escursione al Col di Lana: Castello di Andraz, cima Col di Lana, monte Sief, passo Sief, valle Federe
Per questa escursione partiamo dal Castello Buchenstein di Andraz, anziché percorrere la più conosciuta salita al Col di Lana partendo da Pieve di Livinallongo.
Per chi non lo conosce, anche solamente raggiungere il Castello vale il viaggio.
E' un luogo che definire meraviglioso è ancora poco.
Meravigliano quei resti di castello sopra quell'enorme inacessibile masso errante, meraviglia l'ambiente e la natura.
Vedi anche
foto e storia del Castello di Andraz.
Col de Lana, Col del Sangue.
La nostra meta è la cima del Col di Lana, famosissima per la 'guerra delle mine e contromine' che hanno devastato le Dolomiti.
Al Col di Lana il 6 aprile e 17 aprile 1916, mina austriaca e contromina italiana, poi a settembre-ottobre 1917 al Dente e al Sief.
Moltissime le vittime da ambo le parti in questo settore centrale del fronte dolomitico (denominato Regione Lana), almeno 10.000 soldati ricomposti nei sacrari di Pian Salesei e del Pordoi, ma la maggior parte di vittime la fecero le valanghe e il freddo più che le azioni armate vere e proprie.
Vedi anche
la guera granda - prima guerra mondiale.
Molto spesso il Col di Lana viene trattato come una insignificante gobba sovrastata dai più nobili e famosi gruppi dolomitici.
Non è così.
Il Col di Lana è una bella montagna proprio al centro delle Dolomiti, verso le quali offre panorami mozzafiato.
E nemmeno la salita alla cima è banale.
Il Col di Lana è un vulcanite risalente al Triassico Carnico-Ladinico (230 milioni di anni), dove tra le nascenti strutture delle scogliere coralline dolomitiche s'insinuarono enormi condotti magmatici.
Oltre al Col di Lana nelle vicinanze il Pore, la catena del Padon e lo smantellato enorme 'vulcano di Predazzo'.
Anche per questi aspetti naturalistici il Col di Lana è molto interessante.
Non a caso tra queste scure balze rocciose e le chiare scogliere dolomitiche dei SettSass, che fecero da sponda alle effusioni magmatiche, a metà 1800 il naturalista e geologo Prof. Ferdinand von Richthofen (zio di Manfred, il Barone Rosso) meditò ed intuì
la genesi e l'evoluzione delle strutture dolomitiche, dal nome di Dolomieu che però non le capì a fondo, osservando quelle fasce rocciose definite Richthofen Riff, nei pressi della sella del Sief al Piccolo SettSass e nota come formazione di San Cassiano.
l'escursione in dettaglio
Lasciamo il castello di Andraz e proseguiamo lungo la stradina sterrata tra le poche case del borgo Castello, oltre le quali si aprono orti e legnaie, e giungiamo ad un 'festil' (fontana, abbeveratoio).
Da qui parte una buona mulattiera (indicazioni Pieve, Palla-Agai, Col di Lana).
Seguiremo integralmente il sentiero Cai 21b (bis).
La mulattiera s'inoltra nel fitto bosco e via via diviene ripida, attraversiamo alcuni depositi di legna e, dopo altre ripide rampe, incrociamo una stradina forestale.
Attraversiamo la stradina e seguiamo il sentiero, subito poco frequentato e subito ripidissimo.
Nonostante la faticaccia ci permette di 'mangiare' un buon dislivello di salita e raggiungere una sella erbosa al termine di un rado bosco di larici (quota m.2050 - Ciampluo in alcune carte) da dove ci appare l'incredibile piramide rossastra-nerastra del Col di Lana.
Sulla destra il ripidissimo pendio erboso del Roncion di Castello (Costone Castello), una propaggine est della cima principale del Col di Lana.
Senza scendere oltre la sella prendiamo a destra (nessuna indicazione) una miserevole traccia tra l'erba che s'innalza zigzagando sul ripidissimo, e un po' impressionante, pendio per congiungersi ad una traccia un po' più marcata che sale dalla baita oltre la sella verso il Col di Lana.
Con diversi zig zag, aggirando salti di roccia e sfasciumi rocciosi molto ripidi, tra qualche traccia di manufatti bellici, guadagnamo l'ampia e brulla piattaforma del Costone Castello (m.2240), con nei pressi la 'ridotta La Marmora' e la 'postazione il Fortino', per le opere e le trincee realizzate da una guarnigione italiana.
Proseguiamo per l'ampia dorsale verso il Col di Lana, in leggera discesa e attraversando numerose tracce di trincee.
Incrociamo il sentiero del 'Teriol Ladin', che attraversa la brulla selletta.
Di fronte a noi la cresta est del Col di Lana che ci appare in alto inespugnabile, comunque ripidissima, apparentemente di rocce instabili e franose, e questo ci preoccupa un po'.
A sinistra ammiriamo la grande valle del Cordevole e possiamo vedere la Civetta, sulla destra l'impressionante caldera di scure strutture rocciose tra il Col di Lana e il Sief, visuale tuttavia allietata dai bellissimi scorci sulla chiara catena dei SetSass e la ridente e bellissima valletta Federe, che percorreremo in discesa.
Aggrediamo la ripidissima cresta rocciosa, il sentiero si fa via via sempre più ripido e zigzaga tra imponenti sfasciumi rocciosi.
