le Ville Venete: considerazioni
Impresa difficile scrivere delle ville venete. Discutere del loro valore monumentale o raccontare la loro storia sarebbe assai più facile, e di questo molto, anzi moltissimo, è già stato scritto e fatto vedere, al punto da diventare cosa perfino inflazionata. Non voglio nemmeno addentrarmi in tesi che dimostrino che le ville del Palladio sono capolavori assoluti dell'arte o, al contrario, opera manieristica di un mestierante scopiazzatore dell'antichità classica.
Interessa capire se, nel contesto attuale, sia possibile una fruizione che restituisca un minimo di lettura e comprensione corretta di quel mondo: l'epopea veneziana di terraferma conclusasi con l'uragano Napoleone.
E preme individuare il 'come' affrontare questa lettura e se e come, supportati da studi storici e d'arte, sia possibile una nostra personale avventura alla scoperta di questo affascinante mondo che non esiste più, senza cadere nelle trappole del turismo della banalità e dei lustrini.
Chiaro che la visita ad una villa, con la considerazione che la villa - quasi sempre - è una specie di 'protuberanza' della città Serenissima, è pur sempre una esperienza meritevole.
Fuor di dubbio che le città venete, a cominciare da Venezia ovviamente, ed il loro entroterra siano uno dei massimi contenitori al mondo di opere d'arte. La visita diretta è cosa irrinunciabile anche nel caso richieda notevoli compromessi. Ovvio, ormai, che il contesto storico, culturale, antropologico, ma anche e soprattutto paesaggistico della campagna veneta, teatro di quel mondo 'di villa', sia totalmente cambiato o stravolto.
Non accaniamoci a rimpiangere le cause di questa 'devastazione', al confronto della quale le leggende di Attila e dei barbari sono perfino poca cosa, anche se è facile individuare negli anni del boom economico del dopoguerra il periodo di massimo intervento. La corsa alla devastazione continua imperterrita, unica utopia potrebbe essere il riconsiderare, collettivamente, il senso ed il contesto dell'ambiente in cui viviamo.
Ci sono aree del Veneto che presentano concentrazioni straordinarie di questo genere di edifici, possiamo definirle dei 'distretti' di ville. Prima tra tutte la 'Riviera del Brenta', lungo il canale navigabile che da Venezia porta a Padova, come risultato delle deviazioni e scavi che, con il Canale Piovego, uniscono a Padova il Bacchiglione al Brenta e le due deviazioni dello stesso Brenta verso la foce di Brondolo (Chioggia). Poi la fascia tra Venezia e Treviso, il 'Terraglio' in particolare. Quindi la 'Riviera Berica', da Vicenza in direzione di Noventa Vicentina, proprio ai piedi dei Monti Berici. Ricalcano i canali d'acqua, vere vie di penetrazione dello stato di terra veneziano.
A questi vanno aggiunti edifici sparsi, diciamo così non organizzati, che raggiungono 'concentrazioni diffuse' in particolare nell'alto trevigiano e nella fascia pedemontana centrale, con maggior concentrazione a Montebelluna, Asolo, Bassano del Grappa e Castelfranco Veneto. Altra 'concentrazione diffusa' si trova nella pedemontana dei Lessini, tra Vicenza e Verona, ed anche nelle colline dell'alto Vicentino. Quindi il Feltrino con sconfinamenti nel Bellunese: fanno comunque storia a sé ed in genere sono opere dell'ultimo periodo di splendore.
Fenomeno diverso, che parzialmente si sovrappone alla villa 'veneziana', è la villa Palladiana, diffusa soltanto nel vicentino e nelle confinanti aree padovane e trevigiane.
Quel che ci interessa è considerare l'approccio, inteso come avvicinamento, raggiungimento, modo di portarci a queste dimore. Non è argomento pretestuoso, perché è solamente con la comprensione del contesto territoriale, misurandone fisicamente gli spazi, che si può tentare di capire il ruolo storico e cercare un senso, anche se solo immaginario, di quel fenomeno che fu la villa.
E qui arrivano i veri dolori.
Le aree più importanti, e la Riviera del Brenta (tranne qualche tratto che fa eccezione) in particolare, sono talmente degradate ed alterate da un punto di vista architettonico e ambientale, da rendere quasi impossibile una lettura contestuale di questi monumenti.
