suddivisione storico-geografica del Cadore o Antico Cadore |
Sappada Plodn | dalle sorgenti del Piave, passo di Cima Sappada, alla forra dell'Acquatona |
Comelico Inferiore | dall'Acquatona di Sappada a Santo Stefano di Cadore e la Val Visdende, forcella Lavardet |
Comelico Superiore | Valle di Padola dal passo Monte Croce Comelico a San Nicolò |
Auronzo | tutto il bacino dell'Ansiei da Misurina-Lavaredo a Cima Gogna |
Oltrechiusa | medio bacino del Boite dalla Dogana Vecchia, San Vito, Borca, Cibiana di Cadore, Venas |
Centro Cadore | innesto delle valli del Piave e del Boite, Tai, Pieve di Cadore, Calalzo, Domegge, Lozzo di Cadore |
Oltre Piave | sinistra idrografica del Piave nel centro e basso Cadore, Vigo, Laggio, Pelos, Lorenzago di Cadore, al passo Mauria e a Sella Campigotto |
Basso Cadore | da Perarolo di Cadore a Termine di Cadore verso Longarone |
Oltremonti | la Val Fiorentina con Selva di Cadore e Pescul |
Ampezzano | alto bacino del Boite da Cimabanche e la Val Travenanzes alla Dogana Vecchia tra Cortina e San Vito, ha sempre formato (fino al 1923) l'area ladina storica, assoggettata al Tirolo e sempre rimasta oltre i confini storici della Serenissima Repubblica |
suddivisione amministrativa attuale |
Alto Cadore | Sappada, Comelico Inferiore, Oltre Piave, Comelico Superiore, Auronzo, Ampezzano |
Basso Cadore | Oltrechiusa, Centro Cadore, Basso Cadore, Longarone, Val di Zoldo, Oltremonti |
Agordino | Livinallongo, Colle Santa Lucia, Selva di Cadore, Rocca Pietore, Alleghe, Agordo, Falcade |
vedi approfondimenti
vedi anche
Pieve di Cadore
- sede della Magnifica Comunità di Cadore
- città natale di Tiziano Vecellio con la casa-museo del grande pittore
- centro dell'occhialeria cadorina con il Museo dell'Occhiale
- castello per il controllo della confluenza valli del Piave e Boite fin dall'epoca romana e nel medioevo
- monte Castello e monte Rico, tassello centrale dell'ottocentesca "Fortezza Cadore-Maè"
- Pieve di Cadore: coord.
N.46°25'43.6" E.12°22'32.1"
Calalzo di Cadore
Nel colle che digrada verso il lago di Centro Cadore si trova la zona naturalistica di
Lagole.
Il luogo, nonostante tutto, è ancora molto suggestivo, con numerose sorgenti solforose e termali e alcuni laghetti.
Fu uno dei più importanti "santuari" paleo-veneti, legato al preistorico culto della fertilità, ma rimasto per millenni, perfino in epoca tardo-romana e alto-medioevale, fiorente luogo di cure termali per le sue acque 'miracolose' capaci di guarire le ferite.
Lagole si può considerare all'origine degli insediamenti cadorini.
Il medioevale villaggio di Calautio fu uno dei più vivaci centri della Magnifica Comunità Cadorina, con proprie 'Regole' rispettate anche alla stipula della 'stretta' alleanza con la Serenissima Repubblica Veneta avvenuta all'inizio del '400.
La vivacità e l'iniziativa dei calalzini si concretizzò a metà ottocento con l'avvio della produzione 'industriale' dell'occhialeria.
- Associazione Turistica Pro Loco Calalzo -
www.dolomititerme.it
- Associazione 'Calalzo Natura e Sport' -
www.calalzonaturaesport
- Calalzo di Cadore: coord.
N.46°26'49.0" E.12°22'49.0"
Domegge di Cadore
Avamposto romano a due miglia (du milia) da Lagole (Calalzo), a suo tempo mansio romana, in epoca medioevale è citato come Domeglo e Domeglis.
Si trova a metà del Lago di Centro Cadore, lungo il fiume Piave, circondato dai gruppi dolomitici dell'Antelao, delle Marmarole, del Montanel-Cridola, dei Monfalconi Spalti di Toro.
-
www.domeggedicadore.info
Lorenzago di Cadore
Dopo la distruzione avvenuta nel 1855, causa un incendio, del centro storico allora costruito prevalentemente con le case di legno, venne attuato un coerente e razionale progetto di ricostruzione con le case in muratura.
La sorte e gli incendi erano cose comuni a quell'epoca, specie nei piccoli borghi montani con le case rannicchiate una accanto all'altra ed edificate con materiali poveri (per l'epoca) quali il legno.
Ricostruzioni simili sono molto comuni e venivano denominate "Rifabbrico", infatti in molti paesi si trovano borgate con questo nome.
A Lorenzago venne
riedificato il centrale quartiere di Gortina.
In tempi recenti Lorenzago è diventato famoso per i soggiorni estivi di Papa Giovanni Paolo II, nella villa 'Castello di Mirabello'.
Il grande Papa era un cultore della montagna e si dedicava a belle passeggiate tra i boschi di Lorenzago.
Ora è possibile percorrere una bella escursione sulle tracce di quei sentieri.
In paese è stato allestito un piccolo museo, aperto in stagione estiva a cura di volontari, dedicato alle memorie del Papa nei suoi soggiorni a Lorenzago.
-
www.comune.lorenzagodicadore.bl.it
Lozzo di Cadore
Famosi i sentieri di Lozzo.
In particolare nel meraviglioso altopiano di Pian dei Buoi, ai margini del gruppo delle Marmarole, dove si trovano i rifugi Ciareido e Baion.
