Veneto e Friuli nel 1798, dopo il trattato di Campoformio, e nel 1859 con il Regno Lombardo-Veneto
il Regno Lombardo-Veneto tra il 1815 e il 1866
Punto di rottura e svolta storica tra la staticità storica di fine settecento e la nuova situazione, turbolenta e in continua evoluzione che sfocierà nella grande guerra, fu la caduta della Serenissima Repubblica di Venezia.
Nel Veneto e nel Friuli, dalle campagne napoleoniche alla prima guerra mondiale, i 'paroni' cambiano diverse volte
- 1796 - Campagne napoleoniche francesi e caduta della Serenissima Veneta Republica
- 1798/1805 - Prima dominazione austriaca
- 1806/1814 - Dominazione francese, con la creazione di una Repubblica Cisalpina
- 1814/1848 - Seconda dominazione austriaca
- 1815 - Invenzione asburgica del Regno Lombardo-Veneto, durato tra il 1815 e il 1866,
successiva occasione per i territori "veneti" di Bergamo e Brescia e per il Ducato di Mantova di essere annessi alla regione "italiana" della Lombardia, invenzione amministrativa priva di fondamenti linguistici e culturali.
Governato da un Vicerè con sede a Venezia è tutt'ora uno stato "legalmente valido" in base ai trattati internazionali di autogoverno dei popoli, che prevedono un referendum a suffragio universale per le modifiche territoriali.
- 1848 - prima guerra d'indipendenza
- 1848/1849 - governo provvisorio della 'Repubblica di Manin'
- 1849/1866 - terza dominazione austriaca
- 1859 - Seconda guerra d'indipendenza - annessione (non legalmente valida) della Lombardia al Regno di Sardegna e smembramento dalla Venetia delle provincie di Bergamo e Brescia
- 1860 - Spedizione dei Mille di Garibaldi e proclamazione del Regno d'Italia con capitale a Torino e governato dai Savoia
- 1866 - Terza guerra d'indipendenza, il Veneto e il Friuli - sui confini della Serenissima - passano all'Italia
- 1866 - Trattato di Pace a Vienna.
Il regno Lombardo-Veneto viene ceduto ai Savoia (anche se di fatto la Lombardia era già stata annessa), con accordi di certo non trasparenti.
Referendum a suffragio universale maschile (o plebiscito 'truffa') per l'annessione del Lombardo-Veneto al Regno d'Italia, secondo molti storici non legalmente valido, con la conseguenza che il Lombardo-Veneto è ancora uno stato legalmente valido e internazionalmente riconosciuto.
- 24 maggio 1915 - L'Italia entra in guerra contro l'Impero Austro-Ungarico sparando il primo colpo di cannone dal Forte Verena, sull'altipiano di Asiago
La 'pax' veneziana garantì quattrocento anni di prosperità e 'qualità della vita' (per astuzia e interesse da mercanti, non certo per buonismo), anche per il popolino, ben maggiore che nel resto del mondo, pur nel contesto dell'epoca e di certo non senza ineguaglianze, ingiustizie e sfruttamenti.
I territori veneti divennero un campo di battaglia per le beghe tra regnanti europei e avventurieri Corsi (Napoleone).
Tutti invidiosi della ricchezza di queste terre, con la mira di risolvere i propri problemi economici e finanziare le rapaci ambizioni.
Una beffa considerando che la Serenissima fu l'unico stato a restare neutrale di fronte a tutte le armate.
Le vicende napoleoniche e risorgimentali andrebbero, quantomeno,
indagate con maggior serietà ed equilibrio.
Fatta a tavolino l'Italia degli intellettuali, dei faccendieri, dei politici e dei militari, bisognava fare gli italiani, ma su quest'ultimo punto non ci siamo ancora.
E' questo un capitolo molto dolente, tutto da riscrivere, senza posizioni "da tifosi accalorati" tuttavia senza pregiudizi o minimizzando e denigrando posizioni storiche popolari, minoritarie o perdenti.
Ricordiamoci, tra le tante posizioni storiche risorgimentali, vi furono "correnti di pensiero" che miravano ad una Italia quale
"Federazione Cattolica" di coordinamento stretto tra Stati sovrani (Venezia, Papato, Borbonici e lo stesso Stato Sabaudo).
In contrapposizione con posizioni 'centraliste' poi assunte (un po' malvolentieri) dai Sabaudi, processo probabilmente voluto proprio dalla Massoneria contro i Cattolici.
Qualcosa di più che "macroregioni", più simile (in miniatura) al federalismo americano.
All'epoca il processo risorgimentale era definito dai Savoia come
'la fusione', il concetto di Unità d'Italia era ancora lontano e l'epopea 'risorgimentale' ha molto del romanticheggiare a posteriori.
Risorgere, da cosa?
Lo stato borbonico delle Due Sicilie era uno dei più evoluti nel panorama europeo, il papato faro religioso del mondo, Firenze uno scrigno d'arte e cultura,
Milano si avviava a diventare una locomotiva industriale, Trieste effervescente intellettuale e sbocco al mare degli imperi centrali, il Veneto pur dissanguato, massacrato, costretto all'emigrazione di molti contadini causa l'accanimento delle follie napoleoniche, era pur sempre ricchissimo e in grado di riprendersi se non fosse stato 'giocato' dalle ambizioni straniere e sabaude.
Più ragionevole pensare ad una federazione atta a dar forza al rispetto internazionale per salvaguadarsi dalle mire dei grandi stati imperialisti europei.
Forse proprio questa la chiave per capire l'accanimento cumulativo contro i popoli italici.
