monte Ceva e il sentiero delle creste 'Ferro di Cavallo', dal parco ex Cava Monte Croce e da Turri
Motivo di questa escursione è la salita al bellissimo belvedere del monte Ceva, da dove si può ammirare uno dei più bei panorami dei Colli Euganei.
Il sentiero dal parco ex Cava Monte Croce al monte Ceva, percorrendo tutto il giro del 'Ferro di Cavallo', è uno dei più bei sentieri euganei.
Abbiamo due possibilità per salire al monte Ceva.
Sul versante nord dal valico di Turri di Montegrotto oppure da Battaglia Terme, percorrendo le 'creste' del 'Ferro di Cavallo', partendo dal bellissimo Parco ex Cava Monte Croce.
Quest'anello conviene percorrerlo in senso orario se camminiamo 'escursionisticamente', mentre è probabilmente più adatto in senso antiorario per i 'runners' in quanto le rampe di salita sono in questo modo meno ripide ed anche per il primo tratto pianeggiante che permette un buon riscaldamento.
L'appellativo 'Ferro di Cavallo' è dovuto alla caratteristica forma di questa piccola dorsale collinare, culminante al monte Ceva (m.255), la più orientale dei Colli Euganei, quasi totalmente isolata tranne che per l'ombelico del passo di Turri.
Il Ferro di Cavallo è formato dai rilievi gobbosi del monte Croce, a ridosso di Battaglia Terme e interessato da una grande cava ora rinaturalizzata in parco naturalistico molto interessante per gli aspetti geologici, dal monte Spinefrasse, boscoso e selvaggio, dal monte Ceva, davvero particolarissimo per la sua geologia, ed infine dal monte Nuovo e Catajo che si protendono fino al piano a ridosso del monumentale
Castello del Catajo.
All'interno una valletta alluvionale, forse residuo di un bacino lacustre chiuso verso la pianura, visto il terreno molto torboso e umido.
Molto particolare e interessante la geologia di questo gruppo collinare di origine vulcanica.
Ancor più particolare e incredibile l'aspetto floreale.
Basti immaginare che convivono, sgomitando a pochi metri di distanza, piante sub-tropicali e piante sub-artiche con numerosi endemismi, anche rarissimi, di queste due inconcigliabili tipologie.
Vi sono gli infestanti Fichi d'India, gli incredibili Fichi d'India nani (rarissimi altrove) e felci e fiori dei climi boreali.
Su tutto prevale il paesaggio, grandioso e aperto, ci si rende perfettamento conto di come gli Euganei siano delle isole (quasi tropicali) in un mare di terra, ora fin troppo antropizzato.
In giornate terse si possono vedere in lontananza la laguna Veneta, gli Appennini Romagnoli, una vasta fetta delle Prealpi Venete.
Sotto i piedi, specie verso nord, il brulicare di case e strade come Montegrotto Terme, Abano Terme e Padova.
Particolare anche la vista sul resto delle 'gobbe' Euganee, una vista 'privilegiata' quasi esterna eppur intima.
Caratteristica la Rocca di Monselice, imponente la grassa mole del Venda.
Molto suggestive possono essere le giornate invernali, quando la pianura è interessata da basse nebbie mentre le alture emergono come isolotti inondate di sole.
Da quassù (si fa per dire...) si possono apprezzare in pieno i colori 'forti' delle terre Euganee, prevale il nero del terreno mischiato di torba e sabbie vulcaniche oppure rocce vulcaniche scure quasi nere e sopra il verde smeraldino e rigoglioso della vegetazione, intensissimo specie a primavera.
La nota negativa di quest'itinerario è nei rumori di fondo della 'civiltà', trovandosi a ridosso di importanti paesi e strade trafficate e soprattutto per i rumori della sottostante ferrovia Padova-Bologna che, tramite una galleria, ci passa sotto i piedi.
salita al monte Ceva dal parco ex Cava Monte Croce e anello del Ferro di Cavallo
Partiamo dall'ingresso al Parco ex Cava monte Croce, a Battaglia Terme vicino alla rotonda delle Terme Galzignano (dalla parte opposta rispetto alla 'strada Battaglia' Padova-Monselice, indicazioni Galzignano).
Vi è un piccolo parcheggio per poche auto (altri parcheggi nelle vicinanze), un posto sosta per camper (sbarra, solo a richiesta) e un piccolo chiosco con panchine e tavoli aperto nel periodo estivo.
Saliamo la scaletta e dirigiamo per l'ampia mulattiera verso destra fino a raggiungere un punto panoramico sulla grande ex cava, proseguiamo (destra e poi sinistra) per giungere al fondo della cava dove vi è un ampio spiazzo dove osservare le particolarità geologiche che emergono dagli scavi della ex cava.
E' un luogo interessante e affascinante, una specie di grande anfiteatro roccioso, potrebbe anche essere adatto per concerti e manifestazioni.