La strada per Pian dei Buoi è strettissima, a difficili tornanti, parzialmente sterrata, lunga 13 km. e nel periodo estivo con percorrenza a senso unico alternato: al mattino solo salita, al pomeriggio solo discesa.
www.lozzodicadore.org
Lozzo di Cadore: coord.
N.46°29'39.6" E.12°27'08.1"
Vigo di Cadore
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www.comune.vigodicadore.bl.it
-
www.laggiodicadore.it
Perarolo di Cadore
www.comune.perarolodicadore.bl.it
Ospitale di Cadore
Castellavazzo
www.castellavazzo.bl.it
Longarone
vedi anche
Longarone e il museo 'Longarone Vajont attimi di storia'
Il museo si trova in piazza Gonzaga, 1 a Longarone (Belluno)
aperture:
- orario invernale: lunedì-venerdì 9:00-12:30 / 15:00-18:00, sabato 9:00-12:30
- orario estivo: lunedì-sabato 9:00-12:30 / 15:00-18:00, domenica 9:00-12:30 / 15:00-18:00
- agosto orario continuato
Il museo è gestito dalla Pro Loco di Longarone, per informazioni: www.prolocolongarone.it
Altro luogo della memoria è il Cimitero Monumentale delle vittime del Vajont che si trova a Fortogna (Longarone)
La grande guerra e i sistemi fortificati del Centro Cadore
Il centro Cadore fu interessato dalla cosidetta 'Fortezza Cadore-Maè' (o ridotto Cadorino), integrato nella regione fortificata del Bellunese, comprendente anche la 'Fortezza Cordevole' nell'agordino, un sistema militare con forti corazzati, caserme in quota, postazioni d'osservazione, campi trincerati, strade di collegamento, impianti di comunicazione centrali elettriche e centri di comando, funzionali alla difesa del confine nord-orientale, totalmente scoperto all'annessione del Veneto all'Italia (1866).
Il sistema, concepito già nell'ottocento, venne completato nei primi anni del novecento e dimostrò fin da subito l'inefficacia e la fragilità dei concetti difensivi ottocenteschi (per non dire medioevali), più utili al controllo di transiti commerciali che a vere e proprie difese pesanti da (inesistenti) aggressioni militari di grande portata.
Bruciavano ancora le umiliazioni napoleoniche e su quel concetto di difesa vennero effettuate grandiose opere in quota, per il controllo di strade e passi naturali.
La strategia prevedeva anche un concetto offensivo, la 'Fortezza Cadore' doveva servire come base logistica per l'aggressione delle vie di comunicazione imperiali quali la Val Pusteria e Fortezza (Franzenfeste) in modo da tagliare il rifornimento del 'saliente' Trentino, vero incubo degli alti papaveri militari italiani, ed anche le comunicazioni del Tagliamento-Isonzo verso il Friuli.
Per i paesi, e le popolazioni locali, la gran quantità di denaro speso fu un buon volano economico, pur con numerose problematiche collaterali.
L'Italia, e il suo esercito, erano elementi estranei e lontani e poco importava se l'invasore fosse l'Austria o l'Italia.
Si viveva di economia e forte solidarietà montanara, fulcro della civiltà erano le Regole Cadorine che cementavano una identità molto forte.
Forse si guardava ancora con molta nostalgia alla Veneta Serenisima Republica, che ebbe la sua forza proprio nel rispetto di una forte autonomia e identità locale.
Grandissimo segno di civiltà straordinariamente corrisposto dalle popolazioni cadorine.
Nell'ottocento, con il dominio austro-ungarico dapprima e italiano poi, si passò bruscamente ad un sistema-stato fortemente centralizzato, con il risultato di grandi scompensi che impoverirono e portarono alla fame questi delicati territori, attuatasi con l'emigrazione di centinaia di migliaia di abitanti.
fasi costruttive e opere militari realizzate
- sbarramenti della Serenissima: 'Chiusa di Venas' e 'Chiusa di Lozzo', sbarramenti stradali del 1500 e 1700
- prima serie di modeste difese subito dopo l'annessione del Veneto all'Italia: postazioni dei Colli di Vigo atte a battere la strada di Treponti-Cima Gogna
- 1880: sbarramento di Pieve di Cadore e Tai di Cadore, con i forti Monte Ricco, Batteria Castello e Col Vacher
- 1882-1896: completamento delle opere di Pieve di Cadore e opere accessorie a formare il 'Campo Trincerato di Pieve di Cadore'
- 1896: fallimentare guerra di Adua che assorbe voragini di denaro pubblico, con conseguente ridimensionamento delle spese militari in Cadore
- dal 1904: nuovo impulso con la concezione di fortezze corazzate con cannoni su cupole girevoli, concretizzatesi con
- due opere 'basse' a Col Piccolo di Vigo e a Pian dell'Antro di Venas, con compiti direzionali
- tre opere 'alte' al Monte Tudaio, al Col Vidal e al Monte Rite
- opere minori o accessorie e osservatori quali la Caserma Miaron alla Mauria, a Col Pradamio presso Longarone
Allo scoppio del conflitto la 'Fortezza Cadore-Maè' disponeva di una settantina di ufficiali, di circa 4000 uomini di truppa, di quasi un centinaio di pezzi d'artiglieria pesante.
Fu interessata solo marginalmente da operazioni belliche, sviluppatesi nelle Dolomiti centrali e nel Carso, e tutta l'area venne velocemente abbandonata con gli avvenimenti di Caporetto.
Le opere militari di inizio secolo furono un enorme spreco di denaro pubblico e a nulla servirono nello svolgimento della grande guerra, come ben sappiamo col senno di poi.
Ci resta la consolazione che molti di questi impianti si prestano alla 'riconversione' turistica e permettono di raggiungere facilmente luoghi interessanti e molto panoramici.
approfondimenti - vedi anche