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- Museo etnografico di Crespadoro, apertura su appuntamento
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E' il più alto dei comuni della Valle del Chiampo al confine geografico tra Cima di Marana (e quindi le Piccole Dolomiti) e
le Cime della Lobbia, alta lessinia orientale.
Il nome potrebbe derivare da 'Crispa Oro' (terreno ondulato e soleggiato o anche creste soleggiate),
ma altre ipotesi riguardano la 'cava d'oro' per le molte leggende legate all'oro come il vitello d'oro del Colle del Basto,
oppure indicanti la lavorazione del 'crespo', riguardante la lana e la pastorizia già in epoca preistorica.
La storia, pur essendoci documenti scritti solo dal medioevo, risale infatti a tempi molto antichi.
Reperti preistorici dell'età del ferro sono stati trovati alla Purga di Durlo
(purk, purga o anche burgh a significare castello o luogo fortificato - per estensione si indica
una caratteristica cima dalla forma conica-piramidale isolata nel sistema collinare, in prevalenza di origine vulcanica del periodo terziario,
molto adatta ad insediamenti di castellieri e castelli), poi le tracce della 'via Visentina' già luogo di passaggio, e soprattutto contrabbando,
tra l'alta pianura pedemontana veneta centrale e il Tirolo,
quindi le popolazioni germaniche-galliche pre-romane,
poi i romani che riutilizzarono gli antichi castellieri come torri d'avvistamento e presidi militari,
poi le invasioni barbariche in particolare longobarde con insediamenti a Faraselle (da Fara, ora Fraselle)
e probabilmente anche al castello di Durlo.
Tutta medioevale la lunga disputa tra signorotti locali, feudatari e liberi comuni e la duecentesca epopea dei Cimbri.
La maggior parte dei toponimi sono di origine bavarese-medioevale e per secoli si è parlato il 'Cimbro',
definizione di lingua e civiltà coniata successivamente, ma impostasi come significato corrente.
L'insediamento dei boscaioli/pastori bavaresi è attestato da un documento del 1287 allorquando vescovo Bartolomeo della Scala
concedeva l'area di Crespadoro ad un numeroso gruppo familiare, assegnandogli un sacerdote che parlava quella lingua,
in cambio di una decima.
Nel 1326, su concessione di Cangrande della Scala, Crespadoro si costituisce comune autonomo, come del resto Durlo con Campodalbero.
Sistemazione confinaria confermata anche nel successivo dominio dei Visconti (1387) e dalla 'donazione' alla Serenisima Republica Veneta
del 1404, che restò immutata fino al 1815 quando s'impose il dominio austriaco.
Vestenanova (Verona)
- Vestenanova
- Vestenavecchia
- Castelvero
- Cracchi
- Bolca
Antica Pieve di Sant'Antonio Abate a Vestenavecchia
Pieve romanica 'campestre' del XII secolo per lungo tempo centro religioso più importante e Chiesa Madre della valle dell'Alpone
sul colle vulcanico a ridosso dell'antico insediamento di Vestenavecchia e dove fin da tempi remotissimi esisteva un castelliere.
Ai piedi del colle nel '400 venne edificata una nuova chiesa poi divenuta 'Rectoria' (parrocchiale) nel 1525.
A sua volta questa chiesa, ormai vetusta, venne abbattuta e ricostruita nell'attuale chiesa parrocchiale nel 1863.
Anche l'antica Pieve, dismessa quale edificio di culto, verso la fine dell'ottocento si trovava in stato di abbandono.
Venne utilizzata ad inizio novecento quale edificio scolastico e poi teatrino, per essere adibita a postazione militare dei partigiani durante
la seconda guerra mondiale.
Ma dopo l'incuria il primo restauro negli anni settanta del secolo scorso.
Nel 1982 il rifacimento del tetto a capriate di legno e il restauro delle mura perimetrali,
successivamente si mise mano ai resti dei preziosi affreschi settecenteschi
delle pareti e dell'abside. Durante questi lavori vennero alla luce anche affreschi cinquecenteschi.
Gli affreschi mostrano le figure di Sant'Antonio Abate, di San Zeno Vescovo, di Sant'Urbano Papa, mentre gli antichi affreschi in parte rovinati
mostrano la maestosa figura del Cristo risorto e l'Annunciazione.
Nella chiesa è custodita anche una scultura settecentesca della Madonna del Carmine con Bambino in braccio.
Dei tre altari originali di legno, rimane l'altare maggiore in pietre policrome.
Il sacro edificio si raggiunge a piedi, partendo dalla parrocchiale di Vestenavecchia, per i due brevi sentieri della 'Via Crucis' e 'Via Dolorosa'.
Generalmente l'antico luogo di culto è aperto, con visita guidata, tutte le domeniche di luglio e agosto.
In altri giorni, su prenotazione, chiedere al Comune di Vestenanova.
Castelvero
Già dal nome 'Castrum Vetus' (castello -romano- antico) s'intuisce la lunga storia di questo luogo,
ma i primi insediamenti risalgono ad epoche pre-romane.