Le visioni sui ripidissimi pendii sono impressionanti, tuttavia non troviamo particolari difficoltà.
Arranchiamo sulla fascia rocciosa più alta, quella che appariva insormontabile, ma anche qui le difficoltà svaniscono e intuiamo che la cima è ormai vicina.
Raggiungiamo il bivacco Brigata Alpina Cadore con una ultima ripida rampa in traversata.
La salita, pur facendoci sbuffare di fatica, si è rivelata più facile di quanto appariva, nonostante l'impressionante ripidità dei pendii e senza alcun vero pericolo, almeno in condizioni ottimali e senza neve o ghiaccio.
Un sospiro di sollievo considerando che il tratto più faticoso e difficoltoso è alle spalle, un meritato riposo rifocillandoci al bivacco e passiamo ad ammirare il paesaggio, la piccola chiesetta alpina (costruita nel 1935), il monumento e il grande cratere di mina e raggiungere la vicina cima sovrastata da una grande croce.
Il paesaggio è a dir poco fantastico, siamo sul perno centrale delle Dolomiti e tutt'attorno possiamo riconoscere tutti i più famosi gruppi.
Marmolada, Padon, Sella-Pordoi, Sassongher, Conturines, SettSass, Scotoni-Fanis-Lagazuoi, Tofane, Averau-Nuvolau, Croda da Lago-Formin, Pelmo, Cernera, Pore, Civetta.
Mille metri più sotto del ripidissimo pendio, i microscopici paesi di Arabba, Livinallongo, Ornella, Cencenighe e perfino Alleghe.
Riempiti i polmoni di gioia e ammirazione per questi capolavori della natura, trattenuta a stento la lacrima per tanta meraviglia ed anche per la tanta, inutile, sofferenza in questo martoriato luogo della grande guerra che dopo un secolo possiamo ancora vedere e conoscere, scendiamo alla volta della cima del Sief, una delle cime del gruppo Col di Lana.
Tutto il tratto di cresta rocciosa percorre le rovine di trincee, ora ben restaurate e alcune anche coperte.
Il percorso si svolge tra balze e sfasciumi rocciosi, al margine delle verticali pareti verso nord e il ripidissimo pendio verso valle, tuttavia (almeno in condizioni ottimali) non vi sono vere e proprie difficoltà ed è tutto attrezzato con un corrimano di corda d'acciaio e agevolato da gradoni di legno e fittoni.
Superato il 'Dente' del Sief, un'ultima rampa e guadagnamo l'aerea cima del Sief.
Il panorama è lo stesso, ma da qui possiamo apprezzare l'enorme cratere della mina che ha sventrato la cima principale del Col di Lana.
Ora le difficoltà sono finite e con la massima tranquillità scendiamo la dorsale verso la sella del Sief.
Tutta l'ampia cresta erbosa è scavata da grandiosi trinceramenti, ora ben restaurati a formare un tassello del 'Museo all'aperto della grande guerra nelle Dolomiti'.
Alla sella del Sief un grande pannello illustrativo e le indicazioni dei vari sentieri.
Scendiamo verso l'ampia valle di destra, Federe nelle carte (verso il Falzarego), non vi è nessuna indicazione e nemmeno evidenti tracce di sentiero.
Scendiamo rapidamente senza percorso obbligato tra l'erba di pascolo, incrociamo il sentiero del 'Teriol Ladin' e scendiamo ancora mirando ai tabià sottostanti.
Ben presto troviamo una mulattiera che ci conduce al primo gruppo di tabià.
Ora percorriamo un buon tratturo, l'ampia valle boschiva diviene via via più amena e ridente, tra ampie radure, gruppi di tabià e gorgoglianti ruscelli d'acqua.
A metà discesa si apre una radura meravigliosa, un vero paradiso terrestre, la vista spazia sulle chiarissime strutture rocciose dei SettSass, sulle più lontane Lagazuoi e Tofane, sul bosco (bosco Roncion) e i tabià.
Ancora discesa più decisa nel bosco un po' più opprimente e sbuchiamo tra gli enormi massi del Sass da Beita (palestra di arrampicata), nei pressi del mulino ad acqua a poche decine di metri dal Castello, da dove eravamo partiti.
varianti
1) Allungando il percorso, dalla sella del Sief si può raggiungere il passo Valparola seguendo il sentiero Cai n.23 che attraversa, con leggeri saliscendi, tutto il versante sotto le belle pareti dei SettSass.
Dal Valparola si può scendere al Castello ritornando brevemente per il sentiero 23 fino al punto più basso della valletta sotto il laghetto e poi nel bosco, per buona traccia ma non numerata Cai.
Si allunga la camminata di un paio d'ore, ma con poca fatica e senza alcuna difficoltà.
2) Si può anche partire
dal passo Valparola per raggiungere la cima del Col di Lana.
3) Naturalmente si può partire dal Pieve di Livinallongo, in auto fino al parcheggio nei pressi del borgo di Agai, e poi per l'ampia mulattiera principale, passando per un piccolo museo privato (museo "Ezio Ragnes" - chiuso), e il 'Cappello di Napoleone'.
La salita (più facile del sentiero 21b descritto sopra) è comunque abbastanza lunga e con buon dislivello.
E' la 'normale' al Col di Lana, pur sempre molto interessante.
4) Molto interessante il sentiero del 'Teriol Ladin' che aggira completamente il Col di Lana, da Pieve di Livinallongo al passo Valparola, restando sempre in quota ma senza salire alla cima.