Chiesetta campestre di San Martino a Castelciés di Cavaso del Tomba
Bocca di Serra è valico collinare tra la Valcavasia, con il torrente Curogna affluente del Piave, e la piana di Monfumo, verso la dorsale dei Colli Asolani.
E' luogo paesaggisticamente bellissimo, con ampie visioni sul monte Grappa, il Piave e i Colli Asolani e, sullo sfondo, la pianura.
Il colle è stato frequentato fin dall'antichità.
La forma stessa della gobba collinare, forse perfino adattata allo scopo, è tipica dei Castellieri che punteggiavano quasi tutti i rilievi pedemontani, sfiorati già in epoca antichissima da tratturi e vie commerciali.
Sono stati rinvenuti reperti archeologici dell'età del Bronzo (1400 a.C.) e del Ferro e di epoca romana, ma il periodo storicamente più importante fu attorno al mille, quando sul colle esisteva un castello, con un piccolo borgo, vari annessi e la chiesetta.
I miseri resti delle fondamenta e delle basi murarie, oggetto di restauro conservativo negli anni '90, sono quel che rimane del castello tradizionalmente risalente all'epoca dell'Imperatore Enrico II (1002-1024).
Probabilmente fu edificato, su strutture ancor più antiche (forse anche di epoca romana), da Gherardo Maltraverso.
Il luogo era strategico per il controllo della Pedemontana e dello sbocco in pianura del fiume Piave.
Assieme ad altri presidi importanti, quali Asolo, la Rocca di Cornuda, la Bastìa di Cavaso e altri, costituiva un importante distretto militare sulla destra Piave.
Il controllo della fortezza fu affidato a diversi signorotti locali, in particolare ai Da Castelli, insediati nell'omonimo vicino piccolo borgo in Comune di Monfumo.
Il castello fu assediato e completamente distrutto nel 1284 da Gherardo Da Camino, nel corso delle feroci, oscure e interminabili dispute tra i Caminesi, i Collalto, gli Ezzelini e i Vescovi di Treviso, Feltre e Belluno, per il dominio delle contee trevigiane e feltrine.
Dispute mediate dai Veneziani e dallo stesso Imperatore Federico Barbarossa.
Quel che resta di osservabile è la base della cinta muraria rettangolare e le fondamenta del Mastio.
Su questo colle, solitario e silenzioso, ancora intatto dal punto di vista naturalistico, poco antropizzato, ricco di ulivi e qualche vigneto e con solo alcune case a formare un piccolo borgo, rimane un suggestivo oratorio.
E' dedicato a San Martino, tipico santo del tardo medioevo la cui festa è stata "riciclata" da ben più antiche tradizioni celtiche.
Era, e lo è ancora, la festa di chiusura dell'annata agraria.
Ancor oggi le mamme dei dintorni sono solite portare nell'oratorio un oggetto del neonato, quale portafortuna.
Elegantissimo il piccolo campanile a vela sopra la porta d'ingresso, tipologia ora abbastanza rara nel trevigiano, ma che suggerisce immediatamente il fascino del profondo medioevo.
L'unica campana non è l'originale, trafugata in epoca recente (1985).
L'interno, con il tetto caratterizzato da travi di legno, è impreziosito da affreschi cinquecenteschi e vi sono conservati alcuni manufatti di epoca romana.
Devastazioni dovute all'esplosione di una bomba durante la prima guerra mondiale e scavi archeologici recenti (anni '90), hanno permesso di riconoscere le tracce dell'originale aula di culto, datata attorno al X secolo, più ridotta dell'attuale, e dell'annesso cimitero, oltre ai segni di una Domus romana.
Tra i reperti, da ricordare una stele con due facce recanti un'iscrizione in alfabeto retico-etrusco e in latino antico.
Una tipologia che ricorre in alcuni antichissimi oratori presenti nelle fascie collinari dell'alto trevigiano.
Potrebbe appartenere alla serie di strane pietre con misteriose incisioni runiche, non completamente decifrate, dette 'piere dei mat' (pietre dei matti) dalle quali deriva la leggenda, fin dall'epoca longobarda, che attribuisce la pazzia a chi tocca la pietra.
Probabile che si tratti del reperto di un tempietto votivo di epoca romana, cosa molto diffusa e comune nel territorio.
A questa si contrappone la stele funeraria di Calpurnio Saturnino, un personaggio locale.
La chiesetta si raggiunge con una brevissima passeggiata.
Parcheggio in prossimità del valico di Bocca di Serra (tra Cavaso del Tomba e Monfumo)(indicazioni).
Dalla barchessa di una vecchia casa, caratterizzata da un grande e bellissimo affresco (recente), si sale un sentiero selciato nel bosco che in pochi minuti conduce alla radura dell'oratorio e con un'altra breve rampa alla sommità del colle dove si trovano i resti del castello.
L'11 novembre, festa di San Martino, si tiene una interessante manifestazione religioso-fieristica, particolarmente sentita dalla popolazione del circondario.