Un nuovo castello venne eretto dai Mezzagonella, feudatari degli Scaligeri, sul monte Castellaro (e anche questo toponimo la dice
lunga sulla frequentazione pre-romana).
Cracchi
Contrada sulla valle del Chiampo su di un piccolissimo altopiano caratteristico ed isolato, tra luoghi ricchi di fascino e leggende come il
'lago dei Cracchi' e la 'grotta delle Anguane'.
Toponimo derivante dal latino 'bubulca'.
Località famosa in tutto il mondo per la 'pesciaia', la cava dove sono stati estratti i più spettacolari reperti fossili di pesci
e piante che si trovano in numerosi musei, in particolare al Museo di Scienze naturali di Verona.
I primi documenti e ritrovamenti 'scientifici' risalgono al 1555,
ma la ricerca sistematica ebbe grande influsso e vivacità tra gli studiosi ottocenteschi.
Anche per questo luogo la storia è lunga e antica.
Nella caratteristica 'Purga' (vedi sopra - purk, burgh = castello o luogo fortificato) il vulcanico colle piramidale alle spalle del paese,
già frequentato in epoca preistorica venne eretto un castello medioevale tenuto dai Mezzagonella per conto degli Scaligeri.
San Giovanni Ilarione (Verona)
Badia Calavena (Verona)
Chiaro il riferimento del toponimo all'Abbazia Benedettina.
I documenti storici ci portano al 1040 quando venne costruito un castello sul Monte San Pietro, voluto dal Vescovo di Verona.
Le lotte tra feudatari locali non tardarono a portare vendette e distruzioni e ben presto venne la volta del castello, tuttavia gli altri beni ecclesisastici sul monte, quali la chiesa ed il monastero benedettino, vennero risparmiati.
Dopo la visita di Papa Lucio III, avvenuta nel 1185, l'antico monastero benedettino acquistò notevole importanza grazie ai privilegi pontifici concessi.
Il Papa salì a piedi al Monte San Pietro per benedire la chiesa, fatto ancor ricordato dal tracciato del sentiero d'accesso.
Grazie alle ricchezze monastiche, nel 1424 venne costruita l'Abbazia ai piedi del monte.
Ma le stesse ricchezze, vale a dire gli onerosi tributi dovuti dalle popolazioni locali per la maggior parte di 'cimbri' boscaioli, furono anche la rovina del monastero.
L'ultimo abate lasciò il monastero nel 1529, dopo forti tensioni con le popolazioni locali che rifiutavano le pesanti tasse.
Illasi (Verona)
Dell'epoca romana numerosi sono i ritrovamenti lapidei in quello che fu un vasto agro centuriato nella salubre e fertile alta pianura veronese e nelle prime fasce collinari della Lessinia.
Di quell'epoca reperti del monumento funebre della gens Sertori, custoditi al museo Maffeiano di Verona.
Le testimonianze maggiori riguardano l'epopea longobarda, in particolare materiale di corredi funerari di prezioso valore artistico nella necropoli di Cellore di Illasi risalenti al VII secolo.
La necropoli fu scoperta nel 1878 nel corso dei lavori di scavo delle fondamenta della nuova chiesa parrocchiale, parte del materiale si trova ora al museo Castelvecchio di Verona.
A quell'epoca la vallata era denominata Val Longaziera e ricca è la documentazione storica, confermata dalla toponomastica delle contrade che al tempo costituivano gli abitati di 'ville' e 'vici', come Arano, Semonte, Sorcé, Colaré, Panaghe, Cisolino, Gusperino, Figarolo, Valnogara, Montecurto, ecc.
Il territorio soggetto a Illasi si estendeva molto anche verso la pianura fin oltre l'antica strada romana Postumia, ora statale 11 (Verona-Vicenza), grazie ai benefici del 996 concessi dall'imperatore Ottone III al Curato della Pieve di Illasi.
E fin da allora nei documenti è testimoniata la vasta e sistematica cultura dell'ulivo e della vite.
L'antica chiesa è scomparsa ma su tutto il territorio domina ancora il scenografico profilo del castello, posto sul colmo più favorevole della lunga tondeggiante collina che si protende verso la pianura.
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Soave (Verona)
L'area, ma soprattutto i colli attorno alla cittadina sono stati abitati fin da tempi remotissimi.
Nel colle della Rocchetta sono stati rinvenuti insediamenti dell'età del bronzo.
Dove sorge il castello vi erano sicuramente insedimenti militari romani, mentre la valle era un 'pagus' romano lungo l'importante arteria stradale della Via Postumia.
E', tuttavia, dall'alto medioevo che si hanno notizie certe di un villaggio dove si insediarono tribù Suaves-Sveve al seguito dell'invasione longobarda di Re Alboino, attorno al 568.
Il nome di Soave potrebbe derivare dalla storpiatura di Suaves.
Attorno al mille la fiorente cittadina diviene un libero comune, ma feudatari e signoria Scaligera non tralasciano l'importante insediamento castellano in posizione strategica a dominare la strada tra Verona e Vicenza (la romana Postumia) verso i confini col vicentino.
La cittadina, accerchiata dalle mura che si diramano dal maniero, ne segiurà le sorti.