Risaliamo il sentiero verso sinistra dove troviamo un terrazzo panoramico dove vedere tutto il percorso del "Ferro di Cavallo" che andremo a percorrere e che chiude al
Castello del Catajo da qui ben visibile.
Poco oltre il grande cartello didattico dell'Ente Parco e una panchina, sulla sinistra troviamo il sentiero che sale rapidamente alla sella tra il monte Croce e il monte Spinefrasse.
Alla sella, eventualmente, possiamo anche giungere per il sentiero che parte verso sinistra dal parcheggio e che sale ai miseri ruderi del monastero al monte Croce, sentiero meno interessante e più faticoso.
Dalla sella monte Croce-Spinefrasse inizia la fatica, una lunga rampa a tratti molto ripida diritta sulla dorsale del colle.
E' completamente sul versante sud e tra rada boscaglia, quindi sconsigliabile quando il sole picchia forte o d'estate.
Fortunatamente la dura salita si risolve velocemente in un paio di centinaia di metri di dislivello e il tratto meno simpatico dell'escursione è alle spalle.
Il colmo dello Spinefrasse è una gobba boscosa indistinta e poco dopo si scendono un paio di risalti fino alla depressione tra lo Spinefrasse e la cresta finale del monte Ceva.
Dopo un po' di salita troviamo il bivio con il sentiero che sale da Turri (vedi l'altro itinerario sotto) e siamo già alle rocciose ripidissime articolazioni finali della cima, con la sua grande croce di ferro (m.255).
Il panorama è aperto e a 360 gradi, davvero stupendo, probabilmente il più ampio dei Colli Euganei.
La cima è rocciosa di lave scure e vi sono numerose colonie di Fichi d'India, abbastanza infestanti.
Proseguiamo lungo la dorsale verso est e raggiungiamo un altro risalto della cresta, un pulpito anche questo molto panoramico.
Ora scendiamo seguendo la linea dorsale per un sentiero boscoso non troppo ripido fino a raggiungere una caratteristica sella tra il Ceva e il monte Nuovo (o Novo), dove sulla sinistra si dirama il sentiero di discesa verso Turri.
Proseguiamo ancora lungamente sulla più larga dorsale del monte Novo, sempre boscosa, proprio sotto la linea ferroviaria e la galleria, infine giungiamo ad una sella dove troviamo un antico rudere di una torre, probabile avamposto a difesa della proprietà del Castello del Catajo, con per entrambi i versanti del colle una muraglia.
Scendiamo per la sassosa mulattiera di destra e in breve ci troviamo sopra l'imbocco della galleria ferroviaria, sentiamo le vibrazioni sotto i piedi quando passa il treno.
Subito dopo giungiamo alla stradina che svolge tutto il fondo della valletta, percorso anche escursionistico e per mountain bike noto come "Sentiero del Ferro di Cavallo".
Verso destra percorriamo tutta la stradina pianeggiante, proprio a ridosso del terreno in parte paludoso e torboso.
Un paio di chilometri davvero rilassanti e siamo nuovamente alla ex Cava monte Croce, dove possiamo risalire per uno degli ingressi secondari, oppure proseguire per la stradina per sbucare sulla strada principale a poca distanza dall'ingresso principale del Parco.
salita al monte Ceva dal versante nord, Turri di Montegrotto Terme
Dal piazzale della Chiesa di Turri (indicazioni da Montegrotto e una breve salita) a piedi si sale il centinaio di metri lungo la strada asfaltata verso il passo di Turri, breve ma violenta salita per ciclisti, proprio di fronte al ristorante Belvedere.
Verso sinistra si prende la stradina sterrata che dirige, tra un filare di siepi, verso la vicina cima del Ceva.
Alle pendici del monte, appena entrati nel bosco, si dirama sulla sinistra un sentierino a tratti ripido che, dopo aver girato sul colle verso sud/ovest, a sinistra dirige ripido alla cima sormontata da una grande croce di ferro.
La cresta di cima è rocciosa e si dilunga con una anticima verso est.
Tutto il terreno brulica del caratteristico fico d'india nano degli Euganei, pianta grassa adatta a resistere a questi magri terreni vulcanici e a sbalzi climatici estremi.
Il panorama, nonostante la modesta altezza di 255 metri, è un vastissimo giro d'orizzonte dal mare alle prealpi venete.
Per il ritorno, oltre naturalmente a ripercorrere il sentiero, si può divagare lungo la dorsale del Montenuovo verso il Castello del Catajo (Battaglia Terme) appena sotto, fino a giungere ad un affascinante rudere, forse un antico castello o una casa colonica turrita, con una muraglia che attraversa tutto il colle a protezione della proprietà del Castello del Catajo (non accessibile da qui).
Tornati indietro alla sella tra il monte Ceva e il Montenuovo, un sentiero verso nord permette di scendere a Turri, mirando alla non lontana chiesa che s'intravvede.