Stoccareddo di Gallio, il paese dei Baù
Cenni storici delle località di Stoccareddo e Zaibena
Fra queste valli e nelle grotte, nel fitto dei boschi o sul crinale dei rilievi a volte dolci a volte aspri, questa parte dell'Altopiano dei Sette Comuni che fiancheggia la selvaggia ma bellissima val Frenzela (fren-sela da Frea-sele, spirito di Frea, divinità dell'antica religione) sembra celarsi in modo ancora più evidente una storia millenaria tanto umile quanto affascinante.
Siamo su un balcone naturale affacciato sulla val Frenzela da dove la vista spazia sulla parte terminale della Valsugana fin sulla pianura veneta e giù giù fino a scorgere Venezia. Proprio quì sembra che una mano abbia posato un centinaio di case attorno ad una chiesa ossia il paese di Stoccareddo.
Ti guardi intorno e la natura stessa ti fà capire il perché, fra queste popolazioni, abbia pulsato per secoli un cuore libero ed abbia cercato ed avuto una propria autonomia etnica e linguistica.
Anche quì, forse, arrivarono quei Cimbri che il console romano Caio Mario rispedì verso le germanie nel 101 a.C.
E' più credibile che questa gente discenda da coloni bavaresi e/o tirolesi oppure che siano, secondo altra tesi, arrivati dalla Danimarca verso il X-XI secolo, che comunque volle far risalire la loro origine a quei Cimbri.
E' certo che fin dal XIII secolo questo sito dell'Altopiano dei Sette Comuni era abitato, anzi, da documenti del 1500 relativi ad una contesa territoriale fra Valstagna ed Asiago, viene specificato che: "cinque famiglie (quattro di cognome Baù ed una Rossi) avevano le loro abitazioni, con orto e alberi da frutto quí a
Stocare' e sei famiglie tutte di cognome Marini, avevano le loro abitazioni alla Zaibena".
L'economia silvo-pastorale, praticamente unica risorsa per queste località, come per tutto l'Altopiano, è sufficente per vivere e crescere con dignità per più di cinque secoli anche grazie ad un strada carrozzabile che, già dal 1350, si snodava sul fondo della val Frenzela con sbocco in Valsugana atta a facilitare i pastori nella transumanza delle numerose greggi.
Strada che resta per molto anche unica via commerciale, per il trasporto di merci e sopratutto legnami che poi arrivavano, su zattere lungo il Brenta, fino a Venezia.
Per la verità nel 1383 terminava la costruzione della ancor famosa
Cala' del Sasso che con i suoi 4444 scalini veniva usata per trascinare a valle il legname senza dover passare per il fondo valle dove, ben presto, Gallio pretese una tassa di passaggio.
La Cala' del Sasso, imponente opera-capolavoro di tecnica, nonostante l'incuria degli ultimi decenni, è arrivata a noi quasi intatta dopo più di seicento anni, forse anche a perché il sudore dei nostri avi ha cementato quelle dure pietre.
Nel 1477 il poeta veronese Francesco Corna descriveva le popolazioni della veronese Lissinia, della stessa origine di quelle dell'Altopiano, con i seguenti versi:
... una gente molto disusata
... vendono caro e vogliono derrata
... sempre tra lor todescando vanno
... la lingua lor al germanico pende
... ma coi tedeschi non s'intende.
Oggi di quel todescare, almeno a Stoccareddo (Stocare'), sono rimasti solo i nomi di indicazioni locali (toponomastica) come: "freteli, lebele, laite, gosse, griji, prufate, slunfe, rauti, suron, fitatele, ecc...".
Questo modo di descrivere un luogo è uguale in tutto l'Altopiano e nella Lissinia a dimostrazione della stessa origine delle popolazioni ivi residenti.
Oramai non restano che labili ricordi anche delle storie che i nostri nonni ci raccontavano nei filo' dei lunghi inverni, forse perché oggi è un po' difficile incontrare nei boschi o giù per le "grotte" orchi e sanguanelli e tanto meno i basilischi, quest'ultimi una sorta di draghi nati dall'uovo di gallo.
Racconti che ufficialmente servivano per far star zitti e buoni i bambini, ma che in realtà sembra servissero, almeno fino al secolo scorso, a tener lontano i maleintenzionati da certe grotte dove si tenevano al fresco formaggi e quant'altro in attesa di portarlo in pianura per la vendita o scambi in natura.
Non sono molte le motivazioni per andare a Stoccareddo: forse per trovare dei parenti, magari per vedere la bella Chiesa Parrocchiale o per villeggiare nella tranquillità di un paese, fuori dai circuiti turistici.
Un paesino che sembra posato su di una terrazza, alle pendici del Col del Rosso, affacciata sulla selvaggia, profondissima e misteriosa Val Frenzela.
Oltre ai motivi storici per raggiungere il
Col del Rosso, teatro di sanguinose battaglie dette dei "Tre Monti" durante la Grande Guerra
e oltre all'interessante visita al
Santuario della Madonna del Caravaggio al canyon del Buso Vecio,
un motivo in più per andare a Stoccareddo è per visitare il pauroso
Spitzknotto, a guardia della Val Frenzela, proprio di fronte a Valpiana di Foza.