda e la quarta mostrano tre api 'montanti', in riferimento al cognome Dall'Ava (in dialetto ava=ape), quello del benemerito canonico Pietro, maestro di cerimonia e libero rettore del Seminario Vescovile.
Il presepio in pietra tenera dei Berici è opera dell'allora ventiquattrenne scultore Giacomo Cassetti venuto da Venezia ed entrato, all'età di 6 anni, prima nella bottega dello scultore Angelo Marinali (1688) e poi in quella del fratello Orazio Marinali (1702).
E' composto di dieci figure e due animali collocate sopra il davanzale della finestra trilobata del timpano della facciata, in uno spazio di m. 2,40x1,20 in controluce, con una scenografia mirabile: l'effetto naturale creato dal sole che nasce e tramonta, legato alla notte con la luna e le stelle che tutti insieme modificano lo scenario di minuto in minuto.
In Vicenza ha riscontro con quello scolpito nel marmo da Orazio Marinali per l'altar maggiore della chiesa annessa all'ospedale San Bortolo qualche anno dopo (1709), e di certo con l'aiuto del suo 'gargion di fratello' Giacomo Cassetti.
La piccola chiesa è un esempio purissimo di barocco fine seicento inizio settecento, molto elegante e suggestivo, ancora totalmente nelle condizioni originali.
Davvero bellissimo il ciclo scultoreo all'interno, con numerose statue in pietra bianca dolce di Nanto, con alcune opere attribuite al 'gargion' (garzone) Giacomo Cassetti.
Normalmente il piccolo oratorio rimane chiuso.
E' raggiungibile da Perarolo di Arcugnano, per la dorsale Berica da Monte Berico.
La custodia e la manutenzione è curata da alcuni abitanti della piccola contrada, per la visita si deve chiedere alle gentili signore delle case accanto.
Descrizione a cura degli abitanti del luogo, con un cordiale ringraziamento.
Chiesetta Salve Regina a Valmarana di Altavilla Vicentina
Si trova in luogo isolato tra i boschi del monte Comunale di Brendola, proprio ai confini tra i comuni di Altavilla, Brendola e Arcugnano.
Venne edificata nel 1904, probabilmente su precedenti ruderi di un ben più antico edificio sacro, da Padre Bianchini dei Servi di Maria, proprietario del fondo e dei boschi circostanti.
Ha uno stile eclettico vagamente gotico, a forma esagonale con l'interno a due navate.
E' ancora tenuta dai Padri di Monte Berico che, qualche volta, la aprono per celebrare Messa.
L'altare è abbellito da una pregevole statua di legno eseguita appositamente da un artigiano di Ortisei e raffigurante la Madonna Addolorata.
Abbazia di Sant'Agostino
Sulle strutture dell'antico sacello longobardo di San Desiderio, forse dell'VIII secolo, tenuto da religiosi Agostiniani soggetti al Capitolo della Cattedrale di Vicenza, nel XII e XIII secolo s'insedia una comunità laica dedita al lavoro della terra e vita comune in casupole a ridosso della chiesa saltuariamente officiata, ma dalla seconda metà del duecento tutto cade definitivamente in rovina e abbandono.
Nella prima metà del trecento s'insedia l'eremita fra Giacomo figlio di Ser Cado, formando una comunità religiosa che segue la Regola di Sant'Agostino, con l'impegno del recupero del complesso religioso.
Quest'area valliva incontaminata ai margini della città, paludosa e malsana, il "Bassicum" o Baselgo (depressione alluvionale), era soggetta alla Curia del villaggio di Valmarana e a quel tempo era contesa tra Ezzelini e Scaligeri che miravano al controllo di Vicenza.
Grazie ai 'pesanti' aiuti Scaligeri fu possibile edificare una grande abbazia, con chiesa in stile romanico-gotico in mattoni rossi, ad una sola navata, come nello stile Agostiniano.
Cangrande II della Scala, come recita una iscrizione, volle che la dedicazione della chiesa fosse fatta con grande solennità.
La valletta, racchiusa sulle propaggini più settentrionali dei monti Berici, venne bonificata e coltivata con il lavoro dei monaci e di numerosi conversi (artigiani e lavoratori associati al convento, ma che non prendevano i voti).
Nel 1389 la struttura, per volere di Papa Urbano VI, venne ceduta all'Ordine dei Giovanniti e, qualche decennio dopo, data in Commenda a padre Bartolomeo da Roma, fondatore dei Canonici Regolari Lateranensi che poi nel quattrocento s'insediarono nell'isola lagunare di San Giorgio in Alga.
Il convento crebbe d'importanza e vide la presenza, o la semplice visita, di ospiti importanti.
Ad inizio 1400 fu priore per un lustro Gabriele Condulmer il futuro Papa Eugenio IV.
Seguì Lorenzo Giustiniani che nel 1451 divenne il primo Patriarca di Venezia, poi canonizzato Santo.
Di quel periodo molto travagliato ed effervescente si ricorda il vivace movimento riformista che sarà protagonista al Concilio di Trento.
Dal XVI secolo iniziò per l'Abbazia un lento ma inesorabile declino, abbandonata dai monaci ad inizio cinquecento, tenuta da sacerdoti locali, conclusosi con le dismissioni sei-settecentesche dovute alla legge veneziana che imponeva la chiusura e l'alienazione dei piccoli monasteri abbandonati o con pochi religiosi.
Il complesso venne acquistato dal nobile veneziano Antonio Pasta, lasciato in semi-abbandono divenne inagibile per tutto l'ottocento, mentre si assiste ad un primo tentativo di recupero ad inizio novecento.
Nel 1925 il piccolo villaggio di Sant'Agostino, non ancora devastato da strade, autostrade e aree industriali, divenne Parrocchia della Curia di Vicenza e venne recuperata la pregevole chiesa, soprattutto grazie all'opera di don Federico Mistrorigo, parroco dal 1935, con restauri che si protrassero fin quasi all'inizio della seconda Guerra Mondiale, poi ripresi nel dopoguerra.
L'area, poco lontana dalla ferrovia, dalle prime strutture fieristiche e dai primi insediamenti industriali, venne pesantemente bombardata durante la seconda Guerra Mondiale.
All'interno sono custodite alcune preziose opere d'arte, tra cui il capolavoro di Battista da Vicenza "La pala d'oro", commissionato da Ludovico Chiericati e datato 1404, un polittico collocato al centro del presbiterio diviso in 24 scomparti con pitture disposte su tre ordini.
Diversi sono i frammenti di affreschi trecenteschi, di scuola veronese, lungo le pareti e lo stesso presbiterio era interamente affrescato, è presente un grande affresco di San Cristoforo.
All'ingresso principale si trova un pregevole battistero seicentesco in disuso.
Sulla parete sinistra della navata centrale si trova l'organo ottocentesco di fattura napoletana e un crocefisso ligneo quattrocentesco.
Nelle adiacenze della chiesa ruderi e tracce di edifici di quello che fu l'importante monastero Agostiniano, si possono delineare frammenti delle antiche celle e vedere un caratteristico pozzo.