Personalmente ho provato più volte ad avventurarmi in bicicletta tra le ville della Riviera del Brenta ed anche tra quelle della Riviera Berica e l'esperienza è stata davvero frustrante, al punto da innescare una specie di rigetto verso queste strutture: strade e incroci impossibili, traffico esasperante, rumori esagerati, capannoni industriali, case brutte brutte, rendono la visita poco appagante.
Sotto questo aspetto probabilmente la villa più significativa è
Villa Manin a Passariano di Codroipo (Udine), inserita in un contesto di campagna ancora notevolissimo, poco devastata da strade e insediamenti novecenteschi.
Meritevole di un 'giro in giro', in bicicletta, tra la campagna, le rogge e l'alveo del Tagliamento tra Codroipo, Camino al Tagliamento e Varmo.
Oppure un giro in bici sulla destra idrografica del Tagliamento, tra
Sesto al Reghena e Cordovado.
Sono i luoghi di Ippolito Nievo e per completare la comprensione di quell'atmosfera ormai irrimediabilmente perduta vale la pena di leggere "Le confessioni di un Italiano".
Tranne qualche eccezione quindi, e pur non disprezzando lo 'sbarco da marziano' dall'auto o dal pullman turistico e visita 'monumentale' - intendendo con questo 'la classica visita al monumento' - con tanto di guida ed istruzioni per l'uso, penso che la comprensione del fenomeno villa sia possibile solo in realtà più marginali ed isolate.
Penso alle vallette più isolate delle colline trevigiane o feltrine. Penso a luoghi come la profonda campagna del vicentino, dove la villa, palladiana o copia palladiana che sia, dà veramente la sensazione di quel che era il fulcro della vita contadina, con le barchesse funzionali alle attività agricole e la campagna 'alla veneta'.
Dimora di 'vacanza' estiva per parecchi mesi, con tanto di ricevimenti e feste, per il nobile di città e allo stesso tempo edificio 'imprenditorale' agricolo.
E attorno a queste grandi ed artistiche strutture una miriade di casupole bracciantili e di casoni.
Come affermavano i viaggiatori ottocenteschi inglesi e tedeschi - quelli dell'obbligatorio gran tour in Italia -, la campagna veneta era l'ambiente completamente costruito dall'uomo più bello che ci fosse al mondo.
E, fortunatamente, di queste realtà ne esistono ancora nel Veneto, ma richiedono ricerca e motivazione e, sicuramente, si possono trovare lontano dagli itinerari turistici sfruttati e dalle principali vie di comunicazione, motivo dello sviluppo della cultura del capannone. Sono realtà magari meno importanti, artisticamente e storicamente, ma che fanno del constesto più 'integro' il loro valore aggiunto e permettono, anche a noi del ventunesimo secolo, di assaporare il fascino di quel mondo che, come detto, era l'ambiente artificiale più bello al mondo.
"...a parte la bellezza dei paesaggi e la dolcezza del clima, l'Italia è l'unico paese in cui ci si sente convinti che l'arte domina davvero ogni cosa.
E tale convinzione infonde coraggio."
Anton Cechov
bibliografia generale ville venete e ville palladiane |
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titolo | autore | edizione |
Ville Venete | Ernesto Brunetta | 2020 - Editorale Programma |
Giardini del Veneto | M.B.Autizi | 2016 - Editoriale Programma |
Guida alle Ville Venete | E.Brunetta | 2015 - Editoriale Programma |
Ville Venete Aperte - Guida alla visita | Associazione Ville Venete | 2010 - Associazione Ville Venete |
Guida 'Ville Venete per le scuole' | Associazione Ville Venete | 2007 - Associazione Ville Venete |
Il sigillo del Palladio | Corrado Buscemi | 2008 - Cierre Grafica Verona |
Le ville venete, itinerari tra Veneto e Friuli | Istituto regionale per le ville venete | 1998 - Marsilio Venezia |
Ville Venete | Valeria Bové | 1999 - Editrice Arsenale Venezia |
Marca Trevigiana - Le ville venete | Sonia Montagner | 1999 - Libreria di Demetra |
Palladio e il Palladianesimo | R.Trenvor | 1992 |
La casa a nord-est | Sergio Maldini | 1991 - Premio Campiello |
Di Villa in Villa, guida alla visita delle ville Venete | A.Canova | 1990 - Canova |
Ville della provincia di Belluno | Adriano Alpago Novello | 1968 - Sisar Milano |
Le confessioni di un Italiano | Ippolito Nievo | varie |