Una penisola indebolita e fragile, ma pur sempre temuta per la sua vitalità che le deriva dalla grande storia e dalla grande cultura.
Andrebbe indagata con più cura e maggior rispetto la vicenda della
Nuova Repubblica Veneta di San Marco di Daniele Manin, che non va inghiottita nei "moti risorgimentali" con i quali ha poco a che fare.
Al forte Marghera combatterono, con onore, a fianco degli insorti, contro gli Austriaci e contro i Savoia, truppe del Regno di Napoli e reparti Papalini.
Il processo risorgimentale che portò all'unità fu certamente manovrato da influenze esterne (Inglesi), macchinato da massoni e intellettuali, campo da gioco per pre-romantici faccendieri, atteso dai rapaci esattori (ma ottimi amministratori) Austriaci, guardato con sufficenza dagli ambiziosi Savoia (poi sanguinari nelle rivolte siciliane), ma fu anche processo abbastanza casuale che non risolse minimamente le questioni aperte e non vide una minima traccia di progettualità rivolta al futuro della popolazione lavoratrice e contadina.
E di questo ne stiamo pagando le conseguenze.
Nel frattempo le guerre risorgimentali e la grande guerra (a quel tempo definita
Guerra d'Europa) sono state combattute proprio su queste terre.
Dai contadini e dai braccianti agricoli (del nord-est e del sud) e a spese dei contadini.
E questo ci fa dire con forza "basta a questa contapposizione tra nord e sud", sterile, inutile, o forse utile a qualcuno.
Fortemente centralista, sul modello degli stati ottocenteschi.
Vanno trovate motivazioni nel rispetto della storia, della cultura e delle tradizioni delle varie anime e aree d'influenza dei popoli Italici, tra i quali non esistono veri e propri confini, ma zone di osmosi.
E con questo torniamo al principio della nostra storia, quale modello di futuro, e possiamo guardare con ammirazione alle strutture politico/amministrative veneziane che nello Stato da Tera
fatto di federazione di Comunità fortemente autonome (Cadore, Altipiani, Lessinia, Contee di Pianura, ecc.), quasi al limite dell'indipendenza (Patria del Friuli), avevano la loro forza.
bibliografia storica veneta e friulana tra ottocento e novecento |
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titolo | autore | edizione |
1866 - il Veneto all'Italia e il Plebiscito | E.Brunetta | 2016 - Editoriale Programma |
Questione Veneta | Ettore Beggiato | 2015 - Raixe Venete |
La camicia rossa - Diario di un garibaldino Veneto | Alberto Mario | 2011 - Lendinara (ristampa) |
Il Veneto in Italia | Ivone Cacciavillani | 2010 - Corbo e Fiore Editori |
La Repubblica Romana del '48 | | 2010 - Marsilio |
Solferino. Storia di un campo di battaglia | U.Ladurner | 2010 - Il Mulino |
La strana unità | G.Oneto | 2010 |
Brandelli d'Italia | R.Bracalini | 2010 |
Né stato né nazione. Italiani senza meta | E.Gentilini | 2010 - Laterza |
C'era una volta il Trenino dell'Altopiano... Viaggi, storie e ricordi lungo la ferrovia | G.Rattini | 2008 - Cleup |
130 anni di migrazioni a San Giorgio in Bosco | P.Miotto | 2008 - Comune S.G.B. |
Il Risorgimento | Lucy Riall | 2007 - Donzelli Editore |
Controstoria dell'unità d'Italia | G. Di Fiore | 2007 - Rizzoli |
Credito Cooperativo - Storia di uomini, bisogni e successi in Veneto | M.Malvestio | 2006 - Marsilio Venezia |
Un secolo di cooperazione di credito nel Veneto | G.Zalin | 2006 - Signum Edizioni |
Gli ultimi Veneti | G.Cavallin | 2006 - Panda Edizioni Padova |
Attività agricole e tradizioni Venete nelle collezioni di Carlo Etenli | Flavio Dalla Libera | 2004 - Editrice Veneta Vicenza |
Rovigo e il Polesine tra ottocento e novecento | S.Garbato | 2004 - Canova Minelliana |
1866: la grande truffa | E.Beggiato | 1998 - Editrice Universitaria |
Italiani in Rio Grande | autori vari | Istituto Veneto per i Rapporti con l'America Latina |
La prima ferrovia tra Venezia e Milano: storia della imperial-regia privilegiata strada ferrata Ferdinandea lombardo-veneta | A.Bernardello | Istituto Veneto di scienze lettere e arti |
Le guerre dei Savoia | P. Del Negro | 1996 - Firenze |
Merica! Merica! | E.Franzina | 1994 - Cierre Edizioni |
El filò o la veglia in stalla | U.Bernardi | 1992 - Neri Pozza |
La città del lavoro | C.Fumian | 1990 - Marsilio Padova |
L'emigrazione dalla Carnia e dal Friuli | G.DiCaporiacco | 1983 - Udine |
Le fortificazioni austriache nel veronese | G.Perbellini | 1981 - Cortella |
Daniele Manin e la rivoluzione veneziana del 1848/49 | P.Ginsborg | 1978 - Milano |
Aspetti e problemi dell'economia veneta dalla caduta della Repubblica all'annessione | A.Zalin | 1969 - Neri Pozza |
L'agricoltura Veneta dalla caduta della Serenissima all'Unità d'Italia | M.Berengo | 1963 |
Studi su Ippolito Nievo | P.V.Mengaldo | Esedra Editrice |
Le confessioni di un Italiano | Ippolito Nievo | vrie edizioni |
approfondimenti e links esterni |
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